Culture

Westworld: una playlist di classici moderni in versione saloon

Per Westworld il compositore Ramin Djawadi non ha curato solo la sigla ma ha arrangiato cover di canzoni famose con un trattamento che è già stato battezzato “westworldizzazione”: i brani vengono riadattati in sorprendenti versioni per pianoforte meccanico

Autore Cecilia Uzzo
  • Il25 Luglio 2018
Westworld: una playlist di classici moderni in versione saloon

Westworld

La cerimonia degli scorsi Emmy ha visto il trionfo di The Handmaid’s Tale e Big Little Lies ma, finché si è trattato di nomination, il vero testa a testa per gli Oscar televisivi è stato tra due serie TV: Stranger Things e Westworld, che concorrevano rispettivamente con 18 e 22 nomination (numero più alto di candidature dell’ultima edizione).

Westworld

Nello scontro a due figurava anche la categoria Miglior tema musicale originale di una sigla, vinto proprio dal duo di musicisti Michael Stein e Kyle Dixon che hanno firmato il main theme di Stranger Things, avendo la meglio sulla sigla di Westworld, opera di Ramin Djawadi. Appunto, Ramin Djawadi: il compositore tedesco (di origini iraniane, per chi fosse incuriosito dal nome), che ha fatto la gavetta nientemeno che con Hans Zimmer e il suo braccio destro Klaus Badelt, e che vanta due nomination ai Grammy Awards, è ormai una star nel mondo delle colonne sonore cinematografiche e televisive. Solo per l’HBO, infatti, Djawadi è l’ideatore delle musiche di Game of Thrones, che ha persino portato in tour con un’orchestra da lui diretta.

Per Westworld Djawadi non ha curato solo la sigla ma ha arrangiato cover di canzoni famose con un trattamento che è già stato battezzato “westworldizzazione”. Di cosa si tratta? Semplice: i brani scelti vengono riadattati in sorprendenti versioni per pianoforte, ma non uno qualsiasi, bensì quello meccanico che viene spesso inquadrato nelle scene del saloon. Del resto, la serie ideata dalla “golden couple” degli showrunner, Jonathan Nolan e Lisa Joy, con lo zampino di J.J. Abrams, si ispira al film del ’73 Il mondo dei robot, scritto e diretto da Michael Crichton, ed è ambientata proprio nel selvaggio West.

In realtà Westworld è il nome – oltre che il titolo della serie TV – del parco a tema popolato da androidi, completamente a disposizione dei visitatori. Non per niente il titolo completo è “Dove tutto è concesso”, perché all’interno del gigantesco parco in stile Far West, i visitatori – facoltosi clienti in grado di sborsare somme notevoli per accedere a un’esperienza immersiva – possono davvero fare tutto ciò che vogliono, senza conseguenze, omicidi e violenze varie comprese. In una sorta di versione estremizzata del Truman Show, Westworld si basa su un tema molto caro a Nolan – che l’aveva già trattato nello show Person of Interest – ossia il rapporto tra realtà e finzione, cui si aggiunge un’altra tematica, quella del risveglio della coscienza dei robot, che porta inevitabilmente a un ribaltamento della situazione.

Gli androidi del parco, infatti, sono programmati secondo un copione che si ripete ogni volta da capo, poiché alla fine di ogni narrazione (cioè l’esperienza vissuta dai visitatori), la loro memoria viene cancellata. Ma le cose cambiano quando l’aggiornamento di alcuni robot li porta a dubitare della propria esistenza, a causa di una sorta di cortocircuito delle reveries, piccole porzioni di memoria che il direttore creativo del parco, il dottor Robert Ford (Anthony Hopkins), attiva in alcuni androidi nel tentativo di renderli ancora più realistici.

A differenza della normale funzione di accompagnamento delle colonne sonore, quella che Djawadi ha pensato per Westworld fa di meglio: più di un commento sonoro, è quasi una sorta d’increspatura sulla superficie di finzione del mondo dei cowboys. La dissonanza tra i brani e la “realtà” descritta, infatti, è particolarmente marcata, in linea con la serie definita come “un’oscura Odissea sull’alba della coscienza artificiale e sul futuro del peccato”, che è già stata rinnovata per una terza stagione.

«È stato molto divertente lavorare agli arrangiamenti per il piano del saloon – ha dichiarato il compositore a Billboard USA – Sono musiche di sottofondo a cui puoi fare attenzione e pensare: “Ehi, ma questa cosa c’entra?”. Rende tutto contemporaneo e divertente».

Un grande esempio della “westworldizzazione” che Djawadi ha riservato ai brani prescelti è stato Paint It Black dei Rolling Stones, adattata in un indimenticabile arrangiamento orchestrale: «Mi piaceva molto l’idea di usare canzoni conosciute per potenziare una scena piuttosto che scrivere mie composizioni. Usare queste canzoni per creare un livello di ripetizione e comfort fa parte dell’intrattenimento e ci ricorda che è un parco giochi, che tuttavia non è da vedere come irreale, considerando quanto siano perfetti i robot anfitrioni. Non sappiamo chi è chi e questo ci aiuta a perderci in questo mondo». Oltre ai Rolling Stones, nella prima stagione c’è stato modo di ascoltare pezzi cult di artisti vari, dai Cure ai Soundgarden, dai Radiohead ai Nine Inch Nails, dagli Animals ad Amy Winehouse e tanti altri, compreso Claude Debussy – tutti in versione saloon.

