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Trojan Records: 50 anni di grande musica giamaicana (fra alti e bassi)

Il giornalista Laurence Cane-Honeysett racconta per noi nascita e sorti alterne della Trojan Records, una delle etichette di musica giamaicana più influenti al mondo, che quest’anno compie mezzo secolo

Autore Tommaso Toma
  • Il30 Luglio 2018
Trojan Records: 50 anni di grande musica giamaicana (fra alti e bassi)

Trojan

Trojan Records compie 50 anni. La storica etichetta di musica giamaicana negli anni ha vissuto momenti di splendore e anche di grandi difficoltà. Qui è raccontata in esclusiva per Billboard Italia da un insider, il giornalista e musicista Laurence Cane-Honeysett, con una chicca finale di un altro protagonista della Trojan, il grande DJ e filmaker Don Letts.

Il 2018 è il 50° anniversario della più influente ed iconica etichetta di musica giamaicana al mondo. Per celebrare la ricorrenza, i suoi proprietari hanno preparato una serie di progetti che sono pensati per la fruizione nel corso di quest’anno. Fra questi ci sono un elegante libro illustrato di 300 pagine, un documentario prodotto dalla ottima Pulse Films e un box super-deluxe multi-formato comprendente una quantità di extra e quasi 300 brani su CD e vinile.

L’origine della Trojan può essere fatta risalire al 28 luglio 1967, quando la Island Records di Chris Blackwell lanciò un’etichetta sussidiaria che proponeva specificamente i migliori suoni giamaicani che il suo boss Arthur “Duke” Reid aveva da offrire. Il nome, “Trojan”, si riferiva a un soprannome che era stato dato al Duca durante il suo periodo come tecnico del suono, quando un van britannico della Trojan fornì un mezzo di trasporto per il suo potente set. Infatti l’associazione con il veicolo fu così forte che quando si diede alla produzione musicale negli anni ’50 fu scelto come nome della sua prima etichetta.

Laurence Cane-Honeysett - Trojan
Laurence Cane-Honeysett

Nonostante questa prima etichetta fosse presto scomparsa, il suo nome rimase impresso fra i fan della musica giamaicana. Quando nei primi mesi del 1967 l’ex fonico diventato producer decise di dare un nuovo sbocco commerciale alla sua già consolidata etichetta Treasure Isle, il nome fu recuperato. E fu questa reintroduzione a spingere la Island a lanciare la propria versione dell’etichetta nel Regno Unito, benché – come fu il destino della sua omologa giamaicana – anch’essa non riuscì a durare, chiudendo i battenti dopo la pubblicazione di una dozzina di singoli in 7” e di un solitario LP.

Lee "Scratch" Perry - Trojan
Lee “Scratch” Perry

Questo poteva certo rappresentare la fine della storia della Trojan, non fosse stato per la successiva decisione della Island di omologare i suoi interessi per la musica giamaicana con quelli della B&C, un’etichetta rivale con la quale condivideva gli uffici nell’altisonante palazzo della Music House in Neasden Lane, nella parte nord di Londra. La nuova azienda – che sarebbe stata diretta dal managing director della B&C, Lee Gopthal, e dal suo omologo della Island, David Betteridge – richiedeva un nome dinamico con forti riferimenti giamaicani. Così, data la recente scomparsa della Trojan, un nome adatto fu subito disponibile.

Il 26 luglio 1968 la Trojan Records Limited diede vita al suo business con la pubblicazione dei suoi primi tre singoli 7” e nei mesi seguenti l’etichetta si tuffò in un’ambiziosa campagna per consolidarsi come il principale canale di diffusione della musica giamaicana nel Regno Unito, pubblicando una moltitudine di singoli e album che davano un assaggio praticamente di tutti gli artisti reggae degni di nota.

