Interviste

Giordana Angi: «La bellezza di cui parlo non è estetica, ma nasce dal dolore»

Esce oggi Questa fragile bellezza, il quarto album della cantautrice. A pochi giorni dalla release e dai due spettacoli speciali che si terranno domani e domenica e Roma e a Milano, l’abbiamo incontrata per farcelo raccontare

Autore Greta Valicenti
  • Il28 Ottobre 2022
Giordana Angi: «La bellezza di cui parlo non è estetica, ma nasce dal dolore»

Giordana Angi, foto di Ilaria Francazi

«Ancora non sto realizzando», è la prima cosa che dice Giordana non appena entriamo negli uffici di Universal, dove la incontriamo per la nostra chiacchierata. E non perché sia una novellina del gioco (alle spalle di strada ne ha, e anche molta), ma perché Questa fragile bellezza, il suo quarto album uscito oggi, è un po’ come se fosse il primo. Il primo scritto con quella calma e quella serenità necessarie per esprimere se stessi al 100%, e che ora Giordana Angi, una delle cantautrici più apprezzate del panorama musicale italiano, non si lascerà scappare tanto facilmente. Abbiamo parlato con lei dell’importanza di imparare l’arte di essere fragili e del potere della condivisione.

Ad ogni canzone hai abbinato un colore e una parola chiave. Come mai?

Nel disco ci sono 12 pezzi, ma considera che sono partita da 30 e sono arrivata a 12 con in mente il presupposto di non voler annoiare né me, né le persone che poi mi avrebbero ascoltata. Quindi ho cercato di variare e di non raccontare sempre la stessa cosa. Per quanto riguarda il colore, tutto parte da dei post-it! Per selezionare solo 12 tracce semplicemente ho usato dei post-it e ho scelto un colore per ogni pezzo in base alle emozioni che mi dava.

Quindi i 18 pezzi che sono stati esclusi da questo disco verranno archiviati o hai già in programma qualcos’altro?

Guarda, nel mio hard-disk c’è l’inferno. I pezzi sono rientrati nella cartellina 2022, stanno lì. Vedremo che succede…

Oltre che un colore e una parola chiave, nel formato fisico ad ogni traccia hai associato una poesia e hai definito Aereo a vela, uno dei pezzi contenuti nell’album, “ermetico”. Che rapporto hai dunque con la letteratura, e in particolar modo con la poesia?

Al liceo ho avuto la fortuna di avere questa insegnante di italiano – che poi è diventata anche la mia più cara amica – e attraverso le sue lezioni ho scoperto la poesia. Ho conosciuto Alda Merini, che per me è la poetessa per eccellenza, Emily Dickinson, e da lì mi è rimasta la passione per la poesia. Quest’anno non ho letto molti libri di poesie, ma quando ami qualcosa poi ti rimane per sempre. In Aereo a vela ho ritrovato quel linguaggio poetico di cui sono estremamente felice. Mi ci ritrovo molto, è un linguaggio descrittivo ma allo stesso tempo metaforico.

E se dovessi consigliarci una lettura da abbinare all’ascolto dell’album?

Forse ti direi L’arte di essere fragili di Alessandro D’Avenia. Lì lui ha preso i testi di Leopardi e li ha convertiti in una lettura molto semplice. Tra l’altro questo libro mi era stato consigliato sempre da questa mia amica che, sentendo le canzoni, ci aveva ritrovato molte cose che aveva trovato anche nel lavoro di D’Avenia. Il titolo del disco per altro nasce insieme a lei.

A proposito proprio di fragilità, di questo disco hai detto: “Questa Fragile Bellezza non è la bellezza dei vincenti, dei perfetti, ma una bellezza che nasce dal dolore, dalla solitudine e dall’incomunicabilità”. In un’epoca in cui la società ci vuole iper performanti e sempre votati alla perfezione, l’arte è rimasto l’unico luogo in cui siamo autorizzati ad essere fragili?

Credo che prima di tutto dobbiamo essere noi stessi ad autorizzarci ad essere fragili. La bellezza di cui parlo in questo disco non è una bellezza estetica, ma è quella bellezza che nasce dall’incomprensione. Il dolore può essere vissuto in vari modi, ma se lo prendi come un’occasione per capire di più di te e farne un punto di forza per andare avanti, allora lì diventa qualcosa di bello. Altrimenti può essere un modo per chiuderti e si è persa un’occasione. Si capisce che non sono proprio un modello di leggerezza (ride, ndr)! Anche se in verità in questo disco ho cercato di dare leggerezza al mio peso.

Hai detto che questo è il tuo quarto album ma è come se fosse il primo, libero e incondizionato. Questa fragile bellezza, quindi, è un punto di arrivo per essere riuscita ad esprimere te stessa al 100% o un punto di partenza per una nuova vita artistica?

Quella cosa è stata dettata dall’entusiasmo e dalla spontaneità del momento, magari quando farò il prossimo disco dirò la stessa cosa. La differenza principale sta nel fatto che stavolta ho avuto una calma e una serenità molto diverse da prima. Questa è una calma che mi sono conquistata con il tempo. Dieci anni fa ero alla ricerca di una stabilità che adesso finalmente ho. So che non è per sempre, ma mi ha permesso di lavorare a questo disco come volevo. Tutto mi soddisfa in questo album, e mi sento fiera perché mi sento estremamente rappresentata.

Per presentare il disco hai ideato degli spettacoli speciali che si svolgeranno questo weekend a Roma (il 29 ottobre al Monk) e a Milano (il 30 ottobre alla Santeria di viale Toscana). Ci racconti un po’ di cosa si tratta?

È complicato da spiegare ma quando lo si vede poi non lo è. Ci sarò io al pianoforte che canto alcuni pezzi e insieme a me ci sarà Elisa Lombardi, una bravissima attrice teatrale che interpreterà le emozioni di questo disco. Io ho collegato alle canzoni dei testi e lei li leggerà. C’è questa interazione tra me e lei molto forte, non mi aspettavo che questa cosa mi spiazzasse così. Si crea davvero un collegamento particolare perché la mia musica si lega alla parola di qualcun altro. Ci saranno anche due ballerini. A Roma ci sarà Giulia Stabile e a Milano Umberto Gaudino.

Recentemente hai iniziato un nuovo percorso come A&R di 21Co e con l’etichetta state seguendo giovani talenti. Com’è passare dall’altro lato della barricata?

È molto bello perché mi sembra un prolungamento di quello che già faccio ad Amici. Da qualche anno ormai lavoro con i ragazzi sui loro pezzi e do il mio apporto sulle cover, anche se sono più io che prendo da loro che il contrario! Quando è nata l’idea dell’etichetta ero super entusiasta perché mi sento molto vicina al percorso dei ragazzi. Questa cosa del dare poi la sento molto. Durante la pandemia mi ero iscritta alla facoltà di Lettere, poi ho lasciato perché mi sono concentrata sulla musica. Però vorrei finirla, e spesso immagino me stessa tra 20 anni a insegnare. Quando si tratta di dare agli altri qualcosa di mio mi ci metto sempre molto volentieri. Anche quando si tratta dei miei pezzi. Per me la musica è condivisione, quindi mi viene estremamente naturale.

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