Interviste

Gerry Scotti da re dei meme all’album natalizio: «Devo chiedere scusa a Frank Sinatra…»

Di fronte all’ondata di meme di quest’anno, il popolare conduttore è stato al gioco e ha rilanciato con “Gerry Christmas”, il disco di classici del Natale “cantati” col supporto dell’intelligenza artificiale

Autore Federico Durante
  • Il12 Dicembre 2023
Gerry Scotti da re dei meme all’album natalizio: «Devo chiedere scusa a Frank Sinatra…»

No, non è uno scherzo. Cavalcando il trend social che ha visto protagonista Gerry Scotti con innumerevoli meme e “cover” di grandi successi (da Cenere di Lazza a The Real Slim Shady di Eminem) grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, da poco è uscito un vero e proprio album di Natale “cantato” dal popolare conduttore. Si intitola Gerry Christmas, è prodotto dal grande Lucio Fabbri ed è uscito venerdì 8 dicembre per Warner Music Italy.

Ascolta Gerry Christmas

Gerry Christmas è disponibile persino in formato fisico. In tracklist, i grandi classici del Natale, da Feliz Navidad a Last Christmas. Naturalmente sempre grazie all’AI, capace di riprodurre fedelmente il timbro vocale di Gerry Scotti in quest’album di Natale davvero sui generis.

Trashata o operazione pionieristica? L’aspetto autoironico è evidente, ma al tempo stesso si tratta della prima volta che in Italia si tenta un esperimento di utilizzo di AI in modo sistematico e dichiarato, con il coinvolgimento di una major e di un personaggio conosciuto da tutti. Inoltre la concessione di licenze dei timbri vocali degli artisti per contenuti “AI-generated” è uno dei temi caldi della music industry in relazione alla nuova tecnologia, nonché una delle nuove frontiere del copyright.

Dietro la patina da meme, insomma, la release ha tutto l’aspetto di una prova generale di utilizzo dell’AI su più larga scala in futuro da parte dell’industria musicale. Alla vigilia dell’uscita abbiamo incontrato a Milano lo stesso Gerry Scotti parlare del suo sorprendente album di Natale. Naturalmente davanti a una fetta di panettone.

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L’intervista a Gerry Scotti

Come hai preso all’inizio l’ondata di meme che ti riguardavano?

Stupore, curiosità, simpatia. Non mi sono mai offeso né arrabbiato. Certo, ce n’è stato qualcuno pesante, perché quando ti fanno dire cose sgradevoli nei confronti di donne, anziani o bambini non ti fa piacere, ma niente che mi facesse scandalizzare. Questa mia trasversalità col mondo dei social e con una generazione distante dalla mia si è manifestata in modo spontaneo nel corso di quest’anno.

Quelli che mi “memavano” si sono accorti che io stavo al gioco, che ci prendevo gusto. Questo gioco mi ha travolto ma ne sono uscito benissimo, ho anche vinto l’Oscar di Memissima come personaggio italiano più memato nel corso dell’anno. E visto che le energie non devono passare invano, mi è venuta in mente la realizzazione di un progetto come Gerry Christmas.

Fra le tante “cover” create con l’intelligenza artificiale e la tua voce, ce n’è qualcuna che ti ha colpito in particolare?

Mi piacciono tutte, ma soprattutto quelle in cui mi fanno fare il cantante melodico napoletano. Non escludo che il prossimo disco sia Gerry Melodico… Da Povero Gabbiano a tutti i grandi classici della canzone napoletana, mi piacerebbe da matti. Poi il rap! Quando mi fanno fare Lazza, Sfera Ebbasta… Quei pezzi in cui viene fuori una cattiveria che non ho. Vedermi tatuato e dire cose che non fanno parte del mio linguaggio un po’ mi stranisce ma mi diverte anche tanto.

Questa è la prima volta che nell’industria musicale italiana si fa un esperimento di uso dell’intelligenza artificiale di così ampia portata. Sei consapevole di questo ruolo da pioniere?

Sì, non me l’aspettavo ma mentre ne parlavamo (con Warner, ndr) il telegiornale dava la notizia che i Beatles hanno pubblicato il “reperto” trovato nel cassetto. E questo un po’ ci ha fregati, perché se no saremmo stati i primi al mondo! (Ride, ndr) Adesso che si conoscono queste possibilità, sai quanti nastrini troveranno di Elvis, di George Michael, di Michael Jackson… Però siamo i primi a farlo così, consapevolmente, con il coinvolgimento del protagonista stesso (anche con un pizzico di follia).