La rapida crescita della Trojan fu aiutata non poco dalla capacità di spesa di acquirenti giovani, prevalentemente bianchi, della working class, attratti dalle sonorità squisitamente ballabili che arrivavano dalla Giamaica. Successivamente etichettati come “skinheads”, il potere d’acquisto di questo gruppo sociale in rapida crescita risultò in un’esplosione delle vendite, e nell’estate del ’69 l’azienda ebbe la sua prima hit mainstream con Red Red Wine del cantante relativamente sconosciuto Tony Tribe. Nel giro di pochi mesi, questo primo traguardo fu fortunatamente superato poiché gli Upsetters, i Pioneers, Jimmy Cliff e i Harry J’s All Stars sbancarono le posizioni più alte delle classifiche pop del Regno Unito.

The Pioneers, 1969 - Trojan
The Pioneers, 1969

In seguito, nonostante una profonda mancanza di supporto da parte dei media mainstream del Paese, la “moda Trojan” andò avanti senza incertezze, con Desmond Dekker, Maytals e Bob & Marcia fra gli artisti che volarono alto nelle classifiche nazionali nel corso del 1970.

Nella primavera successiva, l’irresistibile Double Barrel di Dave & Ansel Collins regalò all’etichetta il suo primo n. 1 in classifica, mentre altre grandi hit arrivavano da Bruce Ruffin, dai Greyhound e Pioneers. Mentre la riluttanza della BBC nel trasmettere qualsiasi cosa i suoi produttori ritenessero “troppo etnica” aveva spinto la Trojan a pubblicare sempre più singoli radio-friendly di “reggae commerciale”, nel frattempo l’etichetta continuò a soddisfare le richieste degli acquirenti più fini stampando dischi di ogni artista giamaicano degno di nota, molti dei quali sarebbero poi passati dalla relativa oscurità ai riflettori internazionali (fra cui le future superstar del reggae come Dennis Brown, Gregory Isaacs e Bob Marley & The Wailers).

Ma ormai a quell’epoca cominciavano a comparire divergenze nel rapporto fra la B&C e la Island. Così alla fine, nel 1972, Chris Blackwell interruppe l’unione con il ritiro della sua truppa della Island, in particolare David Betteridge, lasciando Lee Gopthal da solo alla dirigenza della Trojan Records. Nonostante questa ritirata, l’etichetta continuò a conoscere risultati importanti nelle classifiche pop e nonostante la quantità di hit fosse diminuita, successi come quelli di Dandy Livingstone, John Holt, Ken Boothe e dell’ex buttafuori Judge Dread davano l’impressione che tutto andava bene alla Music House.

Bob Andy & Marcia Griffiths, 1970 - Trojan
Bob Andy & Marcia Griffiths, 1970

Sfortunatamente la realtà era un po’ diversa e nel 1974 Gopthal diede inizio a trattative con il proprietario della Saga Records, Marcel Rodd, riguardanti investimenti di cui c’era disperato bisogno. Dopo che le due parti non riuscirono a trovare un accordo, Rodd propose una soluzione radicale che prevedeva che la società in difficoltà sarebbe stata liquidata e messa sotto amministrazione. Una simile mossa consentì di considerare irrecuperabili i debiti mentre i beni potevano essere acquisiti, aprendo la strada alla creazione di una nuova Trojan priva di debiti. Non avendo molte alternative, Gopthal acconsentì con riluttanza, ma una volta che l’accordo fu chiuso lui e tutti i suoi impiegati furono dichiarati in esubero.

Nel frattempo Rodd scoprì rapidamente le complessità della gestione di un’etichetta di musica giamaicana e, nonostante la chiusura di nuovi accordi con le sue principali star, inizialmente la Trojan ebbe grandi difficoltà. Il successivo reclutamento di Clive Stanhope come managing director – e dell’appassionato di reggae Dave Hendley per la gestione dell’A&R (artisti e repertorio, ndr) – contribuì a rovesciare le sorti della società, che furono poi rafforzate dall’inaspettato (anche se benvenuto) revival ska dei tardi anni ’70.

