Culture

Il genio di Andy Warhol in cinque iconiche copertine

A 33 anni dalla scomparsa di Andy Warhol le sue copertine, così creative e spesso irriverenti, continuano a vivere. Da “Velvet Underground & Nico” a “Sticky Fingers” dei Rolling Stones

Autore Benedetta Minoliti
  • Il22 Febbraio 2020
Il genio di Andy Warhol in cinque iconiche copertine

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È stato uno tra gli artisti più importanti (e imitati) del XX secolo. Andy Warhol ci ha lasciati il 22 febbraio 1987, esattamente 33 anni fa.

Pittore, scultore, sceneggiatore, regista e tanto altro ancora, è stata una delle figure più eclettiche e poliedriche del suo tempo, nonché re indiscusso del movimento della Pop Art.

Dopo la morte, la sua fama e le quotazioni delle sue opere sono cresciute a tal punto da renderlo “il secondo artista più comprato e venduto al mondo dopo Pablo Picasso”. Dalla ripetizione seriale del volto dell’attrice Marylin Monroe ai barattoli di zuppa Campbell, le opere di Warhol sono tra le più riprodotte e conosciute al mondo.

Il mondo della musica non poteva non interessarsi della produzione di un artista così importante e innovativo. Proprio Andy Warhol ha contribuito alla celebrità di moltissimi artisti e ha realizzato alcune tra le più celebri copertine della storia della musica. Proprio per questo, abbiamo scelto di ricordarlo raccontando la storia di cinque cover da lui realizzate nel corso della sua carriera.

Velvet Underground, Velvet Undergound & Nico (1967)

Era il 1965 quando i Velvet Underground si esibirono, per la prima volta come headliner, al Cafè Bizarre di New York. Purtroppo, gli organizzatori ritennero che la performance di Lou Reed e compagni fosse troppo scandalosa e volgare. Così la band venne licenziata.

Tra il pubblico presente durante il loro concerto, però, c’erano anche alcuni frequentatori della Factory di Warhol. Furono proprio loro, dopo averli ascoltati dal vivo, a suggerire a Warhol di assumerli come possibile resident band della sua Factory.

L’incontro con l’artista cambiò totalmente le sorti della band. I Velvet Underground passarono così dai bassifondi di NY agli ambienti più creativi del momento. Fu proprio Warhol, divenuto loro manager, a suggerire al gruppo di assumere la cantante Nico.

Il loro album di debutto, registrato negli Scepter Studio di New York e pubblicato nel 1967, non è solo una pietra miliare della storia del rock. Infatti, la sua copertina è la più famosa tra quelle realizzate da Warhol.

Conosciuto anche come “banana album”, raffigura una banana con la scritta “Peel slowly and see” (tradotto: sbuccia piano e guarda). Una scritta che non si trova lì per caso: infatti, rimuovendo la buccia adesiva, si trova un’allusiva banana rosa.

John Lennon, Menlove Ave (1986)

Secondo album postumo di John Lennon, è uscito alla fine degli anni ’80 grazie a sua moglie, Yoko Ono.

Il disco è composto prevalente da brani risalenti alle sedute di registrazione dell’album Rock’n’Roll, scartati nella fase finale, e da outake di canzoni dall’album Walls and Briges.

Anche qui ritroviamo l’operato di Andy Warhol, questa volta sotto forma di ritratto, ovviamente in Pop Art style, di Lennon. Qui non abbiamo riferimenti allusivi, ma semplicemente la raffigurazione del volto di John, divenuta poi iconica, sui toni preponderanti del rosso.

Una curiosità: il ritratto risale solo a pochi mesi prima dell’assassinio di Lennon, avvenuto nel 1980.

Rolling Stones, Sticky Fingers (1971)

Nel 1969 Mick Jagger decise che la copertina del nuovo album dei Rolling Stones dovesse essere realizzata non da un artista qualunque, ma dal grande Andy Warhol.

La cover, divenuta tra le più celebri della rock band, è caratterizzata da un paio di jeans con un evidente rigonfiamento all’altezza dei genitali. Per rendere il tutto ancora più realistico, nella versione LP la cerniera era addirittura apribile.

All’interno, troviamo un altro pezzo di storia: il famoso Tongue & Lip, disegnato da John Pasche. Ma c’è anche la versione più spoglia della copertina, col modello in semplice intimo e il ringonfiamento ancora più in evidenza.

Anche qui una bella curiosità: all’inizio si pensava che il modello della foto fosse proprio il frontman della band. In realtà è Joe Dallesandro, attore dei film di Warhol.

The Nation’s Nightmare (Traffic in Narcotics/Crime on the Waterfront) (1952)

Quindici anni prima di The Velvet Underground & Nico, le illustrazioni di un giovane Andy Warhol diventavano la copertina di The Nation’s Nightmare, una trasmissione radiofonica della CBS su narcotici e criminalità.

Una rarità che forse non si può del tutto inserire nelle copertine realizzate dall’artista, ma merita considerazione e soprattutto mette in risalto la tecnica e il genio di Warhol, capace di spaziare tra colori e minimalismo in maniera così naturale da essere sorprendente.

Aretha Franklin, Aretha (1986)

La prima donna ad essere entrata nella Rock and Roll Hall of Fame non poteva non essere una delle “muse” di Andy Warhol.

L’album della regina del soul, infatti, è noto anche per la sua copertina: un suo ritratto, tra gli ultimi lavori realizzati da Warhol prima di morire. Una vera e propria opera d’arte che riesce a catturare la bellezza di Aretha e a renderla ancora più eterna attraverso il colore.

In questo caso Warhol si distacca dal rock, dimostrando ancora una volta il suo amore per il mondo della musica. Ma pure per i suoi grandi artisti.

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