“Cherry Blossom”, la rinascita dei The Vamps: «Ci sono voluti 5 anni per arrivare alla versione migliore di noi»
Il nuovo lavoro in studio della band britannica segna un salto di qualità nella loro modalità creativa. Parola di Brad, James, Connor e Tristan, che ci hanno raccontato tutto in questa intervista
Come i coetanei 5 Seconds of Summer, i The Vamps fanno parte di quell’ondata di band pop rock che hanno raggiunto il successo mainstream a metà anni ’10 e che per il fatto di rivolgersi (perlomeno agli esordi) a un pubblico di teenager sono state etichettate sotto la frettolosa definizione di “boy band”. Una categorizzazione che non regge la prova del tempo: oggi Brad (voce e chitarra ritmica), James (chitarra), Connor (basso) e Tristan (batteria) sono un quartetto maturo che fa un pop radio-friendly magnificamente scritto e prodotto. E reclamano il loro diritto al controllo creativo sulla loro musica: il nuovo album Cherry Blossom è stato realizzato con un ristretto team di songwriter e producer in cui i ragazzi hanno svolto un ruolo molto più attivo che in passato. Collegati via Zoom, ci hanno raccontato con orgoglio il senso di rinascita che il disco porta con sé.
Mi sembra che abbiate concepito Cherry Blossom come una sorta di “rinascita” della band. Ditemi di più su questa prospettiva.
[Brad] Cherry Blossom è scaturito da un viaggio in Giappone che abbiamo fatto, e anche dalla voglia di capire cosa fare come prossimo step, come abbiamo sempre fatto nel corso della nostra carriera. Questa è stata la volta in cui ci abbiamo messo più tempo a scrivere un album da quando siamo insieme. Il motivo è che ci sono stati tanti cambiamenti nelle nostre vite e la ragione per cui lo vediamo come una specie di rinascita – a livello individuale e come band – è che è cambiato tutto nel modo di realizzazione: il processo, il team, tante cose diverse. Cherry Blossom rappresenta tutto questo.
So che avete cancellato tutte le prime versioni dei pezzi e rifatto tutto da zero. Perché una scelta così radicale?
[Brad] Fondamentalmente abbiamo rifinito il modo in cui volevamo che questo album risuonasse. C’erano alcune cose che non si adattavano bene. Abbiamo capito cosa volevamo esattamente, così abbiamo un po’ giocato con i brani finché non abbiamo trovato il giusto sound e il giusto concept che volevamo trasmettere.
Il lead single di Cherry Blossom è finito per essere l’ultimo pezzo che avete creato, Married in Vegas. Quali aspetti di quel brano hanno convinto tutti che era il miglior biglietto da visita per l’intero album?
[Tristan] La prima cosa che ci è venuta in mente creando Married in Vegas era come sarebbe venuta dal vivo. Abbiamo pensato che sarebbe stata una cosa speciale: per questo l’abbiamo scelta come primo singolo dell’album.
E da dove viene quella parte di piano un po’ in stile Elton John?
[Brad] Il brano ha avuto origine sulla chitarra acustica ed elettrica. Nella stanza in cui mi trovavo con il produttore (Lostboy, ndr) c’era anche un pianoforte a coda. Mentre ero alla ricerca di parole per il testo, ho iniziato a strimpellarla al piano e lui mi ha detto: “Sai, questa cosa potrebbe funzionare bene”. Così quell’idea è diventata una sorta di controparte alla melodia e alla voce, che dà una grande spinta al ritornello. Al tempo stesso, in quel periodo avevamo in mente il film Rocketman, che ci impressionò per la potenza delle performance di Elton John che riusciva a comunicare. Per cui, forse anche a livello inconscio, quel tipo di energia ha trovato posto nella canzone.
Cherry Blossom, e questo pezzo in particolare, è stato completato durante il lockdown. Com’era il vostro flusso lavorativo in quel periodo? Avete scoperto nuovi modi di fare musica?
[James] Normalmente finiamo un album e poi andiamo subito in tour. Ma questa volta abbiamo preferito evitare ciò, prendendoci il giusto tempo per fare tutto. Se non ci fosse stato il lockdown, avremmo forse pubblicato altri singoli e adesso saremmo in tour. Avevamo già molti pezzi pronti, ma avendo più tempo a disposizione abbiamo anche iniziato a confrontarci via Zoom e a scambiarci tracce a vicenda. Paradossalmente, da questo punto di vista, il lockdown ha giovato all’album.
Parlando del singolo Better, è chiaro che il ritornello ha un significato universale: quanto Brad canta “I won’t settle for less than best”, quell’idea si può applicare a tante situazioni diverse della vita. Intendevate quel pezzo anche in un senso motivazionale?
[Brad] Sì, senz’altro. La canzone parla nel contesto di una relazione sentimentale, ma l’idea generale della canzone è proprio quel senso di non accontentarsi. È stato molto bello vedere come abbia risuonato bene con i nostri fan, soprattutto in tempi di Coronavirus, difficili per tutti. Il meglio che tu ti possa dire è ricordare a te stesso che sei in grado di avere quella sicurezza, quella capacità, quella forza per raggiungere i tuoi obiettivi.
Brad ha detto: “Chemicals è una traccia molto importante per noi, essenzialmente è il DNA dell’album e un ottimo indicatore del suo sound”. In che modo, per voi, questa canzone è rappresentativa dell’intero Cherry Blossom?
[Brad] Chemicals è stata la prima volta che abbiamo lavorato con Lostboy, che ha prodotto buona parte dell’album. Il sound che ha ottenuto era perfetto perché unisce quel suono sporco, aggressivo, audace con un notevole respiro che ha il brano. Per questo penso che Chemicals ci ha fatto capire che stavamo andando nella giusta direzione dal punto di vista sonoro.
Il team di songwriter e produttori con cui avete collaborato è stato più ristretto che in passato perché volevate avere maggiore controllo creativo, giusto?
[Brad] Sì, abbiamo tenuto un team ristretto e amichevole anche perché volevamo qualcuno che potessimo frequentare anche al di fuori dello studio. È una cosa speciale quando tutti puntano allo stesso obiettivo, del tipo: “Ok, siamo tutti in ballo con questa cosa e vogliamo che venga fuori bene”.
Spesso rivendicate con orgoglio i vostri progressi come produttori di voi stessi. Cosa pensate di avere imparato nel corso degli anni? Come avete raggiunto quel grado di fiducia in voi stessi?
[Brad] La fiducia in te stesso la raggiungi non confrontandoti con altri, cosa che in passato ho fatto spesso. Una volta che ti liberi di quella prospettiva, sei libero di fare quello che vuoi, per quanto essere in grado di sviluppare il tuo suono, il tuo stile di produzione possa suonare difficile. Ci sono voluti quattro o cinque anni per arrivare alla versione migliore di ciò che siamo in grado di fare.