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Si trasforma in un razzo missile: 40 anni di Atlas Ufo Robot!

Quarant’anni fa andava in onda la prima puntata di Atlas Ufo Robot. I compositori della colonna sonora Luigi Albertelli e Vince Tempera ricordano la nascita di un successo musicale che ha segnato una generazione

Autore Massimo Privitera
  • Il26 Luglio 2018
Si trasforma in un razzo missile: 40 anni di Atlas Ufo Robot!

Atlas Ufo Robot

Nella classifica dei vinili della settimana dal 20 al 26 aprile, l’LP deluxe edition dei 40 anni della OST di Atlas Ufo Robot, realizzato in maniera accurata da Warner Music Italy, era all’ottavo posto dietro a nomi del calibro di Pink Floyd e Madonna. Il primo cartone animato nipponico approdò nel nostro Paese la sera del 4 aprile 1978 su Raidue. Diventò subito un cult televisivo e conquistando milioni di fan che hanno tramandato il piacere della visione di Atlas Ufo Robot – alias Goldrake – ai loro figli e conoscenti. Un successo nazionale dovuto anche a una colonna sonora coi fiocchi di musiche e canzoni originali, confezionata da ottimi musicisti capitanati dal maestro Vince Tempera (insieme a Fabio Frizzi e Franco Bixio ha scritto le partiture per i film cult Fantozzi, Sette note in nero e Febbre da cavallo) per la parte strumentale, coadiuvato da Ares Tavolazzi e Massimo Luca, e i testi del maestro Luigi Albertelli per le canzoni.

Atlas Ufo Robot

All’epoca il disco con la canzone della prima sigla vendette oltre un milione di copie. E l’attuale ristampa in edizione limitata e numerata del 33 giri, con vinile colorato e poster incluso, contiene le medesime tracce di quell’originale con un suono strepitoso che riporta immediatamente in quell’incredibile avventura sci-fi. Questa la trama del cartone, basilare ma sempre efficace: c’è Actarus, l’eroe alieno che si rifugia sulla terra dopo che gli alieni cattivi provenienti dal pianeta Vega avevano conquistato il suo mondo di appartenenza. Al suo fianco combatte il terrestre Alcor e Goldrake è l’astronave di Actarus, pronta a mutare in un titano di acciaio che sbucava dal tunnel nascosto sottoterra per combattere i nemici mandati da Vega.

Proprio in occasione dei festeggiamenti dell’uscita in vinile di questa indimenticabile OST, abbiamo intervistato i due creatori delle musiche – composte appositamente per la serie animata per darle più slancio e vitalità narrativa, al posto della sua score originale piuttosto anonima – ovvero i succitati Tempera e Albertelli, due nomi garanzia di successo. I due compositori – nei loro curriculum collaborazioni illustri, tra l’altro, con Mina, Mia Martini, Francesco Guccini, Lucio Battisti, Nomadi, Iva Zanicchi – hanno regalato alla nostra TV molteplici sigle intramontabili di serie e cartoni animati, basti citarne qualcuna: Capitan Harlock, Mork & Mindy, Anna dai capelli rossi, Daitan III, Remi le sue avventure, L’Apemaia, Furia. Ecco cosa ci hanno raccontato su Atlas Ufo Robot.

[Vince Tempera] È importante partire da un aneddoto per raccontare come nacque la sigla di questo cartone animato. Io e Luigi ci trovavamo in un corridoio della Fonit Cetra aspettando un cantante che stavamo producendo. In quel momento ci arrivò una telefonata da Roma in cui ci dicevano che era giunto in Rai questo cartone nipponico che andava in onda dopo un mese, al quale serviva una sigla iniziale tutta originale e nessuno capiva di cosa trattasse la trama del medesimo. Allora il direttore artistico della Fonit Cetra, Giampiero Scussel, ci disse di andare nella sede Rai di Milano per vedere questo video giapponese da musicare. Andammo, lo vedemmo e ci sembrò uno spaghetti western nostrano, dato che i nipponici copiavano molto lo stile italiano del genere cinematografico che al tempo andava per la maggiore.

