Interviste

BigMama, la sostenibile leggerezza della libertà. L’intervista

In occasione dell’uscita del suo ultimo singolo, “Bloody Mary”, abbiamo incontrato la rapper di Avellino che nella vita è come nella musica: senza filtri, su qualunque cosa

Autore Greta Valicenti
  • Il11 Ottobre 2023
BigMama, la sostenibile leggerezza della libertà. L’intervista

BigMama

La parola chiave durante l’ora di chiacchierata con BigMama è senza dubbio una, libertà; nel corso di questa lunga intervista con Marianna la troverete tantissime volte, declinata in altrettanti modi. La libertà che acquisisci quando capisci che non è necessario fare sempre bella figura col prossimo nascondendo il proprio malessere. Quella che nasce dalla consapevolezza del proprio essere (e la maggior parte delle volte per scoprirlo serve un cambiamento radicale) e quella che spicca il volo leggerissima quando smetti di nasconderti e non ti senti più colpevole. Ma anche la libertà che deriva da un’autoironia che non è più scudo ma tratto caratteriale, come quella che BigMama mostra nel video di Bloody Mary, il suo ultimo singolo uscito il 29 settembre.

In Bloody Mary, infatti, BigMama non è né fantasma, né strega: è semplicemente se stessa, ma tanto basta per far impallidire tutti coloro che non credevano che quella tipa sfigata potesse davvero diventare una (gran) figa. “Quella frase in particolare per me rappresenta proprio il fulcro della canzone”, mi racconta Marianna. “Diciamo che io non ero davvero sfigata, non sono mai stata brutta perché il brutto non esiste, non sono mai stata da scartare perché nessuno va scartato. Semplicemente ero convinta fosse così perché gli altri me lo facevano credere”. Ma basta poco per cambiare le carte in tavola, e BigMama non ha paura di scommettere. In primis su se stessa.

L’intervista a BigMama

Volevo partire subito chiedendoti del video di Bloody Mary che ho trovato super divertente. Mi racconti com’è nato?
Il video di Bloody Mary è nato dalla mia esigenza di voler mostrare un lato di me che ancora non era uscito completamente. Io di natura sono una persona molto ironica e autoironica, e questa è una cosa che per un motivo o per l’altro non avevamo ancora reso visivamente. Credo che la motivazione principale fosse il fatto che le persone che lavorano con me avessero un po’ paura che scommettendo su questo tipo di contenuti mi avrebbero in qualche modo offesa. Quindi sai qual è stato il modo per mettere sul tavolo questa cosa? Lo script del video l’ho fatto io. Ho pensato a tutto io e ho detto “O così o niente”. 

Giusto, a quel punto nessuno poteva più dirti nulla.
Capito? Per me è stato divertentissimo e sono felice di come sia uscito, perché effettivamente mostra proprio quello che io volevo far vedere. Volevo mettere da parte il fatto che devo essere figa per forza o devo essere più forte degli altri perché sono una rapper. Volevo mettere in primo piano la mia parte ironica. 

Sbaglio o questa cosa sta venendo sempre più fuori? Mi sembri molto diversa da quando hai iniziato, anche l’immagine che dai di te stessa è molto cambiata. C’è qualcosa che ti ha sbloccata in qualche modo?
Sì, rispetto a due o tre anni fa sono molto cambiata, però l’ironia e soprattutto l’autoironia hanno sempre fatto parte di me. È cambiato il modo in cui le utilizzo. Quando ero piccolina usavo l’autoironia per difesa, per evitare che gli altri mi prendessero in giro perché ero io la prima che si prendeva in giro. E soprattutto perché laddove le persone non vedevano qualcosa di bello, almeno vedevano una persona simpatica. Poi negli anni la mia autoironia è cambiata, nel senso che sono diventata autoironica per risoluzione di problemi, magari quando qualcosa mi va male la butto sempre sulla battuta anche per tirarmi su il morale.

