Interviste

Gianna Nannini ritrova l’America che voleva, scavando nell’anima. L’intervista

Stiamo per entrare nel bel mezzo di un “vortice Gianna Nannini”, esce infatti oggi il suo nuovo album “Sei nel l’anima”, ma fra poco saranno finalmente disponibili l’atteso film su Netflix, una versione aggiornata della sua autobiografia e ci sarà anche un tour. Siete pronti?

Autore Tommaso Toma
  • Il22 Marzo 2024
Gianna Nannini ritrova l’America che voleva, scavando nell’anima. L’intervista

Foto di Luigi&Lango

Partiamo da questo disco, s’intitola Sei nel l’anima (Columbia Records/Sony Music Italy), che sembra un refuso dello stampatore a leggerlo così. Ma invece no. «È un gioco grafico, l’apostrofo è una cosa che non si legge in altre lingue», svela Gianna Nannini in questa intervista sul suo nuovo album. «No, non potevo dirlo in un altro modo il fatto che volevo parlare di soul, di anima». Un viaggio che la sta riportando verso le sue lontane passioni musicali, quando l’abbiamo cominciata ad amare, sentendo nel 1979 le canzoni di California.

Già nel precedente lavoro del 2019, La Differenza, si percepiva quel percorso, perché registrato a Nashville, e con un certo richiamo al blues. Ma adesso per Gianna Nannini con questo nuovo album è arrivato il momento di voler scavare più in profondità, dentro la sua anima. E l’operazione è riuscita in pieno per questo disco grazie alla complicità di un parterre royale. La rockeuse senese si è infatti avvalsa di produttori abili come Andy Wright (Massive Attack, Jeff Beck, Simply Red) e Troy Miller (Amy Winehouse, Gregory Porter, Diana Ross). Ma anche del chitarrista Raül Refree, che gli amanti di Rosalía hanno saputo apprezzare nelle sue produzioni. Anche il lavoro di scrtittura di Alex “Raige” Vella è da apprezzare. Adesso il disco, poi il film e il tour.

Dopo il nuovo album, il viaggio nell’anima di Gianna Nannini, come molti di voi sanno, proseguirà poi con l’uscita il 2 maggio del film distribuito da Netflix Sei nell’anima. Diretto da una regista che definirei una sorta di alter ego della Nannini, Cinzia TH Torrini e che scandaglierà in particolare una parte della vita della Gianna nazionale, la sua vita dall’infanzia fino ai suoi primi successi. Passando da una svolta che trancia di netto il percorso di Gianna, tanto da considerare la sua vera nascita l’anno 1983 (nel disco c’è una canzone che s’intitola proprio così).

E poi viene ristampata la sua autobiografia, con leggero ritocco per l’occasione e con il titolo Sei nell’anima (Cazzi miei). A novembre invece, finalmente la vedremo protagonista di un tour europeo oltre che italiano.

L’intervista a Gianna Nannini per il nuovo album

La prima cosa che ho pensato ascoltando il tuo nuovo disco è che c’è tanto soul, gospel, c’è un ritorno a quella “America”, cosa che avevi cantato magnificamente nel lontano 1979. Che ne pensi?
Ah si, era un discorso che si era interrotto. Perché quando incisi America che era una canzone rock, fu arrangiata facendo riferimento a un mondo musicale che all’epoca io in realtà non conoscevo completamente. E io amavo le cantanti e i cantanti blues e soul. Tempo dopo incontrai Conny Plank (Konrad “Conny” Plank, celeberrimo produttore tedesco, ndr) che rimase divertito a vedere quella copertina con la Statua della Libertà che teneva in mano un vibratore, e mi disse: «Ma scusa, se fai il verso agli americani e al loro rock e li prendi per il culo e poi arrangi la loro musica seguendo il loro stile. Che provocazione è?». Ti giuro, non avevo mai pensato di aver copiato qualche cosa, gli dissi. Ma mi feci convincere da Plank di dedicarmi a dar forma a un rock che fosse “Mediterraneo”.


