Culture

L’Asian Wave è la tendenza che sta conquistando il mondo e che devi conoscere oggi

Non solo il K-pop e i K-drama: perché la cultura pop asiatica sta facendo impazzire i fan di ogni angolo del globo. Perché ora tutti vogliono bere il latte rosa thailandese? Quali sono le differenze tra la preparazione thailandese e quella coreana?

Autore Billboard IT
  • Il21 Marzo 2023
L’Asian Wave è la tendenza che sta conquistando il mondo e che devi conoscere oggi

L'Asian Wave, la nuova tendenza che sta conquistando il mondo

Move over K-pop e K-drama. Se pensavate che musica e telefilm coreani fossero la massima espressione dell’ondata asiatica, preparatevi a scoprire la nuova tendenza che sta conquistando il mondo: l’Asian wave. Certo non stiamo parlando di un nuovo tipo di tsunami, ma di qualcosa che sta scatenando una reazione ancora più potente. La passione dei fan di tutto il mondo per la cultura pop asiatica. Dai drama alla musica, l’influenza asiatica, e non solo coreana, si sta diffondendo sempre di più, spazzando via tutto ciò che trova sulla sua strada. E non solo. Secondo nuovi dati di diverse agenzie di marketing, durante il periodo delle settimane della moda, le celebrità cinesi e thailandesi hanno attirato l’attenzione del pubblico di tutto il mondo. Hanno inoltre mostrato di essere sempre più influenti generano un EMV (earned media value) di più di 49 milioni di euro.

Grazie all’Asian Wave, l’intrattenimento cinese sta diventando sempre più popolare

Il mondo è pronto per adocchiare tutto il resto dell’Asia? Pare di sì. «Ora che i giovani – ha spiegato l’attrice cinese Fan Bingbing – possono vedere online musica, film e arte di tutto il mondo, l’intrattenimento cinese sta diventando sempre più popolare. Sempre più persone possono conoscere il nostro Paese e la nostra cultura e ciò che lo rende così straordinario».

«Credo – ha detto Sataporn Panichraksapong, CEO di GMM TV – che la ragione per cui l’industria dell’intrattenimento thai stia crescendo così tanto è per l’unicità della nostra cultura. Ti faccio un semplice esempio. Alcuni anni fa, abbiamo prodotto la serie Sotus che è stata un enorme successo in tutto il mondo. Nella serie, il protagonista aveva una passione per una tipica bevanda thailandese, il latte rosa (N.D.R. latte mescolato con lo sciroppo). Dopo la serie questo latte rosa è diventato estremamente popolare. Oggi sono tantissimi i turisti che vengono in Thailandia ad assaggiare il latte rosa, a comprare le uniformi scolastiche che hanno visto nei telefilm, che vanno ad esplorare i luoghi dove abbiamo girato alcune serie. O che decidono di iscriversi ad un corso per imparare la lingua thailandese».

Le “fabbriche di idols” coreane

Nonostante una base comune, il voler diffondere la cultura del proprio Paese nel mondo, sono tante le differenze tra l’industria dell’intrattenimento coreano, quello cinese e thailandese. Uno su tutti “le fabbriche di idols”.  In Corea, una volta che un “idol trainee” entra nel sistema, tutto ciò che lo riguarda viene modificato e disciplinato in molteplici aspetti. Compresi lo studio, la vita personale e l’aspetto estetico. Negli altri Paesi l’individuo ha la precedenza.

Fourth Nattawat Jirochtikul

«Sono uno studente prima di essere un attore – ha spiegato l’attore e cantante thailandese Fourth Nattawat Jirochtikul – e la mia priorità sono gli studi. Comunico il mio calendario universitario al mio manager e i miei appuntamenti di lavoro si basano sul tempo libero che ho dallo studio».  

È la forma mentis che in parte spiega l’ondata coreana e il suo perfezionismo. «In Corea le potenziali celebrità – ha spiegato Atom della girlband Cosmos – entrano nel sistema quando sono dei bambini quindi crescono come artisti. Da noi invece la priorità è andare a scuola e fare la vita dei normali bambini. Utilizziamo il tempo libero per imparare a ballare, cantare e recitare», continua Fourth Nattawat.

