Fiorella Mannoia: «Sulla libertà stiamo regredendo. I testi dei rapper? Li invito a riflettere»
A distanza di sette anni dall’ultima volta l’artista torna al Festival con un brano che è un inno all’orgoglio di essere donna. E racconta il suo impegno contro la violenza sulle donne
«Elodie e Annalisa sotto accusa per aver mostrato il proprio corpo? Siamo in un momento di regressione per quanto riguarda la libertà. Ma poi a quelli che le criticano dico: vi siete dimenticati di Madonna? Stiamo diventando un Paese di bigotti». Parola di Fiorella Mannoia, che a distanza di sette anni dall’ultima partecipazione con Che sia benedetta, nel 2024 torna al Festival di Sanremo con Mariposa. «Una canzone che è un manifesto che sottolinea l’orgoglio di essere donna in tutte le sue sfaccettature».
E che arriva in un periodo storico in cui un percorso collettivo è necessario più che mai. «Oggi è ancora difficile per gli uomini accettare l’emancipazione femminile, anche se ultimamente si è aperta una piccola porta. Dobbiamo lavorare insieme su questa cosa».
Per questo il cast di Una, Nessuna, Centomila di quest’anno (che si svolgerà il 4 e il 5 maggio all’Arena di Verone) vede anche tanti ospiti di sesso maschile (tra cui Samuele Bersani, Brunori Sas, Achille Lauro, Giuliano Sangiorgi e Tananai). «Il cambiamento deve partire anche da loro», sottolinea Fiorella Mannoia a pochi giorni dal Festival di Sanremo. «Femminismo non è una brutta parola e gli uomini femministi devono far sentire la loro voce. Perché siamo tutti vittime degli stereotipi che ci portiamo dietro da secoli. Questo è un processo lungo, e le cose non possono cambiare in poco tempo. Ma bisogna iniziare».
Come è nata “Mariposa”, la canzone con cui Fiorella Mannoia gareggia a Sanremo
E Sanremo è solo il primo passo di un anno incredibile che attende Fiorella Mannoia. «A portarmi al Festival è stata proprio questa canzone in cui credo tanto. Quando ce lo siamo ritrovato tra le mani ci siamo resi conto che era un brano con un forte contenuto». L’artista ne ha spiegato anche la genesi e l’importante ispirazione. «È partito tutto dalla visione di una serie televisiva, Il grido delle farfalle, che racconta la storia delle sorelle Mirabal (soprannominate – appunto – Las Mariposas), delle attiviste che si battevano contro la dittatura di Rafael Trujillo e furono trucidate», racconta Fiorella Mannoia.
«Questo assassinio, avvenuto il 25 novembre 1960, sconvolse profondamente l’opinione pubblica e indusse il generale a dimettersi. Mentre guardavamo questa serie Carlo (Di Francesco, ndr) prende carta e penna e si mette a buttare giù delle frasi», continua, spiegando come al progetto si sono aggiunti Federica Carta e Cheope. «Loro ci hanno aiutati a costruire una canzone dal ritmo gioioso e allo stesso tempo dal contenuto importante».
A chi le chiede se non teme che il contenuto elevato possa perdersi nel marasma dance/cassa dritta di quest’anno, Fiorella Mannoia risponde sicura. «Non bisogna tradire se stessi. Io scelgo le canzoni in base a quello che penso, non potrei mai scegliere testi che non sento miei. Sanremo poi è pieno di giovani, io non mi aspetto nulla. Voglio solo portare una canzone in cui credo».
I giovani e i testi dei rapper
E sono proprio i giovani su cui Fiorella Mannoia pare riporre le speranze per un cambiamento. «Per me è importante lavorare sugli stereotipi di genere soprattutto nelle scuole, tra i giovani. I testi dei rapper? Faccio mio un appello molto equilibrato che fece Roy Paci. Li invito alla responsabilità e alla riflessione. Non sono assolutamente per la censura, nessuno può essere censurato perché non sarebbe né giusto né tantomeno educativo. Bisognerebbe far capire che le azioni hanno delle conseguenze e dunque cercare un dialogo».