[Luigi Albertelli] Tutto vero!

[VT] Capimmo che la trama era impostata su guerre galattiche e dalla brochure che accompagnava il cartone non avevamo altre informazioni a riguardo.

[LA] C’era solo scritto il titolo del cartone, “Atlas Ufo Robot” e stop! Informazioni davvero pregnanti… (ride, ndr) Visto che noi italiani siamo un popolo ricco di fantasia e davvero bravi nel creare dal nulla qualcosa di originale, dopo aver notato che la musica originale era pessima, a nostro gusto, decidemmo di scrivere qualcosa di efficace sulle poche informazioni che avevamo a disposizione.



[VT] Avevamo poco tempo per scrivere qualcosa e sinceramente al sottoscritto le canzoni per bambini in stile Zecchino d’Oro non sono mai piaciute. Nemmeno a Luigi e, pensando alle colonne sonore dei film Disney scritte da grandi autori e interpretate da rinomati cantanti di successo, pensammo di realizzare una colonna sonora “adulta” con stilemi ben codificati e per nulla “fanciullesca”. Io e Luigi ci vedevamo a casa mia tutti i giorni per parlare delle nostre idee. Uno di quei giorni gli feci ascoltare al piano il motivo che ritenevo adatto al cartone giapponese. Luigi subito canticchiò “Ufo Robot, Ufo Robot”. Da lì in poi tutto venne naturale, leitmotiv e liriche di Luigi.

[LA] Immediatamente mi vennero in mente le parole: “Si trasforma in un razzo missile con circuiti di mille valvole tra le stelle sprinta e va. Mangia libri di cibernetica insalate di matematica e a giocar su Marte va…”

[VT] Un testo completamente inedito per come li scrivevano ai tempi e fantascientifico al punto giusto. Quindi tornammo alla Fonit Cetra con il testo e la musica e ci risposero che potevamo fare quello che volevamo. Una volta si lasciava molta libertà creativa agli autori, soprattutto quando c’era grande rispetto reciproco e fiducia. Per il nostro arrangiamento della sigla impiegammo la Big Band Jazz della Rai, cosa che allora non faceva nessuno per un prodotto del genere. Quattro trombe, quattro tromboni, cinque sax, archi e il coro di Paolo Orlandi. Massimo Luca alle chitarre acustiche ed elettriche, Ares Tavolazzi al basso elettrico ed io alle tastiere e synthesizer. Addirittura un giovane Fabio Concato come background vocale e interprete delle canzoni Rigel e Procton. Più altri musicisti di primo livello del panorama musicale milanese del periodo, alcuni suonavano per Lucio Battisti. Creammo un sound unico e originale, differente da altri dischi italiani. Finalmente uscì il disco della sigla e ogni giorno uscivano dal magazzino della Fonit Cetra 20mila copie del vinile, cosa che oggi non accade più. Parliamo di fantascienza pura!

[LA] Per questo siamo diventati ricchi io e lui! (ride, ndr) Noi abbiamo scritto quest’opera divertendoci! Adesso non ci si diverte più, purtroppo. Abbiamo fatto una colonna sonora bella che non fosse solo per bambini. Dopo quarant’anni la dimostrazione che ha funzionato tutto alla perfezione è qui, grazie ai festeggiamenti del nostro lavoro e questo disco straordinario.

[VT] Senza falsa modestia, abbiamo creato una pietra miliare musicale che ha posto delle basi per un cambio drastico nella musica televisiva dagli anni ’70 in poi. Ci siamo sempre buttati in imprese sulle quali nessuno avrebbe scommesso e abbiamo creato delle sigle che ancora oggi sono dei motivi iconici e indimenticati.

[LA] Abbiamo fatto scuola! Un successo talmente inaspettato che la Rai ci convocò a Roma per donarci un disco d’oro massiccio a testa per le copie vendute dell’LP.

[VT] Direi “Alabarda spaziale”!

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