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“Invito al viaggio”, Franco Battiato continua a regalarci la sua magia

All’Arena di Verona oltre cinquanta artisti cantano i capolavori del maestro, in una serata all’insegna della grande musica che riesce ad accorciare le distanze

Autore Benedetta Minoliti
  • Il22 Settembre 2021
“Invito al viaggio”, Franco Battiato continua a regalarci la sua magia

Invito al viaggio, concerto per Franco Battiato, foto di Francesco Prandoni

«La Sicilia esiste solo come fenomeno estetico. Solo nel momento felice dell’arte quest’Isola è vera» dice il filosofo Manlio Sgalambro ne La teoria della Sicilia. Ieri sera, però, ci trovavamo all’Arena di Verona, in un luogo lontano dall’isola, a oltre mille chilometri di distanza. Per la precisione, a 1.120 km da Ionia, città natale di Franco Battiato, in provincia di Catania.

L’occasione è Invito al viaggio, il concerto per Franco Battiato, scomparso lo scorso 18 maggio. Un evento in una ricorrenza importante e da festeggiare: i 40 anni di uno degli album più importanti del cantautore, La voce del padrone, e che ha rivoluzionato la musica italiana.

All’Arena di Verona, che quest’estate ha ospitato diversi eventi dal vivo, si respira un’aria che si potrebbe, non banalmente, definire magica. Il pubblico riempie gli spalti e la platea, il sole comincia a tramontare e ad attenderci ci sono quattro ore e mezza di musica. Sul palco si susseguono oltre 50 artisti. Tutti diversi, ma connessi al maestro Franco Battiato per i più disparati motivi. Al centro, chiaramente, c’è la musica del cantautore siciliano. Ci sono i suoi grandi classici, da Centro di gravità permanente a Bandiera Bianca, fino La Cura e Prospettiva Nevski.

Morgan
Morgan, foto di Francesco Prandoni

“Invito al viaggio”, i momenti più belli della serata per Franco Battiato

A stupire me, forse abituata a ben altro tipo di concerti, è la grande sobrietà del momento. Persino Morgan, da cui ci si potrebbe aspettare di tutto, è posato nei suoi capelli rosa shocking e nei suoi completi, prima grigio e poi nero. Ognuno degli artisti, nel tempo di una canzone, è concentrato sull’omaggiare Franco Battiato con lo strumento più potente che ha: la voce.

ll pubblico accoglie calorosamente tutti gli artisti, ma il primo vero scroscio di applausi è tutto per Simone Cristicchi, che sul palco dell’Arena di Verona canta, per Battiato, L’Ode all’inviolato. Ritroviamo sul palco Gianni Morandi, in formissima dopo l’incidente e con gli occhi lucidi e lo sguardo serio. Il momento è solenne e la canzone, Cosa resterà di me, lo richiede. Con l’arrivo di Jovanotti e Saturnino il pubblico si scatena. Lui, sempre se stesso, non riesce a non essere showman portando sul palco uno dei brani più amati di Battiato, L’era del cinghiale bianco. Anche questa volta Jovanotti riesce a portare un mood di festa, che (spero) avrebbe apprezzato anche il maestro.

Jovanotti
Jovanotti, foto di Francesco Prandoni

Lo spettacolo continua e la prima, vera, standing ovation è per Alice, musa ispiratrice di Franco e sua grande compagna nella musica. Canta Io chi sono e quando la canzone finisce e anche l’ultimo strumento smette di suonare, lei guarda il pubblico. Sembra che stia per piangere, ma si apre in un immenso sorriso. Probabilmente rivolto a Franco Battiato e al pubblico che, in piedi, sembra voler protrarre l’applauso all’infinito.

La serata procede senza particolari intoppi, ad eccezione di qualche problema tecnico (con i Bluvertigo, che comunque portano una versione di Shock in my town difficile da dimenticare) e un breve momento di gelo, quando a salire sul palco a sorpresa, tra i fischi, sono Al Bano e Vittorio Sgarbi. Gli applausi, però, riprendono in fretta quando a susseguirsi all’Arena di Verona sono i grandi artisti, da Fiorella Mannoia a Eugenio Finardi, da Gianna Nannini a Diodato.

In chiusura di serata probabilmente due delle esibizioni più apprezzate dal pubblico. La tanto attesa Centro di gravità permanente, cantata da un quintetto sicilianissimo composto da Colapesce, Dimartino, Carmen Consoli, Mario Incudine e Luca Madonia, e i Subsonica, che chiudono con la loro personalissima versione di Up patriots to arms.

In quattro ore e mezza non si raggiunge la Sicilia da Verona. Ma quello che questi artisti sono riusciti a fare ha accorciato tutte le distanze, rendendo l’isola più vicina e Franco Battiato meno lontano. Anche perché, diciamocelo, la sua assenza è fisica. Franco non c’è, in carne ed ossa, ma le sue parole sono scolpite nella mente di ognuno di noi. Sicuramente, di tutti i presenti ieri sera all’Arena di Verona. Portiamo con noi un pezzetto di questo grande cantautore siciliano, portiamo la sua terra e tutti i luoghi dei suoi viaggi, metaforici e reali. Una magia che Franco Battiato riesce a regalarci, anche se non c’è più.

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