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“Ali & Ava” o dell’importanza della condivisione in musica. Intervista alla regista Clio Barnard

Nelle sale da domani, questo film pieno di musica che ha ricevuto molti consensi a Cannes 2021 chiude una sorta di “trilogia dello Yorkshire” – iniziata con “The Selfish Giant” e “Dark River” – in cui la regista ha dimostrato un tocco autoriale nel trattare grandi temi sociali

Autore Tommaso Toma
  • Il13 Aprile 2022
“Ali & Ava” o dell’importanza della condivisione in musica. Intervista alla regista Clio Barnard

Ali (Adeel Akhtar) e Ava (Claire Rushbrook) in una scena del film (foto di Avali Film Ltd)

Esiste un fil rouge che lega cineasti britannici come John Schlesinger, Ken Loach, Gurinder Chadha, Stephen Frears fino alla regista Clio Barnard. Ovvero saper creare film intelligenti e delicati su storie d’amore interculturali e interrazziali. È un intero sottogenere del cinema britannico, e personalmente, anche se è un po’ un film a sé stante, il capolavoro rimane My Beautiful Laundrette di Stephen Frears del 1985.

Ali & Ava. Storia di un incontro: questo è il titolo completo in italiano del film che era stato accolto molto bene all’ultima edizione del festival di Cannes nella Quinzaine des Realisateurs e che esce al cinema giovedì 14 aprile. In sintesi, racconta la storia di due persone della provincia inglese non più giovani che lentamente s’innamorano.

Ava (Claire Rushbrook) è un’assistente scolastica di sangue irlandese, vedova e madre di un figlio e una figlia entrambi adolescenti. Ali (il sorpendente Adeel Akhtar) è un ex DJ di origini bengalesi, gestore di appartamenti con alle spalle un matrimonio doloroso. Eppure, dopo essersi incontrati e sedotti, Ava e Ali decidono di passare del tempo insieme e poco alla volta diventano una coppia.

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© Avali Film Ltd

La musica, il collante principale di Ali & Ava

Come dicevamo all’inizio, la regista inglese Clio Barnard sceglie ancora Bradford, città industriale del West Yorkshire, come set privilegiato per il suo cinema. La scelta della location è anche funzionale per dare maggior rilievo a questa “atipica” storia d’attrazione che nasce grazie alla condivisione di canzoni, di playlist, contrastanti nel gusto e nei generi (una metafora quasi didascalica della differenza etnica…).

Ava e Ali amano ascoltare la musica in cuffia. Per lei accade spesso nel tragitto da casa alla scuola dove insegna. Avi spesso indossa cuffie nel proprio salotto o saltando sul cofano della propria auto in un atto di sfogo liberatorio, con la musica da rave a tutto volume.

Il film parte molto bene ma soffre di un finale scontato e da commedia leggera. Rimane molto interessante l’idea della condivisione della musica in cuffia e di generi assolutamente contrastanti tra loro: Ava predilige il pop e le canzoni della tradizione irlandese; Avi – da buon ex DJ – è più eclettico e passa dalla techno al punk fino allo ska, per poi provare alla fine del film a cantare e suonare con un ukulele una canzone di Bob Dylan!

Proprio sulla costruzione della parte musicale e sulla scelta delle canzoni per delineare il carattere dei protagonisti si concentra la mia conversazione con Clio Barnard.

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Clio Barnard, regista di Ali & Ava

L’intervista a Clio Barnard

La cosa che mi ha colpito nella scelta musicale è l’eclettismo cool delle scelte. Non è così scontato sentire cose come Radio di Sylvian Esso o Something’s on Your Mind di Karen Dalton in un film. Ho letto che il supervisore musicale Connie Farr e il compositore Harry Escott erano entusiasti di lavorare con te dopo aver letto la sceneggiatura. Queste scelte sono state decise da loro o ci sono stati suggerimenti anche da te e dagli attori?

È stato molto divertente lavorare con la musica in questo modo. Sì, alcune delle tracce sono state selezionate durante la stesura della sceneggiatura e altre canzoni erano totalmente nuove per me, me le ha fatte conoscere Connie. Il personaggio di Ali è ispirato da una persona realmente esistente, di nome Moey Hassan (era davvero un DJ), e il personaggio di Ava è stato ispirato da una donna, Rio, il cui papà cantava canzoni di protesta irlandesi nei pub, quindi questa ha avuto una grande influenza sulle scelte.

Connie mi ha suggerito Sylvan Esso e anche Adeel adora la sua musica, mentre io amo Karen Dalton da molto tempo. Harry ha lavorato sulla partitura originale per il film. Un lavoro sottile, impercettibile ma alla fine così importante. Harry l’ha definita come una “colonna sonora furtiva” perché è appena percettibile, ma ha un impatto senza che il pubblico necessariamente ci pensi su.

Nel film possiamo ascoltare due canzoni dell’epoca punk dei The Specials e dei Buzzcocks. Per l’età di entrambi probabilmente è una scelta “giustificabile”, ma è perché proprio in queste canzoni c’è una sorta di messaggio? (The Specials sono una band multiculturale… e il cantante dei Buzzcocks era gay-oriented).

Rio era davvero una fan degli Specials quando era più giovane, mentre io adoravo quella canzone dei Buzzcocks e ho pensato che fosse una buona traccia “anarchica”, con una buona dose di umorismo che corrispondeva all’energia di Ali.

Perché hai scelto una canzone di Bob Dylan proprio alla fine del film? Un’icona come lui, dopo tanta musica indie.

È una semplice canzone d’amore che non esagera i sentimenti di Ali per Ava: sta solo cercando di trasmettere il messaggio che lei era nella sua mente. La loro storia si svolge nell’arco di un mese lunare, non sappiamo se staranno insieme o meno. Mama You Been on My Mind è una canzone perfetta per svelare un sentimento sincero.

Nel film un messaggio mi pare chiaro: la musica ha davvero il potere di unire persone di classi sociali diverse e background culturali molto diversi. Pare un’osservazione scontata: ad esempio durante la pandemia le persone non hanno potuto condividere pienamente la loro passione musicale con gli altri, come vedere i concerti.

Adoro condividere la musica tramite Spotify e non solo. Per me si tratta sicuramente di connessione. Ad Adeel piace molto la musica e abbiamo lavorato insieme per creare il film per un periodo di circa due anni. Durante quel periodo abbiamo condiviso molta musica.

Connettersi e comunicare attraverso la musica è davvero importante. Mi è davvero mancata la musica dal vivo durante la pandemia. Quando le restrizioni furono finalmente revocate, Connie, Adeel e io andammo a vedere i Black Country New Road suonare dal vivo in un pub. È stato fantastico.

Curiosità finale: quali sono i film che ami di più in cui la musica gioca un ruolo importante?

Questa è una buona domanda! Uno dei miei film preferiti in assoluto è Il Vangelo secondo San Matteo di Pasolini. C’è una traccia in quel film che è profondamente inquietante e che viene usata molte volte. Ha una colonna sonora eclettica. Adoro anche il film Orfeo Negro: la colonna sonora è eccezionale.

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