Ti senti più sicura di te?
Adesso sì, molto. So bene su cosa scherzare perché la mia sicurezza mi porta a farlo. Prima invece se scherzato era perché sentivo di dover essere il pagliaccio del gruppo, così che le persone non si accorgessero 24/7 del fatto che fossi grassa.

Adesso quindi ti sei liberata di quella sensazione di essere sempre pleasing con le persone? Credo che il momento in cui si smette di cercare a tutti costi l’approvazione di chi ti sta intorno sia la svolta. Non devi essere sempre quella simpatica, quella che vuole far divertire gli altri…
Io ero esattamente quel tipo di persona, e mi rendo conto che questo comportamento viene appunto da una profonda insicurezza. Se un mio amico o una persona a me cara si comporta così, preferisco chiedergli effettivamente come stia, cosa gli manchi, perché si comporti così. Quella non è vera simpatia, è solo uno scudo che può fare anche molto male. Cerchi di far ridere gli altri, ma fare continuamente battute sul proprio fisico, su come si è, è una roba che prima o poi ti distrugge perché tu pensi che sia la realtà. Oppure pensi che l’unico modo di porti alle persone sia prenderti per il culo. Io ho smesso di fare questa cosa.

Se io un giorno sono scazzata non me ne frega niente di farlo vedere. Mi comporto come sono davvero. Ti faccio un esempio: oggi mi sono svegliata col ciclo, tra un giro e l’altro passano solo diciotto giorni e sto avendo dei problemi ormonali. Se sono scazzata per questa cosa non mi va di fare finta di niente solo perché devo fare una bella figura con gli altri.

Allora sentiti pure libera di mandarmi a fanculo se ti chiedo qualcosa che ti infastidisce!
Figurati, io sono una che racconta tutti i cazzi suoi, quindi è probabile che qualsiasi cosa tu mi chieda io te la racconti!

Ottimo. Raccontami allora del tuo trasferimento a Milano. Quanto questa cosa ha influito sul tuo cambiamento di attitudine?
Ah, quello è stato fondamentale per me. Grazie a Milano io ho mosso i miei primi passi nella musica, ho iniziato ad avere consapevolezza di me stessa. Quindi è tutta una reazione a catena che questa città mi ha portato. Poi la mia fortuna è stata fare da subito conoscenze con delle persone molto mature che avevano la mia stessa testa, la testa di persone che vogliono. Persone ambiziose, che nella vita vogliono di più, che vengono da una famiglia che non è ricca, ma quella ricchezza se la vogliono prendere in modi giusti, senza usare vie strane. Persone pulite, che non avevano bisogno di sminuire gli altri perché si sentivano già abbastanza nella propria vita, cosa che io invece io non ho vissuto. Ho sempre incontrato persone che non erano felici di ciò che avevano e quindi se la prendevano con me.

Poi sicuramente è stata importante la visione che ha avuto sia la mia etichetta su di me, sia la stylist che mi ha fatto capire che sono bella quando mi tolgo gli occhiali, quando metto le lenti, quando mi faccio l’eye-liner e così via. Sono tante cose che mi hanno fatto capire effettivamente quanto valgo e ci sono arrivata esclusivamente perché mi sono trasferita a Milano. E se non l’avessi fatto probabilmente con la musica non avrei concluso assolutamente niente, perché da giù è davvero difficile riuscire a fare qualcosa.

Che rapporti hai ora con Avellino? Ci torni volentieri?
Ci torno perché c’è la mia famiglia. Sicuramente mi sento molto, molto, molto legata al mio paese, che è San Michele di Serino e quindi ho proprio bisogno di tornarci. Lì mi sento veramente a casa, ben voluta da tutti. Sai, quando torni in patria dopo che le persone hanno capito effettivamente quanto vali? Ti vogliono tutti più bene, è tutto più bello, sembra quasi un film. Con Avellino invece il rapporto è un po’ altalenante. Ho sempre la sensazione che per quanto io mi stia sforzando, quella città non ha ancora capito chi sono, cosa faccio, cosa voglio fare e perché ci sono dei ragazzi che mi supportano, quindi non è che mi senta proprio ben accetta.

