L’elogio della follia di Axos: «Ogni mia scelta è calcolata su quello che può provocare»
Il rapper milanese ha appena pubblicato il terzo album, ricca tavolozza di stili e sonorità che lui descrive come frutto di una lunga introspezione e come lavoro dalla produzione che finalmente soddisfa le sue aspettative
Quello di Axos è uno stile atipico all’interno della scena hip hop italiana. A un flow debitore della “vecchia scuola” ama associare basi in gran parte suonate da musicisti in carne e ossa (retaggio dei suoi trascorsi rock, come vedremo), anche con un non banale senso per la melodia; e nelle sue barre trovano spazio tanto riferimenti culturali sofisticati quanto il più crudo approccio street o “politically incorrect”.
L’abbiamo incontrato a Milano alla vigilia dell’uscita del suo terzo lavoro full-length, Manie (Believe), ricca tavolozza di stili e sonorità che lui descrive come frutto di una lunga introspezione e come lavoro dalla produzione che finalmente soddisfa le sue aspettative.
Axos presenterà i brani di Manie nel corso di uno speciale live il 14 aprile ai Magazzini Generali di Milano, chiamato “The Experience”: «Non sarà solo un concerto. È un’idea nata da una mia esperienza visionaria introspettiva. Volevo far provare quell’esperienza anche agli spettatori, in modo che escano con un po’ di consapevolezza in più».
Ecco un estratto dell’intervista che leggerete integralmente sul numero di aprile di Billboard Italia.
Quel Manie al plurale mi suona quasi nel senso etimologico greco di “raptus”, “possessione”. Quali sono le tue?
Non descrivo una mania in particolare, così come non descrivo “le” manie. Trovo che siano un mezzo di introspezione, perché rivelano le tue debolezze. Rivelano a te stesso chi sei. Per quanto mi riguarda, è fondamentale poter utilizzare la propria follia come mezzo introspettivo. Io l’ho fatto, attraverso un percorso molto lungo. Quindi ho voluto identificare questo album con una parola che descrivesse quel grande sforzo che ho fatto su me stesso: andare in contatto con tutta la mia follia ed estrapolarne del bene, potendo anche sfogarlo in un disco che ho scritto in un mese.
La produzione di è curata quasi interamente da Jvli, peraltro producer di fiducia di Cicco Sanchez, che troviamo a sua volta nell’album. È la prima volta che collabori con lui in maniera organica?
Sì, l’ho conosciuto proprio grazie a Cicco, che mi ha voluto nel suo disco (nostalgia liquida, ndr). C’è stato subito del feeling. Un produttore prima di tutto ti deve capire, e lui mi ha capito meglio di qualsiasi altro produttore nella mia vita. È un musicista a tutto tondo: sa prendere chitarra, basso, pianoforte e suonarli ugualmente bene. Una cosa per me fondamentale. Non deve per forza chiamare dieci musicisti, perché è un produttore vero, che in Italia è una figura rara.
Adesso stanno cominciando a uscire: per esempio Michelangelo, Estremo, Verano… Ma è una cosa più legata alla nuova scuola. La generazione precedente aveva a che fare più che altro con i programmi. Io ho avuto tanti anni di rapporto sterile con la produzione e forse la pecca di alcune mie tracce era che non c’era una produzione come si deve. Con Jvli sono riuscito a ottenere quello step in più.
Cosa Vuole Questa Musica Stasera menziona i Thirty Seconds to Mars, Eminem, i Linkin Park, System of a Down. Axos, cosa significano per te quei riferimenti musicali dei primi anni Duemila?
I System of a Down sono stati fondamentali nella mia adolescenza. Con Eminem ho iniziato a rapper. I Linkin Park, lasciamo perdere: follia pura… Sono tutti riferimenti che mi hanno portato in determinate direzioni. Dico “le risse con 8 Mile, i brividi coi Linkin” perché il pezzo parla di quello: dove ti hanno portato i tuoi ascolti? Cosa ti ha fatto fare la musica?
Il pezzo sottolinea la potenza della musica che ascolti: a volte non ci si rende conto che può effettivamente indirizzare delle scelte della tua vita. Quindi ho fatto una sorta di selezione di artisti che mi hanno influenzato (sarebbe stato impossibile metterli tutti).
Sur la Lune ha atmosfere un po’ diverse dal resto del disco: eteree, visionarie.
Sì, infatti se la mettiamo sui numeri è un brano che è andato meno di altri. Quello è un pezzo uscito come singolo, anche se non ha niente “da singolo”. Abbiamo fatto un video in cui ho deciso di esprimere tutto il mio mondo visionario perché volevo fare in modo che quello fosse un voltare pagina completo. A volte faccio delle cose per provocare: la traccia che feci con Side Baby (Harem, ndr) era di provocazione pura. Ogni mia scelta è calcolata anche su quello che può provocare all’esterno. In questo caso c’è il voler suscitare qualcosa che possa far storcere il naso.