Soul, una questione di sincerità: J.P. Bimeni porta in Italia il suo “Free Me”
Arriva in Italia una delle voci più in vista del mondo soul contemporaneo: l’artista originario del Burundi porterà dal vivo il suo nuovo album nel nostro paese fra luglio e agosto
Per parafrasare una celebre frase di Nanni Moretti, il Burundi viene sempre inserito nei discorsi per parlarne male: “Vabbè, qui non siamo mica in Burundi”. Proprio dal paese centrafricano arriva una delle nuove voci soul che ha già fatto parlare parecchio di sé nel Regno Unito: J.P. Bimeni. La sua storia, infatti, ha del rocambolesco: dopo essere scampato a due attentati, a 15 anni scappa dal suo paese in guerra civile e trova rifugio prima in Galles e poi a Londra. Lì comincia a esplorare la sempre vivace scena musicale della città, con varie esperienze artistiche che lo porteranno poi alla pubblicazione dell’album Free Me (Tucxtone Records, 2018) con i suoi The Black Belts. Fan sfegatato di Otis Redding (peraltro canta nella tribute band ufficiale, The Jezebel Sextet), J.P. Bimeni passerà per la prima volta dall’Italia con alcune date dal vivo fra luglio e agosto.
Ci parli della tua formazione musicale? Come e quando hai iniziato a fare musica?
Non ho una vera e propria educazione musicale, a parte alcuni corsi brevi che ho fatto negli anni (University of Preston, Goldsmiths University e Morley College) e a lezioni private di canto, chitarra, produzione e un po’ di teoria musicale. Per la maggior parte ho imparato da autodidatta su internet – e ho ancora molto da apprendere. Ho autoprodotto il mio primo EP solista (Slow Me, Akazi Records) nel 2008 con un diverso nome d’arte: Mudibu. Dopodiché sono stato coinvolto in vari progetti per imparare di più e creare insieme agli altri, con gruppi come Mantilla, Rainbow Blanket, Lost Child, Saints Patience e The Jezebel Sextet.
In che modo pensi che le tue esperienze di vita abbiano influenzato la tua personalità e la tua espressività artistica?
In modo enorme, devo dire. La mia esperienza mi ha insegnato che la vita è qualcosa di molto fragile, invece che darla per scontata. Ogni momento è prezioso: anche quelli difficili ti aiutano ad avere più consapevolezza di te stesso e del mondo che ti circonda. Dunque quello che sono e che faccio è in continua evoluzione, certamente permea tutto il mio agire. Perlomeno così credo.
Che tipo di scena musicale hai trovato nel Regno Unito?
Ho trovato tutti i tipi di musica e sono stato felice di esplorarli. Folk, reggae, rock, rockabilly, latin, hip hop, soul, funk, afro: Londra è ricchissima di ogni genere musicale.
La musica soul è un genere che sembra non invecchiare mai. Qual è il suo segreto secondo te?
La sincerità (una cosa che va stretta al mondo di oggi). È sincerità che prima di tutto trovi dentro di te e che poi proietti al di fuori. In secondo luogo, penso che si tratti di trovare un amore pieno di grazia e cercare di condividerlo con il mondo come offerta in cambio delle lezioni imparate: per quanto la vita possa essere dura, trova quel senso di liberazione chiamato “amore”. È un sentimento di maggiore leggerezza in confronto a ciò che non è amore. Arrivarci può anche essere difficile: è un percorso.
Verrai in Italia per alcuni concerti nei prossimi mesi. Che tipo di spettacolo ci dobbiamo aspettare?
Wow, sono curioso anch’io! Non so davvero cosa aspettarmi perché sarà la mia prima volta in Italia ma posso dire con sincerità che provo grande entusiasmo e non vediamo l’ora. Veniamo per condividere un momento di sincerità.
Free Me ha ricevuto molta attenzione nel Regno Unito. Com’è stato il lavoro di produzione svolto per l’album?
Sì, l’accoglienza che Free Me ha avuto è stata del tutto inaspettata e non ha fatto altro che caricarci ancora di più. Per qualsiasi artista è un sogno il fatto di ricevere apprezzamento per un lavoro che è stato frutto di amore, lavoro di squadra e dedizione. Puoi immaginare l’entusiasmo e l’incoraggiamento che ci ha dato tutto ciò. Siamo ancora più spinti a viaggiare con questa speciale creazione/condivisione di musica che ci è capitata come progetto. È un vero sogno.
Cosa rappresenta la figura di Otis Redding per un artista come te?
Wow, Otis Redding è stato la mia scuola (ride, ndr). Sono quasi cinque anni che canto le sue canzoni e faccio un tributo alla sua musica con The Jezebel Sextet. L’arte e il repertorio di Otis Redding sono di immensa importanza. Ha un’energia incredibile e piena di veracità: una cosa che sento molto vicina quando si tratta di esibirmi. Non sorprende che la sua musica duri da cinquant’anni e vada ancora forte nel mondo. C’è qualcosa di speciale nell’uomo, nella sua capacità espressiva. Sono semplicemente grato di averlo scoperto e di contribuire in piccola parte a tenere in vita la sua musica e la sua influenza.
Ascolta Free Me di J.P. Bimeni in streaming
Prossime date in Italia
- 19 luglio – Porretta Soul Festival, Porretta Terme (BO)
- 2 agosto – Sud Est Indipendente Festival, Lecce
- 14 agosto – Mamma Blues Festival, Nureci (OR)
- 10 ottobre – Roma Europa Festival, Roma