E secondo te ad Avellino come si sentono a sapere che quella tipa sfigata adesso è una figa?
Penso che la mia rivincita più grande sia il fatto che tutte le persone che mi hanno bullizzato nella mia vita li ho il dm a leccarmi il c**o. Quella frase in particolare per me rappresenta proprio il fulcro della canzone. Diciamo che io non ero davvero sfigata, non sono mai stata brutta perché il brutto non esiste, non sono mai stata da scartare perché nessuno va scartato. Semplicemente ero convinta fosse così perché gli altri me lo facevano credere. Quella frase per me è diretta e forte, quel diretto che quando la senti ti mette quasi in imbarazzo.

E quando una cosa ti mette in imbarazzo vuol dire che qualche tasto giusto l’ha toccato.
Esattamente. Questa frase non era nemmeno da mettere in rima, doveva essere una roba estemporanea. Non c’è nemmeno la base, lo dico e basta.

Parlando invece di come ti faccia sentire essere una donna in un genere prevalentemente maschile e del messaggio che per questo motivo vuoi portare: quanto ti ha rotto sentirti fare questa domanda? Ero presente una volta che ti è stata posta e ne ero infastidita io, immagino tu…
Dire quello che penso di questa domanda credo sia superfluo, perché lo sappiamo già. Secondo me per capire l’assurdità della cosa basta immaginare rapper x c**zo munito seduto lì e qualcuno gli chiede come si sente ad essere un rapper uomo. Non succederebbe mai. Così non solo mi vuoi generalizzare in quanto sono una donna che fa rap, ma mi stai dicendo che devo per forza mandare un messaggio, devo per forza lottare per la mia vita con i denti perché sennò i maschi mi mettono i piedi in testa. Perché è questo quello che voleva dire.

Poi però devo anche parlare a nome di tutte le mie colleghe. Ma io che ne so di cosa pensano loro? Che ne so se sono maschiliste o no? Io non posso parlare a nome loro solo perché abbiamo in comune il fatto di essere donne. Questo generalizzare è proprio frutto di una corrente maschilista che troviamo in tutti i campi esistenti ed è una cosa molto tossica.

Per quanto riguarda i messaggi, io li porto come quasi tutte le persone che fanno musica. C’è chi li porta a livello politico, chi parla di depressione e salute mentale. Ognuno di noi porta sul tavolo delle carte perché di solito quando fai musica è perché hai qualcosa da dire.

Però nel tuo caso è ancora più enfatizzata questa cosa.
E questo infatti fa riflettere. Spesso prima di commentare il mio percorso musicale si tirano in ballo altre cento cose. Io ti sfido a cercare il mio nome e trovare un titolo che non sia “BigMama, la rapper donna per la body positivity”. Non c’è mai “BigMama ha fatto uscire un nuovo singolo” o altro. Addirittura si dice che io parlo di body positivity in pezzi di cui parlo di tutt’altro.

Noti anche tu il fatto che quando si parla di artiste parte sempre un confronto da parte degli ascoltatori? Una cosa che con gli uomini raramente succede. Io ci ho fatto caso recentemente con Elodie e Annalisa.
Assolutamente, pure nel rap. Si deve sempre fare a gara su chi è la più forte, chi è l’unica, perché forse gli rode il c**o a sapere che esiste più di una donna forte a fare rap. Perché ci comportiamo sempre come se ci dovesse essere una che ha il primato sulle altre? Essendo questo un genere prettamente maschile è proprio difficile per un uomo dire “ah, io ascolto una donna che fa rap e quella donna spacca”.

