Culture

Emergenza Covid-19: la resistenza dei negozi di dischi

Tra iniziative creative e speranze per il futuro, i proprietari delle realtà indipendenti lottano di fronte al mancato rifornimento dei supporti fisici

Autore Tommaso Toma
  • Il8 Maggio 2020
Emergenza Covid-19: la resistenza dei negozi di dischi

Foto di Freepik

Dopo i focus sulla musica live e sulla discografia, arriviamo dunque alla fine della complessa filiera dell’industria musicale. Qui troviamo i negozi (mettiamoci dentro: vinili, CD, DVD, Blu-ray, vari gadget, poster e addirittura le cassette), che ancora mantengono una forte dignità. Alla fine sono davvero l’ultimo anello di congiunzione tra il consumatore e l’intero reparto. Certamente i record shop sono diminuiti di numero in tutto il mondo, ma ancora oggi rimangono un riferimento per gli appassionati del formato fisico. Il ritorno di fiamma del vinile – che continua a veder crescere dignitosamente la sua fetta nella torta dei consumi musicali (+7,3% nel 2019 su base annua) – è stato determinante per evitare l’estinzione definitiva dei negozi.

In sintesi

  • L’incognita della distribuzione: per alcune release c’è molta richiesta da parte dei clienti ma le copie disponibili non sono abbastanza
  • Iniziative come quella del Record Store Day sono fondamentali per dare linfa al circuito dei negozi di dischi indipendenti
  • L’e-commerce non riguarda più solamente le grandi piattaforme digitali ma anche i negozi indipendenti. Pur fra molte difficoltà, hanno potuto continuare a lavorare durante il lockdown
  • I piccoli negozi di dischi possono contare su una clientela altamente fidelizzata, che viene premiata con contenuti e prodotti speciali

Abbiamo tutti notato che a resistere nel mondo – e anche in Italia – sono le piccole realtà imprenditoriali: quei negozi a conduzione familiare che si specializzano in alcuni generi, rendendo così ancor più sottile quell’ultimo grado di separazione tra l’industria e il consumatore. Siamo andati a “bussare” proprio ad alcune di queste realtà, nel pieno della pandemia, e le risposte sono state incoraggianti. Alcune iniziative denotano una certa capacità di reazione alla contingente e sistematica problematica dell’intero settore.

Si tenga conto che i grandi distributori sono fermi e tutte le uscite importanti sono state spostate da fine maggio in poi. Anche i distributori storici e indipendenti si sono dovuti forzatamente ridimensionare nell’attività lavorativa. È il caso della Self di Milano. Il proprietario Vittorio Lombardoni afferma con tono sconsolato: «Ho dieci dipendenti, nessuno è in cassa integrazione e per adesso tengo chiuso il lunedì e il venerdì. Dopo aver bloccato tutto in quelle terribili settimane di marzo, a turno, i nostri dipendenti vanno scaglionati in ufficio e nel magazzino. Visto che le uscite sono tutte congelate, lavoriamo sul nostro bel catalogo che è in stock. Ce l’ho con Discogs, che ha il fisico nuovo e te lo mette “stranamente” in home page… mentre noi non possiamo procurarcelo».

E conclude: «Abbiamo perso in pratica il 95% del business, ma non voglio licenziare nessuno. Purtroppo ci sono pagamenti insoluti da strutture importanti, mentre i negozi piccoli sono sempre stati vicini a noi, hanno sempre pagato con regolarità. Questa terribile situazione mi ha fatto anche capire chi si comporta male nel business e chi no».

Serendeepity, Milano

Record Store Day: una possibile salvezza per i negozi?

La Self lavora molto con i negozi che vendono fisici – per esempio – di alternative rock e che sono attenti alle uscite in vinile. Come succede da decenni nel mitico Carù Dischi di Gallarate, alle porte di Varese. Lo gestisce Paolo Carù, che fu anche fra i fondatori della rivista L’Ultimo Buscadero. «Il lavoro si è ridotto in maniera decisa perché abbiamo ovviamente perso i clienti che ci frequentavano», esordisce Paolo, che in effetti ha un bel negozio, quasi un salotto.