Il successo di band come gli Specials e i Madness, che attingevano parecchio dal vasto catalogo storico della Trojan, accese un rinnovato interesse per i classici ska e reggae e per un periodo la società fiorì ancora una volta. Sfortunatamente, i bei tempi non erano destinati a durare e nel 1985 il boom dello ska non era altro che un lontano ricordo e Stanhope e Hendley se ne erano andati. Con la Trojan un’altra volta alla deriva, Colin Newman – un contabile di professione e un incallito collezionista – acquisì l’azienda e negli anni immediatamente successivi assunse molti specialisti la cui expertise contribuì a consolidare la società come leader nel settore della musica giamaicana vintage.

Millie Small, 1964 - Trojan
Millie Small, 1964

Dopo 15 anni sotto la buona gestione di Newman, la Trojan fu acquisita per una somma di poco più di 10 milioni di sterline dal Sanctuary Music Group che cresceva rapidamente. Negli anni successivi l’etichetta reggae divenne sempre più solida. Il suo già vasto catalogo crebbe con quelli di due dei suoi principali competitor, la RAS e la Creole. La loro acquisizione risultò in una gamma ancora più ampia di pubblicazioni che mostravano una varietà di stili musicali giamaicani, dal vecchio ska alla moderna dancehall. Ma nel giugno 2007 cominciò un altro capitolo nella storia della Trojan, quando Universal Music Group acquistò Sanctuary nella sua interezza – l’acquisizione portò la Trojan e la Island di nuovo sotto lo stesso tetto per la prima volta in 35 anni.

Dopo un periodo di transizione l’etichetta aveva ritrovato il suo passo ancora una volta ma nel 2012 direttive sia dell’Unione Europea che della US Federal Trade Commission fecero in modo che la Universal dovesse liberarsi di alcune delle sue proprietà per procedere con l’acquisizione della EMI Records. Così l’anno successivo la Sanctuary Music – di cui la Trojan era parte integrante – fu venduta ai suoi attuali proprietari, la BMG.

Da allora la Trojan ha continuato ad adattarsi in un panorama musicale in costante cambiamento, pubblicando una serie di titoli su una gamma di formati in espansione, assicurando così il mantenimento della posizione di specialista delle sonorità vintage della musica giamaicana e proteggendo il suo patrimonio culturale in quanto una delle etichette più significative e influenti nella storia della moderna popular music.

Don Letts (foto di Paul Crowther) - Trojan
Don Letts (foto di Paul Crowther)

Q&A con Don Letts

Potresti raccontare a un neofita l’importanza della Trojan?

La Trojan ha offerto una colonna sonora che ha unito la gioventù bianca e nera sul dancefloor su uno sfondo di tensioni razziali. Ha creato un vero cambiamento sociale dal basso e ha piazzato un sacco di hit in classifica in questo processo.

Ci dici tre momenti storicamente importanti per te legati a questa etichetta?

Mio padre St. Ledger Letts che portava a casa una copia dell’album Fire Corner di King Stitt, pubblicato dalla Trojan nel 1969. Quella fu la mia introduzione all’etichetta e mi rese un fan a vita. La pubblicazione di Young, Gifted & Black di Bob & Marcia nel 1970 fu un momento fondamentale per tutta la gioventù nera britannica in un periodo in cui cercavamo di portare avanti esattamente ciò che il titolo significava. Il primo number one della Trojan, Double Barrel di Dave & Ansell Collins del 1971, fu la glassa sulla torta: creò una specie di uguaglianza musicale fra me e i miei amici bianchi, adesso avevo qualcosa da “portare alla festa”!

Quali artisti pensi che abbiano ereditato gli insegnamenti e il sound della Trojan, oggi?

Ci sono troppi artisti e generi che sono stati influenzati dalla musica giamaicana per poterli menzionare tutti: dal 2 tone (sottogenere della musica ska, ndr) fino a Lilly Allen, The Hempolics e Hollie Cook. Il reggae è diventato parte del tessuto della musica contemporanea e una testimonianza della piccola isola dalle grosse linee di basso.

Ci dici tre album della Trojan per festeggiare il suo 50esimo anniversario?

AA.VV, Tighten Up Volume 2; Big Youth, Screaming Target; AA.VV, Don Letts presents The Mighty Trojan Sounds.

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