Gabriella Martinelli e la rivoluzione di “Tutto Daccapo”: il video in anteprima e l’intervista
“Viviamo nella società della performance dove dobbiamo essere sempre perfetti e mostrare di essere tutti uguali. Questo disco è un invito a rinnovarsi e a uscire dalla propria comfort-zone”. La cantautrice ci ha raccontato il suo ultimo album molto eclettico
«Ci sentiamo spesso soffocati dalle incertezze e dalle imposizioni sociali, schiavi di un retaggio culturale che necessita ancora oggi di una rivoluzione, ma ogni momento può essere quello giusto per rompere gli schemi e ricominciare davvero. Tutto Daccapo», così Gabriella Martinelli, cantautrice nata a Roma ma cresciuta in Puglia racconta la title track del suo nuovo album, uscito qualche mese fa.
Oggi vi presentiamo in anteprima il video, girato a Firenze con la regia di Fulvio Riccardi, di questa traccia così importante per l’artista. Nel video si sovrappongono tre dimensioni parallele. La prima è quella intimista dove l’artista si lascia andare a un dialogo con se stessa e fa i conti con le sue paure e con i sogni. L’ultima dimensione è quella sociale, che si esprime attraverso il corpo e l’interazione con gli altri.
Abbiamo fatto il punto con l’artista, che aveva vinto Area Sanremo e partecipato al Festival di Sanremo nel 2019 con Il gigante d’acciaio, sulla sua ultima uscita. Un album eclettico, ricco di ritmi, con la produzione di Simone Privitera, Danusk e Paolo Mazziotti. Un lavoro che ci ha messo un attimo a carburare, come è giusto che sia.
«Non c’è stato un riscontro immediato, è come se la gente se ne stesse accorgendo piano piano», racconta Gabriella. «Non mi sono limitata da nessun punto di vista. Arriva una grande energia. Sono 9 canzoni con una bonus track dove ho messo di tutto. Un album nato durante il lockdown quando mi sono presa il mio tempo, ho cercato di alimentare la mia creatività sia con la scrittura che con la pittura. Ci sono davvero tanti colori e credo che ognuno abbia potuto trovare ciò che era più adatto a lui».
Che cosa volevi eliminare di te?
Ogni cosa è figlia del proprio tempo. La Gabriella di prima è diversa da quella di oggi. Anche i miei artisti preferiti hanno fatto dell’eclettismo una bandiera, come David Bowie e St. Vincent, e io aspiro a quel modello. Quello che è importante per me è non rifare sempre le stesse cose. Tutto daccapo è molto più diretto di prima, non avevo voglia di girare intorno alle cose, anche perché è nato in lockdown quindi era proprio figlio del desiderio di guardare in faccia le persone.
Vuoi raccontare l’amore in modo diverso?
Esatto. Mi interessa parlare sia dell’amore nella sua quotidianità, ingabbiato nelle sue abitudini, sia dell’amore libero dalle convenzioni sociali. L’obiettivo principale è l’abbattimento degli stereotipi. Non voglio riconoscermi nella società classista di cui siamo figli ma soprattutto figlie. Volevo trasmettere questo in maniera forte sia con la varietà di suoni presenti sia con le parole dure. Per esempio, in Culi di gomma dico delle cose in modo molto preciso,mentre in Paranoie racconto la teoria dei calzini spaiati.
Che cosa è?
Viviamo nella società della performance dove dobbiamo essere sempre perfetti e mostrare di essere tutti uguali. Invece le fragilità sono la nostra forza, ci ispirano la creatività. Questo disco è un invito a rinnovarsi e a uscire dalla propria comfort-zone. Cadere non è sbagliato, bisogna solo trovare la forza di rinnovarsi.
In Paranoie dici di non voler seguire le mode. Lo intendi soprattutto per il sound?
Le mode sono soggettive e mutevoli. Io voglio seguire onestamente quello che mi piace. Infatti, in questo disco ci sono proprio tutti i miei ascolti onnivori. Ogni canzone ha il suo vestito. Ognuno può trovare quello che cerca.
Come è andato l’incontro con Erriquez?
È avvenuto per caso, purtroppo non l’ho mai conosciuto di persona. Lui è stato pazzesco, sempre estremamente gentile nei miei confronti ma soprattutto mi ha fatto capire che il mondo si può affrontare con più leggerezza.
Io di lui ho questo ricordo: una persona estremamente dignitosa che non mi ha nemmeno fatto sapere della sua malattia. Se nel disco compare il pezzo che abbiamo fatto insieme come bonus track, è perché la sua famiglia mi ha concesso il permesso di inserirlo.
In questo disco non ci sono canzoni esplicitamente politiche come Il gigante d’acciaio che parlava dell’annosa questione dell’ILVA della tua città, Taranto. Immagino che per te però il problema non sia affatto scomparso.
Certo, anzi, è la storia di un paradosso incredibile che non si è assolutamente risolto. Persone che devono abbandonare la loro terra per trovare un posto migliore. In realtà anche Il gigante d’acciaio non era un brano politico ma sociale. Anche in questo disco voglio fornire all’ascoltatore uno sguardo in tal senso ma con altre parole.
Partendo dalle mie fragilità, ho voluto raccontare la società precaria di cui sono figlia. Una società classista e anche molto contro le donne. Questo è evidente anche nel mondo della musica, a partire dalle line-up dei festival non si capisce come mai ci siano sempre così pochi nomi femminili o nelle classifiche di streaming. Poi a me capita ancora che mi chiedano stupiti come sia possibile che io suoni uno strumento.
Ma chi ti ha chiesto una cosa del genere?
Una persona incontrata per caso a un concerto. Ma pure un’altra volta ero a un laboratorio di scrittura e un uomo ha detto: “Le donne scrivono solo canzoni uterine per le altre donne”. Ero abbastanza sconvolta.
Adesso ripartirai in tour?
Ho vissuto parte della mia vita da busker quindi si può capire quanto mi manchi il contatto con la gente. Questo disco si deve ballare e questo spera si senta. Non vedo l’ora di proporre il mio album dal vivo.
Tutto Daccapo Tour
14 maggio – Taranto, Spazioporto
15 maggio – Rionero in Vulture (PZ), Visioni Urbane
28 maggio – Atri (TE), Teatro Comunale
18 giugno – Roma, Terrazza del Gianicolo
26 giugno – Verona, Mura Fest
1 luglio – Bergamo, Spazio Polaresco
Le date sono in aggiornamento. Il tour è realizzato in collaborazione con Freecom Live.
Gabriella sarà anche tra gli ospiti di “Un omaggio a Umberto Bindi. Ritratti d’autore” insieme a Morgan, Bungaro, Cammariere, Fresi e altri. L’evento è organizzato da Ernesto Bassignano, Premio Tenco e Premio Bindi e si terrà presso Officina Pasolini a Roma il 12 maggio.