Interviste

Diodato a Sanremo per emozionarci ancora una volta: «Con “Ti Muovi” porto un tocco di anni ’70»

Lo sapete, i rumors ci dicono che all’Ariston dominerà, tra le canzoni in gara, la cassa in quattro e una certa euforia. Il cantautore pugliese però arriverà con una canzone d’atmosfera, per farci prendere fiato a tutti perché tanto: «Il festival è un gran momento d’incontro e chiacchere tra di noi artisti»

Autore Tommaso Toma
  • Il31 Gennaio 2024
Diodato a Sanremo per emozionarci ancora una volta: «Con “Ti Muovi” porto un tocco di anni ’70»

Foto di Alessio Albi

È rilassato Diodato, con Ti muovi sarà il suo quarto Festival di Sanremo in quasi 10 anni. Uno lo ha anche vinto con un brano, Fai Rumore, che è entrato nel gotha delle canzoni popolari grazie alla sua trascinante epica che è cascata in un periodo storicamente particolare per tutti. Ricordate le pentole sbattute dai davanzali o i provetti tenori sulle terrazze? Il cantante pugliese non ha mai pensato per un solo istante che sia una routine professionale partecipare al Festival di Sanremo, anzi: «Bisogna dar merito ad Amadeus che a noi artisti ha saputo trasmettere l’idea di partecipazione, come dire, autentica. Un festival dovrebbe sempre essere un’occasione di incontro con i tuoi colleghi e amici. Li saluti, ci scherzi e poi suoni e canti tu».

Diodato sa benissimo però che l’Ariston è un mondo a parte: «Ecco, il punto è che quando poi sei su quel palco, sai che ti può tirare dei brutti scherzi. È impegnativo, sarà la pressione generale, o l’idea di esser visto da milioni di persone. Ma tanto tu sai che sono molto poco competitivo, non mi interessa molto quell’aspetto lì, m’interessa più che altro la competizione con me stesso che può essere un mio problema…».

Ti muovi, Diodato a Sanremo con una ballata dal richiamo anni ’70

Diodato si presenterà sul palco del Festival di Sanremo con Ti Muovi che è a tutti gli effetti, un’elegante ballata posseduta da un crescendo nell’arrangiamento avvolgente. Per la prima volta nella sua carriera il cantautore pare fare rimandi musicali agli anni ’70. Con quel sound orchestrale che fa venire in mente il tormentato ma incredibile album Pacific Ocean Blue di Dennis Wilson o certe canzoni newyorkesi di Harry Nilsson.

«Sai che mi fa piacere questo riferimento? Stai citando artisti pazzeschi», sorride Diodato, «non avrei mai pensato di sentire qualcuno che mi dicesse “sei un po’ anni 70”. Io mi sono sempre sentito più sixties o anni ‘90 e anche sentirti nominare degli americani è strano. Sono però cosciente che oggi la mia direzione debba essere anche quella di far suonare di più gli strumenti, di indugiare sugli arrangiamenti».

La forza della condivisione con gli altri musicisti (per un futuro album?)

Ti Muovi è una canzone importante per Diodato anche perché raccoglie idealmente una serie di stimoli dal suo percorso di vita professionale e personale. «Credo che questa canzone racconti tanto di quello che sono io in questo momento, è anche un riassunto di una certa evoluzione di stile musicale che sto affrontando in questi ultimi anni, ricchi di tour e di concerti. Poter condividere il palco con dei musicisti eccezionali, poter giocare con le canzoni. Poter anche, in qualche modo, fare una vera “esperienza” con le mie canzoni che sono un corpo vivo che si rianima quando salgo su un palco» spiega il cantante.