È bello che oggi, con l’uscita di Sei nel l’anima, parliamo di Connie Plank e di soul.
Ma certo perché tutto è legato. Infatti tornando a quel periodo di produzione con Connie, i primissimi anni ’80, ci mettemmo a trovare strumenti anche del Medio Oriente che avrebbero contribuito a dare un colore diverso alla mia voce. Insieme abbiamo iniziato anche quest’affascinante ricerca delle ritmiche nordafricane. Poi quando arrivammo a lavorare al nostro terzo album assieme, Profumo (1986, ndr), mi ricordo che Connie mi disse: «Gianna, prima o poi dovrai fare un disco soul, è dentro di te quel genere». Però poi lui è morto nel 1987, e non ci ho più pensato.

Connie era stato importante per me, mi aiutò a coniare il mio stile. Dopodiché produttori bravissimi come Will Malone hanno in pratica spostato il mio stile su quello che potremmo definire una sorta di rock sinfonico, no? E il discorso “interrotto” si è riacceso quattro anni fa, quando mi son detta: «Non sarò nata in America, ma io voglio fare, provare a riprendere alcune meravigliose canzoni americane, da Etta James, Janis Joplin, Otis Redding a Bob Dylan e farle sentire al mondo come vengono in italiano con la mia lingua di appartenenza».

Le ridussi all’osso anche nell’arrangiamento, per “scavarci dentro” la mia voce e andai a cercare gli editori di questi pezzi, che – devo dire – non furono entusiasti dell’operazione. Alla fine ho pensato: «Sai che faccio? Me le scrivo io le canzoni assieme a una manciata si bravi autori che ho scelto io». Ecco, Sei nel l’anima è nato così e gli ho dato una veste “nu soul”, adatta a me, al mio canto.

A proposito di soul, nel nuovo album c’è Lento Lontano che è davvero un gran pezzo, nella produzione c’è Troy Miller che per cinque anni fu il batterista nella band di Amy Winehouse.
Lei lo scelse perché era un batterista con una matrice gospel che a lei piaceva tantissimo. E nonostante gli ovvi problemi di lingua e di metriche che ho avuto con Troy – meno con Will Malone perché conosce l’italiano – lui mi ha insegnato a fraseggiare come se fossi una batteria quando cantavo, cercando un bel ritmo tra testo e musica. Facevamo un sacco di esperimenti, poi cambiavo il testo finché non trovavo la formula giusta.

Ho l’impressione che i brani prodotti da Troy Miller abbiano una dolcezza, una rotondità in più rispetto a quelli dove hai lavorato con Andy Wright. Oserei dire che sono più “femminili”, meno muscolari.
C’hai quasi ragione. Diciamo che i pezzi con Miller sono esattamente quelli con il suono, “L’anima” che cercavo dall’inizio di tutto l’album. Io ho cercato di muovermi nel soul con la leggerezza di Marvin Gaye, ma è ovvio che non posso essere lui, neanche l’IA potrebbe avvicinarlo. Io cercavo un disco così da tempo, Connie sarebbe andato a nozze con questi brani…

A proposito di Germania e di batteristi: tu hai avuto la fortuna di incontrare e lavorare con Jaki Liebzieit dai Can, band che per fortuna una fetta di Gen Z ha riscoperto grazie a Spotify e le varie ristampe.
Jaki è un maestro del groove, ci sono delle affinità con Troy Miller, ma qui stiamo parlando di uno che ha lavorato con Brian Eno, ha insegnato trucchi agli Eurythmics…

Il disco si apre con un pezzo rock, 1983, scritta da Alex Raige Vella, che peraltro è nato quell’anno!
Ma sai che quando si è scritto questo brano io non lo sapevo! 1983 è rock, un po’ parlato, dirompente. Perfetto per i concerti!