«Spesso mi chiamano i più affezionati e mi dicono: “Metti da parte! Che quando finisce tutto vengo a prenderli!”, ma di sicuro non possiamo andare avanti così. La mia vita si fonda sul contatto con il cliente: ci scambiavamo opinioni e tutto questo mi manca tremendamente. Certo, c’è l’online ma le nuove uscite scarseggiano. Dall’Italia non arriva niente, i magazzini delle case discografiche sono chiusi e comprare all’estero è un problema, mi fa lievitare i costi. Cerchiamo di vendere soprattutto album e CD da collezione, le chicche. Punto molto sul Record Store Day che, dopo lo spostamento, dovrebbe portare dei buoni fatturati». Recentemente è stato comunicato dall’organizzazione del RSD che l’evento si svolgerà in tre tranche: il 29 agosto, il 26 settembre e il 24 ottobre.

Eventi in streaming, pony gratis e limited edition

A Milano esiste da qualche anno un negozio che è molto amato dai DJ ma non solo, vista la sua vastità di offerta di vinili. Si chiama Serendeepity – la leggenda narra che qui Nicolas Jaar abbia comprato un LP di Mina e ne sia rimasto folgorato – e si trova nel centro nevralgico dello struscio giovanile del sabato pomeriggio: corso di Porta Ticinese.

Le parole di Nicola Mazzetti, il proprietario, sono sorprendenti. Ci fanno capire che chi ha idee non smette mai di lavorare, anche laddove il virus ha colpito duramente. «Abbiamo migliorato il nostro sito, con info in inglese, e il traffico ci sta dando ottimi risultati. Facciamo anche servizio pony in giornata e gratis per che fa ordini su Milano. Ci sono artisti che pubblicheranno delle playlist ad hoc per noi, come la nostra amica di lunga data Ellen Allien (fotografata proprio all’interno del negozio per la rubrica Portrait Of del numero di ottobre di Billboard Italia, ndr). Lei farà per noi un DJ set in streaming con i vinili che ha comprato qui su ordinazione. Ma la chicca sarà una mega-compilation in boxset limitato che venderemo solo in negozio appena potremo riaprire. Sarà su quattro 12″ con tracce in esclusiva di artisti cool come Egyptian Lover e Thomas Brinkmann».

PunkFunk, Palermo

Il miraggio dell’IVA al 4% e i clienti comprensivi

Siamo “scesi” a Roma e a Palermo per vedere come si stanno comportando due negozi. La prima cosa che abbiamo notato parlando con i rispettivi responsabili è il tono del colloquio, sempre rivolto alla positività e all’entusiasmo. Marco Sannino gestisce Radiation Records, meta imprescindibile per comprare vinili nella capitale, assieme alla storica ed elegante Discoteca Laziale che – per la cronaca – aveva di recente diffuso un appello con la richiesta di adeguare l’aliquota IVA al 4% per i prodotti discografici, al pari degli altri prodotti editoriali. Ma questo è un problema annoso e non causato dal Coronavirus.

«Dal 12 marzo lavoriamo scaglionati, poche ore al giorno, tra il negozio e il magazzino. Ma, considerato il periodo, i nostri clienti sono molto “presenti” con gli ordini, anzi, sono anche aumentati!», afferma un incredulo Marco, mentre è occupato a fare compiti con la figlia. «In una giornata abbiamo fatto ben 89 pacchi da spedire. Ci siamo inventati delle iniziative come i Radiation Bundle: pacchetti di dischi a tema che noi proponiamo a un prezzo levigato e free shipping. La cosa che mi ha davvero colpito è l’estrema gentilezza dei clienti. Se prima erano quasi ossessionati nel chiederci la tracciatura delle spedizioni ed erano ansiosi di ricevere quanto prima i loro ordini, ora sono molto comprensivi e pazienti».

A Palermo, per fortuna, il Covid-19 non ha messo in ginocchio il servizio sanitario locale. Ma ovviamente si seguono le direttive nazionali e Bizio gestisce un interessante negozio, molto amato dai ragazzi. È PunkFunk, dove si possono comprare dischi ma anche fare altro: «Gestisco un’attività sui generis, un po’ nello stile nordeuropeo. Siamo un negozio di dischi ma anche un cocktail bar dove si fanno showcase e DJ set. Ovvio che questa parte della mia attività sia congelata, ma quella della vendita rimane viva grazie a un buon numero di ordini di vinili e CD. Molto viene dal catalogo alternative rock e punk, ma mi chiedono anche funk e dance. Il negozio era molto frequentato dai DJ della zona. Spero che un giorno possano suonare qui per una grande festa: vorrà dire che sarà la fine di un incubo».

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