Due anni fa ci lasciava il Duca Bianco, l’alieno caduto sulla terra, l’uomo dalle continue metamorfosi: David Robert Jones, da tutti conosciuto come David Bowie. L’eredità musicale – ma anche estetica e culturale – lasciata da Bowie nel corso della sua lunga carriera è di fondamentale importanza per comprendere gli sviluppi della pop culture degli ultimi cinquant’anni.

Lo sa bene un suo collaboratore di lungo corso, il fotografo giapponese Sukita Masayoshi, che per quarant’anni (dai tempi di Heroes – porta infatti la sua firma la celebre copertina dell’album) ne ha raccontato in immagini la vita e le trasformazioni. Il sodalizio fra i due è immortalato da un documentario, Sukita – The Shoot Must Go On, che verrà proiettato in anteprima mondiale alla 20esima edizione del Far East Film Festival di Udine (20-28 aprile).

«La prima volta che ho visto Bowie – ricorda Masayoshi – si stava esibendo sul palco insieme a Lou Reed. Era così potente, così diverso da tutti gli altri rocker, così speciale! Ho capito immediatamente che dovevo fotografarlo».

Il film, diretto da Aihara Hiro, in due ore racconta aneddoti e ricordi – relativi non solo a Bowie ma anche a Iggy Pop e ai T. Rex di Marc Bolan – attraverso la voce dello stesso Sukita e quella dei suoi grandi estimatori, da Jim Jarmusch a Hirokazu Kore’eda.

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