Interviste

Moderat live in Italia, Sascha Ring: «Avevo mille dubbi su “Bad Kingdom”: gli altri mi hanno incoraggiato ed è nato il nostro pezzo più famoso»

Da poco è uscito MORE D4TA, l’atteso ritorno dei Moderat, ovvero Sasha Ring (aka Apparat) e i Modeselektor (Gernot Bronsert e Sebastian Szary). Questa sera suonano a Roma per Just Music Festival e li rivedremo presto al Viva! Festival

Autore Tommaso Toma
  • Il10 Giugno 2022
Moderat live in Italia, Sascha Ring: «Avevo mille dubbi su “Bad Kingdom”: gli altri mi hanno incoraggiato ed è nato il nostro pezzo più famoso»

I Moderat, da sinistra: Sebastian Szary, Sascha Ring e Gernot Bronsert (foto di Birgit Kaulfuss)

Ogni occasione è buona per vedere uno degli act di musica elettronica più stimolanti in circolazione. Stasera (venerdì 10 giugno) è l’occasione perfetta per il Just Music Festival, che si prepara ad ospitare i Moderat nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica. La prossima volta dalle nostre parti sarà il 6 agosto nella line up dell’evento pugliese Viva! Festival, poi quando ormai saremo in giro con cappotti e maglioni, a novembre, il 9 all’Alcatraz di Milano, data comunque sold out da molto tempo.

Sascha Ring è il “cuore” di questo progetto, l’uomo delle melodie e fondamentale nella parte compositiva. Negli ultimi anni lo abbiamo visto protagonista anche come autore di colonne sonore per alcuni lungometraggi di Mario Martone (bellissima la colonna di Capri Revolution). Riascoltare un nuovo album dei Moderat è assolutamente una bella esperienza. MORE D4TA è nato da ore di sperimentazione tra synth modulari e di confronto tra i tre amici che dopo un lungo stop hanno deciso di ritrovarsi. Questo che leggerete è un estratto da una lunga conversazione: le parti inedite le leggerete sul numero di giugno di Billboard Italia in uscita il 17 giugno.

Sascha, sono molto intrigato dal titolo del vostro nuovo lavoro: MORE D4TA.

Quando è iniziata la pandemia abbiamo fatto tutti quanti un salto ulteriore in avanti nella digitalizzazione dei nostri rapporti. I nostri figli, anche piccolissimi, hanno seguito la scuola su determinate piattaforme, noi siamo andati avanti a lavorare grazie a Zoom e Meet. Questo album è anche una sorta di “istantanea” di quello che ci è accaduto in questi due anni di esistenza.

Un’esistenza in isolamento.

Certo, poi quando questo accade a persone come me che per vent’anni hanno viaggiato di continuo per il mondo per lavoro. Beh, è una cosa difficile da gestire. E come puoi immaginare, l’ispirazione è stimolata viaggiando: anche una sola passeggiata a Singapore può dar vita a una melodia in testa. Stare a Berlino e concentrarmi qui, in uno spazio ristretto, è stata una nuova dimensione per me, oltre al fatto che ho una figlia di soli otto mesi.

Sai una cosa? Ho pensato che sarebbe stata la cosa giusta andare in un bel museo berlinese – visto che prima non avevo mai avuto il tempo di farlo – come la Gemäldegalerie e guardare a lungo (anzi andando nelle sale più volte) le opere che mi avevano affascinato, come per esempio quelle del Rinascimento italiano. È stato interessante anche vedere come nella pittura certi temi siano ricorrenti, per esempio la guerra o la peste. Guardare queste opere, andare al museo, ha offerto un’altra prospettiva al modo in cui pensare me stesso nel contesto generale come essere umano ma anche come artista.

A proposito di Rinascimento, More Love è in parte ispirata alla Venere di Botticelli. Un gran pezzo di pop sofisticato, ma come mai c’è l’uso del vocoder?

Ero da solo nel mio studio e ho pensato che in quel momento ci stesse bene, alla fine l’ho lasciato. Ti dirò una cosa che mi capita molto spesso in fase compositiva. È come se dentro di me ci fossero due differenti voci (o chiamali “diavoletti”) che sono in disaccordo tra loro.

È capitato con questa cosa del vocoder ma anche quando per la prima volta ho inserito delle chitarre elettriche in un arrangiamento. Una voce mi ha sussurrato: “Cool”, e subito dopo l’altra ha risposto piccata: “Ma non puoi fare questo! Sei un artista di musica elettronica!”. La mia vita di musicista passa attraverso queste due voci, con momenti di pura euforia e un profondo scetticismo. Se avessi seguito una sola voce avrei forse fatto techno per tutta la vita…

Però quando sei in modalità Moderat hai dei compagni con cui confrontarti.

Infatti è una cosa importante che mi libera da dilemmi costanti. Gernot e Sebastian mi scrivono a volte dei messaggi tipo: “Fantastico lavoro”, quando io ero quasi nel dubbio di inviarlo a loro. Ti faccio un esempio con una delle composizioni più famose dei Moderat, Bad Kingdom. Siamo entrati assieme in uno studio di registrazione ma ci siamo piazzati ciascuno in una stanza differente. Io ci ho messo neanche un’ora a comporre questa traccia, poi l’ho subito portata agli altri anche se ero super insicuro. Pensavo non fosse abbastanza divertente per loro. E invece tutti e due dissero all’unisono: “Gran pezzo! Dobbiamo pubblicarlo!”.

Ho visto sul tuo profilo Instagram una foto di ringraziamento per il live a Kiev del 2019. Non posso non chiederti se questa nuova situazione con una guerra ai confini vicinissimi a quelli della Germania non condizioni la tua, la vostra creatività.

E pensare che noi abbiamo mantenuto la data di fine giugno a Kiev per molto tempo, sperando in una possibile soluzione… Ovviamente avremmo voluto esserci… Come molti sanno, Kiev è considerata da molti musicisti della nostra scena come una sorta di “nuova Berlino”, quindi il link con la città è fortissimo. Io ho notizie costanti dall’Ucraina perché il promoter locale è sotto le armi e sta combattendo. Ci affligge e ci condizionerà, è una guerra così vicina.

Sono vent’anni che vi conoscete come Moderat. C’è stato un momento difficile ma memorabile che ci vuoi raccontare?

Eravamo a Berlino per un grande concerto in un’arena sportiva, appena tornati da un’entusiasmante tappa al Primavera Sound di Barcellona. Proprio poco prima di iniziare il concerto abbiamo capito che non sapevamo più dove fosse il nostro tecnico del suono. Era veramente difficile rintracciarlo perché questa arena ha sedici stanze nel backstage! Nessuno immaginava in quale di quelle fottutissime stanze fosse. Stava praticamente dormendo in una di queste… Lo show per fortuna riuscimmo a farlo, ma ti giuro che eravamo carichi come una molla per tutta l’adrenalina che questo inconveniente aveva procurato.

Sappiamo che hai un legame speciale con il nostro Paese. Hai composto colonne sonore per Mario Martone, hai ricevuto un David di Donatello, i vostri concerti sono sempre seguitissimi…

E ho una compagna italiana con la quale ho avuto una figlia.

Moderat - intervista - foto di Birgit Kaulfuss - 2
Moderat (foto di Birgit Kaulfuss)

Ascolta MORE D4TA dei Moderat

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