Westworld

Ma cosa c’entra la musica moderna con il mondo dei cowboys? Niente, ma solo in apparenza. L’effetto straniante provocato dalla colonna sonora di Ramin Djawadi è perfettamente in linea con la cerebralità della serie stessa, che con le sue tante linee narrative sovrapposte è un vero e proprio rompicapo. Sia gli sceneggiatori sia il compositore, infatti, hanno voluto declinare l’idea di qualcosa di costruito – proprio come l’enorme parco a tema Westworld – con l’introduzione di canzoni moderne nel mondo del passato.

«Penso che volessimo ricordare gentilmente al pubblico che ciò era possibile, che questo non è un vero western, che questo è un western sintetico. Il punto di vista dello spettacolo è in gran parte limitato a ciò che gli ospiti comprendono sul loro mondo. E loro non capiscono molto. Non sanno cosa sia quel mondo esterno, lo stanno scoprendo – hanno spiegato gli showrunner Jonathan Nolan e Lisa Joy al lancio della prima stagione di Westworld – Ma il loro mondo è pieno di riferimenti culturali. Il loro dialogo presenta allusioni e omaggi. A livello creativo, ci è piaciuta l’idea di poter sfruttare la musica popolare, ma trasformata in qualcosa che potrebbe caratterizzarsi nel vecchio West. E amiamo il pianoforte del giocatore come simbolo per gli ospiti stessi ma anche come simbolo di collisione del vecchio West e del mondo moderno».

La musica della colonna sonora va a braccetto con un altro tema della serie TV, che racconta un mondo futuristico, di robot – costruiti e programmati dagli uomini, in un rapporto di creature e creatori che diventa progressivamente problematico con la presa di coscienza da parte degli androidi – calati però nei parchi a tema del passato: Westworld, a cui subentra lo Shogunworld (ambientato nel Giappone feudale) della seconda stagione. Lo stesso Djawadi ha infatti ammesso che «la serie ha un tocco anacronistico. È un parco a tema western, ma con i robot dentro. Perché non avere anche canzoni moderne? Di fatto si tratta di una metafora della serie stessa…». La musica, infatti, anziché accompagnare lo spettatore e i visitatori nell’atmosfera vintage del parco, è piuttosto un ostacolo che impedisce una totale immersione nel mondo di Westworld.

Anche la seconda stagione, in onda in Italia dal 30 aprile al 2 luglio su Sky Atlantic, prosegue con la lezione di Djawadi, fin dai primi trailer. Ad accompagnare i due filmati promozionali vi sono, rispettivamente, da Runaway di Kanye West e Heart Shaped Box dei Nirvana, ovviamente arrangiati come nessuno aveva mai fatto, in versioni orchestrali particolarmente suggestive. Il brano del rapper “westworldizzato” risuona anche in un episodio della seconda stagione, la cui colonna sonora propone altri classici riarrangiati da Djawadi, come The Entertainer di Scott Joplin, Nocturne No. 2 di Frédéric Chopin, The Man I Love di George Gershwin e Leon Fleisher, come sempre a contrastare la drammaticità delle scene raccontate.

I brani della colonna sonora di Westworld

  • Black Hole Sun – Soundgarden (1°stagione, episodio 1, L’originale)
  • Paint It Black – The Rolling Stones (1°stagione, episodio 1, L’originale)
  • No Surprises – Radiohead (1°stagione, episodio 2, Il labirinto)
  • Rêverie – Claude Debussy (1°stagione, episodio 3, Il randagio)
  • A Forest – The Cure (1°stagione, episodio 4, La teoria della dissonanza)
  • Habanera – dall’opera Carmen, Suite No. 2 opera (1°stagione, episodio 4, La teoria della dissonanza)
  • Something I Can Never Have – Nine Inch Nails (1°stagione, episodio 5, Contrappasso)
  • Claire de Lune – Claude Debussy (1°stagione, episodio 5, Contrappasso)
  • Motion Picture Soundtrack – Radiohead / Vitamin String Quartet (1°stagione, episodio 6, L’antagonista)
  • Rêverie – Claude Debussy (1°stagione, episodio 7, L’inganno)
  • House of the Rising Sun – The Animals (1°stagione, episodio 8, Segni di cedimento)
  • Back to Black – Amy Winehouse (1°stagione, episodio 8, Segni di cedimento)
  • Rêverie – Claude Debussy (1°stagione, episodio 9, La memoria portante)
  • Candy Castle – Glass Candy (1°stagione, episodio 10, Un nuovo inizio)
  • Exit Music (For a Film) – Radiohead (1°stagione, episodio 10, Un nuovo inizio)
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