Sai chi invece secondo me è un grande sostenitore delle donne che fanno rap? Guè.
Assolutamente. Sono anni che Guè supporta le ragazze nel mondo del rap. Io mi ricordo che quando avevo sedici anni e pubblicavo i primi pezzi su Instagram lui mi lasciava sempre un like. Lui è uno che riconosce la bravura delle persone e non ha paura di esporsi.

E invece l’esposizione post Primo Maggio e post Sanremo come l’hai vissuta? Il pubblico generalista è molto diverso da quello che ti costruisci…
Guarda, la mia sfortuna/fortuna è il fatto che il mio percorso è in una costante salita ripidissima. Io ho sempre fatto dei piccoli passi, non sono mai passata da zero a cento con un boom gigantesco. Al Primo Maggio è stata la prima volta che mi sono interfacciato ad un pubblico più grande, anche se non enorme. A Sanremo poi sono andata da ospite, quindi ho avuto i miei 40 secondi di gloria sul palco e basta. Diciamo che la vita non mi è cambiata, ecco. Sicuramente ho un’esposizione più ampia, e questo comporta che ci siano persone con idee diverse. Quindi se prima sotto al mio video c’erano trenta persone che commentavano “sei bella” e quindi mi commentavano “fai cagare”, adesso si sono raddoppiati entrambi i numeri.

E la cosa più bella che ti è stata detta qual è?
Sicuramente i messaggi che mi cambiano, che mi fanno proprio capire che effettivamente sto facendo una cosa cosa giusta sia per me che per altre persone, sono quelli in cui mi dicono “sai, prima non indossavo questa cosa, poi ti ho visto e la indosso anche io”, “prima mi vergogno di mettere la foto in costume, adesso l’ho messa perché ho visto la tua”. Oppure quando mi dicono che le mie canzoni gli hanno fatto capire che valgono, che possono inseguire i loro sogni.

Sono molto orgogliosa quando mi scrivono che il fatto di aver reso pubblica la mia relazione, la mia sessualità, ha aiutato anche altre persone a fare la stessa cosa, a parlare con i propri genitori di questo. Il fatto che io posti i miei genitori in contesti queer, che li porti ai Pride, ai miei concerti, ha aperto la strada a tante persone. E io adoro questa cosa.

A proposito di questo. In un’intervista hai detto una cosa che mi ha colpito molto: “quando finalmente sono riuscita a rivelarmi per ciò che ero e a fidanzarmi con una donna è stato come corre in discesa”. Quanto anche la consapevolezza sulla tua sessualità ha cambiato la percezione che hai di te stessa?
Tantissimo. Io ad Avellino mi sono sempre dovuta nascondere, e quando ho smesso di farlo, facendo coming out con alcuni compagni di classe, sono stata allontanata da tutte le ragazze. Questa cosa mi ha fatto chiudere tantissimo in me stessa. Poi subivo commenti del tipo “Ah, ma forse è un momento, forse è solo una perversione”. Quindi addirittura ti senti malato, ti senti sporco. Come se quello che provi è una cosa che provano solo delle persone che si devono sentire colpevoli. Anche in questo Milano mi ha aiutata tantissimo. Qui ho iniziato subito a frequentare locali gay, e stando in quei contesti ho capito davvero che cosa significa essere liberi di poter essere chi si vuole.

Quando poi mi sono aperta anche io in prima persona verso la mia sessualità per me è cambiato tutto. Quando ti riconosci, capisci effettivamente che la tua vita può essere felice. Io ho avuto delle relazioni con ragazzi, ma non mi sono mai andate bene perché trovavo sempre dei difetti. Poi però andando avanti mi sono resa conto che il problema era come mi sentivo io. Ed effettivamente quando poi entri una relazione in cui le cose sono bilanciate, in cui non senti quel peso di dover sempre giudicare la persona perché non ti piace davvero, allora tutto cambia. E questa cosa mi ha fatto sentire, finalmente, davvero libera.

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PAOLOOO