Interviste

Ditonellapiaga: «In Italia siamo poco abituati a vedere donne leader»

Dopo il successo raccolto a Sanremo 2022, la cantante è ora impegnata nel suo tour estivo in cui presenta dal vivo l’album Camouflage. Un estratto dall’intervista uscita sul numero di maggio

Autore Federico Durante
  • Il5 Giugno 2022
Ditonellapiaga: «In Italia siamo poco abituati a vedere donne leader»

Ditonellapiaga (foto di Giacomo Gianfelici)

Pubblicato l’album d’esordio Camouflage e superata brillantemente la prova sanremese (senza dubbio merito anche dell’azzeccato tandem transgenerazionale con Donatella Rettore), per Ditonellapiaga si è aperta ora la fase dal vivo, che può affrontare con la serenità di chi si avvia ad essere un’icona del nuovo pop italiano.

Nella “data zero” al Magnolia di Milano a inizio aprile abbiamo visto di cosa è capace: per un’ora di show tiene il pubblico in pugno come un’artista già navigata, le canzoni fanno ora ballare ora riflettere, la meccanica con la sua band è pressoché perfetta e la resa live dei pezzi non perde una tacca di potenza rispetto al disco, anzi.

Per tutta l’estate saranno numerose le sue apparizioni dal vivo (per info e prevendite: www.magellanoconcerti.it). Fra un impegno e l’altro l’abbiamo raggiunta telefonicamente per fare il punto su un anno di carriera che le ha cambiato la vita. Ecco un estratto dell’intervista che trovate integralmente sul numero di maggio di Billboard Italia.

Ditonellapiaga - intervista - 2 - foto di Kimberley Ross
Ditonellapiaga il 4 aprile al Magnolia di Milano (foto di Kimberley Ross)
Dal vivo la tua figura emana molto carisma “da leader”, fra la disinvoltura sul palco e la disinibizione dei testi delle tue canzoni. Hai mai visto qualcuno a disagio o in soggezione per quest’aura che emani?

Può essere, sicuramente è una cosa a cui siamo meno abituati a vedere in maniera così sfacciata. Per dire: Elisa, che è leader di ogni cosa che fa e controlla ogni nota delle sue canzoni, magari per il tipo di musica che fa non è percepita come bossy. Io in alcuni pezzi ho un atteggiamento un po’ sfrontato, quindi questa cosa viene caratterizzata ancora di più.

È vero che in generale siamo sempre stati abituati alla donna che magari si fa scrivere le canzoni, che fa l’interprete. Ma questo non vuol dire che quelle artiste non fossero leader. In America invece c’è più abitudine a vedere queste grandi donne “powerful”, come Beyoncé appunto, che poi sono anche d’esempio. Ecco, quello che manca in Italia forse è l’esempio: abbiamo bisogno di punti di riferimento.

E quali sono altri “muri di gomma” con cui un’artista donna deve fare i conti in Italia nel 2022?

Devo dire che a me è andata piuttosto bene. Le persone con cui lavoro non mi trattano come “la pazza col ciclo”, però ogni tanto qualcuno c’è. Ci sono questi luoghi comuni delle donne che non sono emotivamente stabili. Io non lo sono, ma forse è anche la mia fortuna, perché se no non scriverei così!

Il problema principale è che abbiamo un numero basso di ascolti. Io, donna, sono molto più abituata ad ascoltare uomini e a capirne l’universo. È dall’alba dei tempi che le donne si sono avvicinate al mondo maschile piuttosto che il contrario. L’importante è avere punti di riferimento per il futuro.

L’EP Morsi usciva un anno fa: come riassumeresti questi ultimi dodici mesi della tua carriera e della tua vita?

In pochissimo tempo sono cambiate tantissime cose, ho dovuto imparare tanto, mi sono confrontata con situazioni che prima erano molto lontane dalla mia quotidianità ma anche dal mio futuro ipotetico. Sono contentissima perché ho avuto la possibilità di condividere il mio primo “bambino” con tantissima gente. Poi c’è l’altro lato della medaglia: questa crescita veloce è pressante, da un giorno all’altro ti trovi a fare i conti con cose che prima non c’erano. L’importante è avere persone che ti seguono bene.

Come è stato il lavoro di trasposizione dei brani in una dimensione da live band? Penso soprattutto a quei pezzi più “da club” come Morphina e Repito che anche suonati dalla band rendono ottimamente.

Sì, ci sono delle aggiunte che ti fanno capire che è un live a tutti gli effetti. Che è la cosa migliore: un concerto uguale al disco mi annoierei sia a guardarlo che a farlo. I ragazzi della band sono veramente bravi e oltretutto tastierista e batterista sono i miei produttori (bbprod, ndr), quindi è anche più facile trovare i giusti arrangiamenti.

Nei tuoi brani assumi una miriade di “maschere” diverse, dalla tenera amante di Non Ti Perdo Mai alla killer spietata di Repito. Quella del “trasformismo” è una qualità di tanti grandi artisti del passato: nel tuo caso cosa riflette? Che differenza c’è fra Margherita e Ditonellapiaga?

Ci sono delle sfumature. A volte le canzoni sono rappresentazioni di miei pensieri o mie volontà di essere in un certo modo. Per cui mi dipingo in quel modo. A volte sono semplicemente fantasie, anche se comunque nella scrittura viene fuori la mia personalità. Ci sono pezzi – quelli più intimi, più lenti – che sicuramente sono più legati alla mia vita privata. Un pezzo come Connessioni è molto autobiografico. Anche Morphina lo è: forse in maniera diversa, creativa.

Ascolta Camouflage di Ditonellapiaga

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