Un tuo pensiero su Now and Then dei Beatles?

Non è certo la loro canzone più bella, ma si sono commossi loro quando l’hanno ascoltata e di conseguenza ci siamo commossi anche noi. È bello riascoltare la voce di John Lennon. Paul McCartney, quando i giornalisti gli chiedevano “Sir McCartney, qual è il segreto delle sue canzoni?”, rispondeva “Mah, mi limito a scrivere silly love songs (“canzoncine sciocche d’amore”, titolo di una sua celebre hit del 1976, ndr). Avere la capacità di declassare la propria grandezza spesso è la formula del successo.

Io ero “rollingstoniano”, mi piaceva di più la loro sfrenatezza, la loro voglia di vivere. I Beatles al confronto erano proprio dei baronetti. Ma nel corso degli anni sono diventato un loro grande ammiratore: hanno creato e rifinito un genere che dopo di loro non ho più sentito da nessuna parte.

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Che accordo hai fatto con Warner dal punto di vista dell’utilizzo della tua voce?

Il mio album di Natale è co-prodotto da me stesso con il mio marchio “Gerry Scotti” e con la mia agenzia social insieme a Warner. Abbiamo diviso oneri e onori di tutto questo. Essendo uno dei primi casi, abbiamo cercato di tutelarci in tutti i modi.

Visto che io ho studiato Giurisprudenza, anche se non mi sono laureato e non sono diventato avvocato, siamo di fronte a un uomo che consapevolmente concede la propria immagine e la propria voce per un uso di registrazione di un disco dove viene aiutato dall’intelligenza artificiale. Se qualcun altro avesse fatto questa operazione senza chiedermi il permesso, sarebbe diverso.

Comunque qualche paletto, qualche definizione legale bisognerà trovarla. Un conto è fare un’operazione così, in completo accordo, ma appena esci da quel perimetro qualche pericolo c’è.

Com’è stata addestrata l’intelligenza artificiale a utilizzare la tua voce nel modo più realistico?

I ragazzi di Thousandgerry (pagina social che ha realizzato tante “cover” con la voce di Gerry Scotti e che è stata coinvolta ufficialmente nello sviluppo dell’album di Natale, ndr) mi hanno detto appunto che avevano bisogno di “allenare” o “nutrire” l’intelligenza artificiale con dei toni miei diversi, perché quelli presi dai miei giochi televisivi hanno sempre più o meno le stesse inflessioni, la stessa tonalità, lo stesso portamento. Quindi mi hanno chiesto di leggere e di canticchiare in italiano, in spagnolo e in inglese. Sono stati in grado di prendere dei miei suoni gutturali, graffiati, soffiati che io emettevo cantando e di “appoggiarli” su un testo.

Leggevo intere pagine dei Promessi Sposi, altre volte il Gazzettino di Parma, altre ancora La Gazzetta dello Sport… Ho cantato liberamente il repertorio di Adriano Celentano, Gianni Morandi, Lucio Battisti… L’importante era sentirmi intonare per riuscire a far sviluppare i parametri dell’intelligenza artificiale.

Quando ho sentito i primi provini non ci credevo nemmeno io. Finché è un pezzo di Chris Rea (come nel caso di Driving Home for Christmas, ndr), che ha più o meno il mio tono di voce, è un conto. Ma quando mi sento cantare Frank Sinatra dico: “Oddio, cosa abbiamo fatto… Scusaci, Frank!”.

Quando su Instagram abbiamo annunciato la notizia dell’arrivo di Gerry Christmas, hai commentato con parole di grande affetto per Billboard. Condividi con noi un tuo ricordo legato alla testata?

Quando cominciai a fare Radio Milano International, la prima radio a cui lavorai in modo professionale (con orari precisi, un palinsesto, uno stipendio a fine mese…), e sentii l’odore di una radio “vera”, sul mixer c’era sempre regolarmente una copia di Billboard. Per anni è stata la nostra Bibbia e anche il nostro navigatore nel mondo della musica. Ci ha aiutato tantissimo a diventare dei professionisti.

Da grande appassionato di musica e da amico di Amadeus, qual è un tuo commento su questi Sanremo diretti da lui?

È stato bravo a non farsi digerire dal sistema, definendo sempre un certo stile. Anno dopo anno ha imposto sempre più un suo gusto, una sua scelta. Hanno fatto bene a farglielo rifare e penso che lui faccia sempre bene, perché ogni volta impara dalle edizioni precedenti. Poi le signore che si è messo attorno a me piacciono tantissimo. Sarà un bel Sanremo anche quest’anno.

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PAOLOOO