Maledetta confusione è una canzone tremendamente attuale.
Vuoi giocare al dottore / O alla scena del crimine … (Gianna si mette a cantare, ndr). Sai, sono quei meccanismi che poi portano dalla gelosia in un secondo a vedere quello che succede leggendo le cronache in questo periodo, ma è un fenomeno quello del femminicidio che non è che sia esploso adesso, solo che prima se ne parlava di meno. “L’amore è un pugnale”, bisogna stare attenti a questa frase.

E a fine album c’è Mi Mancava una canzone che parlasse di te con la chitarra impetuosa di Raül Refree che spesso vediamo con Rosalía.
Lui è un catalano, quindi non suona nel flamenco, sono cinque anni che lo inseguo per incontrarlo da quando lo sentii a Los Angeles nel disco di Rosalía.

Cosa ti piace di lei?
È dirompente, possiede il suo suono, è mondiale cantando in lingua spagnola. Non come l’italiano invece arriva a Chiasso.

Direi che già solo tu sei andata un po’ oltre Chiasso con le tue canzoni. Ma come sei arrivata a Raül Refree dopo 5 anni? A questo punto sono curioso…
Avevo chiesto al mio editore se fosse possibile creare un incontro e visto che era abbastanza impossibile decisi di andare ad abitare per qualche tempo a Barcellona, dove affittai uno studio ma anche in quel contesto che mi pareva il migliore per un incontro, non successe nulla. Alla fine un giorno in spiaggia incontro un mio amico che fa l’immobiliare e che conosceva qualcuno che era amico di Raül Refree, anzi era stato un suo compagno di scuola. Giro il tempo di una mail ci siamo visti e alla fine abbiamo fatto insieme questo brano di cui sono molto orgogliosa, da un certo punto di vista Raul è per me un nuovo Connie Plank!

Dopo Ragazzo dell’Europa – canzone di quasi 30 anni fa – il tuo nome è stato spesso accostato a un immaginario mitteleuropeo, certamente anche per l’enorme successo che hai avuto nel mercato di lingua tedesca. Nel 2024, dove l’Europa sembra entrata in un processo lento di disgregazione di valori e significato, cosa vuol dire per te la parola “mitteleuropeo”?
Per me la parola mitteleuropeo si riferisce molto al tipo di ritmica, ai suoni che ho usato nei miei dischi, non è un discorso geopolitico. “Mit” letteralmente come: “nel mezzo”. Connie Plank ha creato per me un suono che sta tra l’Italia e la Francia, la Spagna e la Germania. E lo faceva con un approccio minimalista. Bastavano per lui e anche Jaki pochi tocchi per evocare una atmosfera.

È quel tipo di minimalismo tedesco che ha dato personalità a un brano mio celeberrimo come Latin lover dove uno può pensare che sia un pezzo rock. Ma la bellezza del lavoro con Connie è che il suono non era mai rigido. Allora… Dopo che abbiamo parlato di batteristi devi sapere per chiudere che per il tour sto cercando un nuovo batterista. Sappiatelo..

Gli instore e il tour europeo

Sei nel l’anima instore la Feltrinelli
Bologna venerdì 22 marzo (Piazza Porta Ravegnana, 1 ore 18.00).
Milano sabato 23 marzo (Piazza Piemonte, 2 ore 18.30).
Firenze mercoledì 27 marzo (Piazza della Repubblica, 26R ore 18.00).
Roma giovedì 28 marzo (Via Appia Nuova, 427 ore 18.00).

Sei nell’anima tour European Leg
La tournée internazionale distribuita da Friends & Partners e co-prodotta con 3Monkeys, segna il grande ritorno live di Gianna Nannini per portare live il nuovo album (qui i biglietti). Ecco alcune date:
Zurigo 25 novembre Hallenstadion
Monaco 28 novembre Olympiahalle
Firenze 14 dicembre Nelson Mandela Forum 
Milano 17 dicembre Forum 
Roma 21 dicembre Palazzo dello Sport 

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