Anche i metodi di preparazione, nel mondo della cinematografia e della televisione, sono molto diversi tra loro. «Per la serie My School president – ha detto l’attore thailandese Gemini Norawit Titicharoenrak – abbiamo partecipato a tantissime lezioni di recitazione, canto e ballo. Ho anche guardato tante serie coreane prima di essere pronto per questo ruolo».

Il metodo coreano

«A secondo del tipo di ruolo cambia il tipo di formazione», ha raccontato Fan Bingbing. «Ad esempio, alcuni richiedono l’apprendimento di abilità fisiche come il Kung-fu o l’equitazione. Per altri devo esercitarmi nella lingua. Se in un film devo interpretare una contadina o una lavoratrice migrante, ho bisogno di modificare il mio modo di parlare e il mio accento, ma non solo. Cerco di vivere il più possibile la vita di quelle persone per prepararmi ai ruoli».

A livello musicale, invece, il metodo coreano è seguito un po’ ovunque. Gli “idol in training” vanno a scuola a tempo pieno per diverso tempo prima di debuttare. «Per circa tre anni – ha raccontato Kad Ploysupa della boyband Element – sono andato in una scuola di formazione dove studiavo ballo e canto per circa sei ore al giorno».

I fan club sono alla base dell’Asian Wave

I metodi di promozione delle celebrità sono abbastanza simili in tutte le regioni asiatiche. I fan club sono alla base di tutto (anche dei problemi). Mentre in Corea, Giappone e Cina sono organizzati e prevedono anche il pagamento di una tessera, in Thailandia le “relazioni” sono più libere. Ma non solo, una delle differenze tra il sistema di promozione thailandese e quello delle altre regioni asiatiche è l’importanza di fare sistema. «I nostri attori e cantanti – ha continuato il CEO di GMM TV – fanno spesso promozioni, foto, video e creano contenuti insieme. Ci consideriamo come un ecosistema dove ogni artista supporta l’altro».

«Abbiamo formato delle alleanze – ha spiegato Yot Kornherun il CEO della casa di produzione Star Hunter – con altre agenzie nel resto del mondo. Quando un nostro nuovo prodotto è sul mercato le aziende con cui abbiamo una partnership lo promuovono e organizzano eventi e fan meeting in giro per il mondo».

«In Corea il mondo dello spettacolo ha un grande supporto, in Thailandia no»

Una grande differenza la sottolineano ad unisono tutte le celebrità thailandese intervistate. In Corea il mondo dello spettacolo ha un grande supporto, in Thailandia no. «Purtroppo – ha spiegato Yot Kornherun il CEO della casa di produzione Star Hunter – le aziende locali di intrattenimento devono fare tutto da sole, privatamente. Non abbiamo un grande supporto da parte del governo. Fino a qualche tempo fa dovevamo pagare per usare qualunque tipo di spazio per svolgere delle attività. Adesso finalmente riusciamo ad ottenere dei posti gratuitamente per poter fare esibire i ragazzi che vogliono diventare attori o cantanti».

«Ovunque vai in Corea – ha detto Kad Ploysupa della boyband Element – puoi “sentire” il supporto che viene dato al mondo dell’intrattenimento, in Thailandia non esiste».

Dopo avere visto migliaia di fan attendere, senza motivo, al piano terra delle case di produzione, e avere ricevuto messaggi dall’Italia di persone che cercano memorabilia di serie televisive di 10 anni fa, mi hanno convinto. E i numeri sono dalla loro parte. La domanda però resta. Questo “soft power” può influenzare l’immagine dei paesi orientali nel resto del mondo, spesso associati a cliché limitanti?

«Ovunque vai in Corea puoi “sentire” il supporto che viene dato al mondo dell’intrattenimento, in Thailandia non esiste», Kad Ploysupa della boyband Element

«Credo che possano avere un impatto», ha detto Fan Bingbing. «Negli ultimi decenni siamo stati in grado di vedere sempre più film cinesi trasmessi internazionalmente, e molti sono stati accolti bene a livello globale. Spero che attraverso questi film sempre più persone possano avere una nuova comprensione di com’è la Cina».

«Penso che le serie possano aiutare molto, così come la musica», ha detto Gemini Norawit Titicharoenrak. «Sono diversi i prodotti televisivi associati alla cultura thailandese, dai drama che hanno come sfondo la Thailandia di 200 anni fa alla musica moderna che usa comunque strumenti tradizionali che gli stranieri non sapevano che esistessero prima».

Articolo di Ambra Schilliro

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