Interviste

Un gruppo di ottoni può essere metal? Sì: ecco i Brass Against

Intervista al gruppo di ottoni più potente (e politico) che ci sia oggi: i Brass Against faranno tappa in Italia il 20 febbraio al Legend Club di Milano

Autore Federico Durante
  • Il28 Gennaio 2019
Un gruppo di ottoni può essere metal? Sì: ecco i Brass Against

Brass Against - 1

Dimenticatevi lo swing, perché questo non è un normale ensemble di ottoni: i newyorkesi Brass Against sono una band capace di suonare metal con la stessa potenza degli originali. Audioslave, Tool, Living Colour, Pantera e Rage Against The Machine (da cui non a caso si ispirano per il nome) sono alcuni dei gruppi rivisitati dai ragazzi in video che hanno collezionato milioni di visualizzazioni su YouTube. Poche volte sassofoni e tromboni sono stati così politici: i Brass Against sono fermamente convinti di poter smuovere le coscienze delle persone tramite la loro musica. Parte a fine gennaio il loro The Resistance Tour che li porterà per la prima volta in Europa. L’appuntamento italiano è per il 20 febbraio al Legend Club di Milano. Risponde qui alle nostre domande il chitarrista e leader della band Brad Hammonds.

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I Brass Against

Dite di voi: “Brass Against is exceptional music with a political edge”. Ci puoi spiegare meglio l’aspetto politico della musica che fate? Anche perché non è la prima cosa che ci si aspetterebbe da un ensemble di ottoni.

Il progetto è nato dalla rabbia e dall’incredulità per tutta la vicenda di Trump. Ho pensato che ci fosse più che mai bisogno dei Rage Against The Machine. Mi sono visto con Andrew (che è sassofonista baritono e direttore musicale) e abbiamo fatto alcuni pezzi dei RATM nell’estate del 2017. Abbiamo chiamato un po’ di nostri amici con cui suoniamo e abbiamo fatto un video. Era davvero in sintonia con la gente, per cui siamo andati avanti. Facciamo soprattutto pezzi legati all’attivismo politico.

Infatti mi pare di capire che vi piacciano molto i Rage Against The Machine: persino il vostro nome li richiama. Il vostro progetto è nato da una condivisa ammirazione per i RATM?

Sì! Sono cresciuto ascoltando i Rage ed è a loro che ho attinto negli anni per ricevere ispirazione. Tutti noi amiamo la loro musica e il loro messaggio. Le canzoni funzionano molto bene con la sezione di ottoni e sono davvero divertenti da suonare dal vivo.

Tom Morello stesso vi ha definiti “un incredibile gruppo di ottoni” su Twitter. Vedremo mai una collaborazione con lui?

Sarebbe pazzesco. Ovviamente sarebbe un sogno che diventa realtà se le nostre strade si incrociassero, ma per adesso continueremo a rendere omaggio a lui e alle sue tante band.

Da quali altre esperienze musicali provengono i membri dei Brass Against?

Siamo tutti musicisti professionisti e suoniamo di tutto, dal jazz al rock passando per la world music. Abbiamo anche citato melodie classiche in alcuni arrangiamenti dei pezzi che facciamo. Tutti noi scriviamo anche, e abbiamo in programma di pubblicare materiale originale quest’anno.

Come selezionate le cover che fate? Avete anche una sorta di metodo quando si tratta di riarrangiarle?

Di solito mi metto ad ascoltare un pezzo in continuazione in macchina e cerco di immaginarmi come suonerebbe con la band. Poi passo la palla a Andy, che dopo l’ascolto inizia a scrivere e in genere si immagina per prima cosa la parte di batteria. Poi si dedica alla linea di basso e pensa a come distribuirla fra sax baritono e il sousafono. Una volta stabilito ciò, inizia a colmare il resto con trombe e tromboni finché non è pronto – cosa che la maggior parte delle volte avviene alle 3 di notte del giorno della sessione di registrazione.

Voi mettete insieme strumenti elettrici e acustici. Per te qual è il vantaggio di una strumentazione analogica in un’epoca in cui la musica si fa spesso con software e plugin?

Nessuno di noi è contrario al lato digitale delle cose ma tutti noi abbiamo passato la maggior parte delle nostre vite a studiare e suonare gli strumenti, così è una cosa naturale il fatto di mettersi insieme e suonare. È davvero entusiasmante essere a New York con alcuni fra i migliori musicisti e cantanti del mondo. Non sono sicuro che avrebbe funzionato se fossimo altrove.

I vostri video di YouTube hanno molto successo. Qual è il segreto per costruire una solida fan base sulle piattaforme digitali?

È difficile rispondere perché nessuno di noi poteva prevedere che questa cosa sarebbe andata come poi è andata. In definitiva si tratta del contenuto che metti fuori. C’è così tanto “rumore” là fuori che devi davvero distinguerti e pubblicare qualcosa che colpisca la gente. Quando i musicisti me lo chiedono, dico che se riesci a far venire la pelle d’oca alle persone allora sei forse sulla strada giusta. Tutto il resto è passaparola.

Per un progetto come il vostro immagino che la dimensione live sia l’habitat naturale. Che tipo di libertà trovate sul palco rispetto al lavoro in studio?

Quando registriamo in studio non facciamo prove prima: è la prima volta che suoniamo quel pezzo insieme. Invece quando suoniamo dal vivo abbiamo tempo per provare e sviscerare i pezzi – quindi prendendoci più possibilità. È una cosa del tutto diversa quando suoni per un pubblico che ama quel pezzo. In studio, può essere stressante il fatto di perfezionare le parti nel tempo che abbiamo. Dal vivo, possiamo essere liberi di provarci ed è il posto in cui siamo di più a nostro agio!

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