«La cosa che mi piace di Ti muovi è che ogni volta che l’ascolto, mi sembra di percepire proprio quel crescendo che nominavi prima. Inizia con questa “solitudine”, di un pianoforte e della mia voce, poi una batteria. E intanto la mia voce che si trasforma mentre il suono monta sempre di più, fino a esplodere in qualcosa di molto condiviso con gli interi musicisti. A proposito, ho anche deciso di registrare con amici delle mie vecchie canzoni e non solo. Abbiamo affittato uno studio alle Officine Meccaniche a Milano e ci siamo chiusi lì per qualche giorno e abbiamo registrato quello che sarà probabilmente un album, in cui ci saranno anche delle piccole sorprese».

Amore che vieni, Amore che vai di Fabrizio De André è stata la canzone della svolta professionale

Non è stato programmato, com’è prassi se un artista è in competizione a Sanremo, un album post evento: Diodato ci sta lavorando. Quello che ci ha svelato è un indizio del probabile seguito di Così Speciale, uscito nella primavera dello scorso anno. Tutta questa eleganza che aleggerà sul palco del Festival di Sanremo con Ti Muovi è ulteriormente confermata dalla scelta della canzone che Diodato porterà nella serata delle cover e dei duetti. Una versione di Amore che vieni, Amore che vai di Fabrizio De André (e sono 25 anni dalla sua scomparsa) in compagnia di un altro cantante – di origini proprio genovesi – come Jack Savoretti, con la sua voce leggermente increspata e senza dubbio piena di fascino.

«Sai che Amore che vieni, amore che vai è per me una canzone importantissima, pensando alla mia carriera?» svela il cantante di origine tarantine. «Ha contribuito a dare una svolta importante. Quando ero agli inizi ascoltavo altre cose, non ero completamente “preso” dalle canzoni di De André. Poi scoprii quella canzone lì, che in qualche modo parlava di me, di quel momento della mia vita. Mi ricordo che provai a suonarla nella mia camera da studente universitario a Roma e venne fuori con certo impeto, la cosa mi sorprese. Dissi: “Caspita, queste parole sono proprio mie!”. In qualche modo quindi posso sentirmi rappresentato”».

«La portai alla band e ne facemmo una versione molto rock» prosegue il racconto di Diodato. «L’arrangiamento mi piacque talmente tanto che pensai di metterla nel mio primo album. In quel periodo feci sentire il disco al regista Daniele Lucchetti che decise di mettere quella cover in un suo film. Quando Daniele andò a presentare il film da Fabio Fazio, io feci di tutto per farmi notare. Sapevo del suo amore per De André».

«Il team che lavorava per la trasmissione Che Tempo Che Fa mi disse: “Eh, sai non possiamo ospitare un esordiente come te noi abbiamo gente come U2… ma se vuoi provare a proporre al prossimi Festival di Sanremo una tua composizione, c’è la sezione nuove proposte”. E come puoi immaginare il finale di questa bella storia, arrivai proprio a Sanremo con Babilonia» conclude Diodato.

Diodato e il cinema, un legame indissolubile

Una bella storia a lietissimo fine che ha anche fare con il cinema. Da sempre Diodato flirta con il grande schermo ed è davvero un bel destino avere a che fare con registi. Babilonia ricevette nel 2014 il premio della giuria dalle mani di Paolo Virzì. La notevole Che vita meravigliosa fu colonna sonora del film La dea fortuna, diretto da Ferzan Özpetek, si guadagnò il David di Donatello per la migliore canzone originale.

L’ultima domanda prima di salutarci è quindi d’obbligo, legata proprio al grande schermo. Chiedo a Diodato di scegliere idealmente un film del grande cinema italiano per il quale scriverebbe una sua canzone. «Matrimonio all’italiana, senza alcun dubbio, perché è un film bellissimo e fa parte della storia della mia famiglia, in qualche modo. Nel senso che è un film che ho visto le prime volte con i miei e da bambino li vedevo emozionarsi e piangere. Io ancora non capivo bene, poi negli anni l’ho rivisto più volte e ho pensato: “Mio Dio, è una cosa gigantesca”. Qualche mese fa ero a Napoli e ho visto il balcone in cui si affacciava Sophia Loren. Mi sono detto che quel balcone, in un certo modo – grazie a quel film – fa parte proprio della mia vita».

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