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This is Acid: Gucci rivisita la “Second Summer of Love” (e non solo)

Dalla collaborazione fra Frieze e Gucci nasce il progetto “Second Summer of Love”: un omaggio alla forza propulsiva dell’acid house che ebbe come epicentro l’Inghilterra nel 1988 ma poi si propagò per l’intera Europa

Autore Tommaso Toma
  • Il15 Settembre 2018
This is Acid: Gucci rivisita la “Second Summer of Love” (e non solo)

Gucci - Second Summer of Love - 1

Le sottoculture giovanili sono da sempre l’humus da cui attingere per una nuova spinta estetica nel settore moda. Con un’attenta operazione di repêchage, anche grazie alla collaborazione di un nuovo dipartimento creativo di Frieze (una delle migliori riviste d’arte e la sua Frieze Art Fair a Londra non è da meno come reputazione), con il progetto Second Summer of Love Gucci omaggia la forza propulsiva dell’acid house che ebbe come epicentro l’Inghilterra nel 1988 ma poi si propagò per l’intera Europa.

Gucci - Second Summer of Love - 2

La peculiarità fu che il cuore dei raduni dove ballavano democraticamente studenti, disoccupati, super modelle, hooligan e tossicodipendenti di ogni genere non erano le discoteche ma luoghi scelti all’ultimo minuto dagli organizzatori. Si poteva ballare per 24 ore in un’ex fabbrica, dentro una foresta o in un casolare di campagna, appena fuori dall’autostrada M 25 che si trasformò così da simbolo dell’efficienza ingegneristica anglosassone in un “tracciato illegale” da seguire per tutti i party goers e ravers.

Ecco che, sotto il titolo “generale” di Second Summer of Love, Gucci e Frieze vanno oltre il ricordo, compiendo un’operazione visiva che è un attento omaggio ma anche anche una rivisitazione/contestualizzazione della acid house che prese vita, forza e ispirazione frullando insieme la house e la techno di Detroit, Chicago o New York e – perché no – la nostrana italo-disco (a cui viene dedicato un video dall’emergente Josh Blaaberg). A condurre l’omaggio sono stati chiamati quattro interessantissimi artisti: Jeremy Deller, Arthur Jafa, Wu Tsang, il già nominato Blaaberg. Sappiamo già la natura di tre dei quattro lavori. Per esempio Into a Space of Love di Wu Tsang esamina la storia e l’eredità della house music newyorkese. Abbiamo anche già visto il trailer di due opere che promettono scintille.

Jeremy Deller, Everybody is in The Place: An Incomplete History of Britain: 1984-1992

Il primo visionato è di Jeremy Deller, già rappresentante della Gran Bretagna alla Biennale Arte del 2013. Un ironico e appassionato artista che si affascina davanti alla fenomenologia del pop con tutte le sue sfumature, come si può vedere nel doc Our Hobby is Depeche Mode, andando a filmare i fan della band dagli States all’Iran. Il titolo della sua video opera è didascalico, Everybody is in The Place: An Incomplete History of Britain: 1984-1992, ma il risultato non lo dovrebbe assolutamente essere. Jeremy alterna a tempo di beats acidi immagini di repertorio con quelle di un’odierna classe di studenti all’ultimo anno delle superiori che scoprono i suoni e la storia della musica acid della Second Summer of Love.

Gucci - Second Summer of Love - 3

Josh Blaaberg, Distant Planet: The Six Chapters of Simona

Anche l’appetizer della seconda opera di Second Summer of Love, Distant Planet: The Six Chapters of Simona di Josh Blaaberg, è interessante e addirittura “metaforico”. Ha immagini che pescano dal cinema di Antonioni ma anche del più recente Sorrentino. Si tratta di un omaggio all’italo-disco, genere nato da noi a cavallo degli anni ’80 che ebbe un suo momento aureo di tre, quattro anni. Tuttavia ancora oggi trova estimatori e collezionisti compulsivi in ogni angolo del pianeta.

Il genere ha una natura effimera del genere: un cantato in inglese quasi maccheronico e una chiara derivazione disco dalla new wave anglosassone. L’opera lo omaggia riportando sulla scena anche tre protagonisti dell’epoca: Alberto Stylòo, Simona Zanini e l’amico Fred Ventura che, contattato per chiedergli qualcosa in più su quest’esperienza, ci ha confidato di sentirsi onorato di partecipare a un’operazione per niente nostalgica ma anzi artisticamente molto potente, dando così dignità artistica a un genere, l’italo-disco, che da molti in Italia è stato frainteso, sottovalutato e soprattutto mai analizzato con serietà dai media.

Contenti delle parole di Fred, adesso vorremmo vedere integralmente quest’opera come le altre. Attendiamo dettagli sul contributo dell’artista Athur Jafa che ha collaborato con Beyoncé e Kanye West. Ebbe addirittura l’onore di lavorare nell’ultimo film di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut. Ma per adesso l’occasione non è alla portata di tutti. Se passate dalla Grande Mela fate un salto allo spazio Gucci Wooster a SoHo, dove periodicamente verranno proiettate le opere di Second Summer of Love. In Europa l’occasione è ovviamente alla prossima edizione della Frieze Art Fair dal 4 al 7 ottobre a Londra.

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