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In Italia il vinile vende più del CD. Non succedeva dal 1991

Durante il primo trimestre del 2021 il vinile è cresciuto del 121% rispetto all’anno precedente. Calo del 6% per il compact disc

Autore Billboard IT
  • Il22 Aprile 2021
In Italia il vinile vende più del CD. Non succedeva dal 1991

È stato appena registrato un dato storico e inedito per il XXI secolo. Secondo i dati Deloitte per FIMI, in Italia le vendite del vinile sono tornate a superare quelle del CD. L’arco temporale preso in esame riguarda i primi tre mesi del 2021. Un sorpasso che non lascia totalmente spiazzati, alla luce dei segnali emersi negli ultimi anni, ma che non si verificava dal 1991. Il formato LP è tornato prepotentemente di moda da un pezzo, parallelamente all’esplosione dello streaming che ha dato la spallata decisiva al compact disc. Già nel 2017 la vendita dei vinili ha garantito all’industria musicale revenue per 16 milioni di euro. Si trattava del 10% dell’intero mercato nazionale fermo a 164 milioni di ricavi (dati Fimi). Rispetto al 2016, le vendite in vinile erano schizzate del 50%: in un anno gli italiani hanno speso 6 milioni di euro in più per portarsi a casa i 33 giri.

Il successo del vinile

Da gennaio, il vinile è cresciuto del 121% rispetto allo stesso periodo del 2020 generando maggiori ricavi rispetto al CD, che segna invece un calo del 6%. In un mercato dominato dallo streaming, che copre ormai circa l’80% del fatturato italiano, il vinile rappresenta oggi l’11% di tutte le vendite di musica nel Paese. Merito anche di una marcia in più dal punto di vista estetico. In una realtà consumata in maniera sempre più fluida, è l’oggetto che colpisce per la sua forma a trovare ancora spazio. In questo senso, il lavoro fatto per rendere l’LP sempre più elegante, vario e invitante ha pagato. Non a caso sempre più artisti di ogni genere musicale offrono la possibilità di scegliere tra diverse tipologie di colore, fantasie e contenuti. In tutto questo, buoni segnali anche per il mercato italiano, che segna un + 18,8% di crescita. Salto del 37% anche per i ricavi da abbonamenti ai servizi streaming.

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