Interviste

Murubutu: «Il rap è un medium efficace anche per veicolare contenuti culturali»

Il professore-rapper emiliano ha appena pubblicato il nuovo concept album Storie di Amore con Pioggia e Altri Racconti di Rovesci e Temporali, dominato appunto dal tema ricorrente della pioggia

Autore Federico Durante
  • Il23 Gennaio 2022
Murubutu: «Il rap è un medium efficace anche per veicolare contenuti culturali»

Murubutu (fonte: ufficio stampa)

Trovatelo voi un altro rapper capace di mettere nelle barre parole come crononautica, circadiano, iloti, panopticon, nefelomanti, Bellum Germanicum. O di citare con disinvoltura riferimenti culturali da Tiepolo a Walt Whitman, da Mantegna a James Joyce. Vi risparmiamo la fatica: non ne scoverete molti oltre a Murubutu.

Con un’attività artistica ormai trentennale cominciata all’epoca delle posse, il professore-rapper reggiano da molti anni si contraddistingue nel panorama italiano per un flow manifestamente colto e con concept album che avvicinano il rap alle forme espressive della poesia e della narrativa.

Ultimo della serie (per ora), il nuovo Storie di Amore con Pioggia e Altri Racconti di Rovesci e Temporali, album dominato appunto dal tema conduttore della pioggia. Un archetipo che si presta a miriadi di declinazioni – dal biblico diluvio universale al D’Annunzio de La pioggia nel pineto – e che permea ogni cultura del pianeta dagli albori dell’umanità. Dunque un terreno fertilissimo per la fervida immaginazione di Murubutu, che ci ha presentato il progetto.

In un album basato sul concept della pioggia, ero sicuro che avrei trovato dei riferimenti al diluvio universale. Questo mito potente secondo cui il mondo come lo conosciamo oggi sia frutto appunto di una pioggia di quaranta giorni in che modo colpisce la tua immaginazione?

È affascinante perché questo mito palingenetico c’è in tantissime religioni antiche. La versione in salsa cristiana non è neanche la prima. Ce ne sono di diverse in tutte le culture: quella greca, quella indiana o altre meno conosciute. Nella narrazione dello sviluppo di una civiltà c’è la necessità di un evento che rigenera tutto. È interessante che il dio cristiano, che è un dio “buono”, si macchi di un peccato così grave come l’omicidio. E soprattutto che non riesca a tirarne fuori niente di bello, perché non è che dopo l’uomo migliori. Quindi è un dio che fallisce.

Sempre in Diluvio Universale tu dici: “All’inizio era pioggia ma nessuno credeva al diluvio”. È anche un riferimento al Covid?

Sì, c’è anche una lettura di questo tipo. Ma quella dinamica può riferirsi a tante cose, anche al fascismo, oltre che al Covid: all’inizio tutti minimizzano, forse per non impegnarsi per arginarlo. Ma sta di fatto che poi ci si ritrovano sotto.

Come mai inserire un brano che parla della Berlino divisa in un album basato sul concept della pioggia? Parlo ovviamente di Markus ed Ewa.

È da tanto che volevo parlare del muro di Berlino. Secondo me è un argomento poco trattato a livello documentaristico, nel senso che i documentari ci sono ma vengono trasmessi poco rispetto ad altri argomenti. Siccome è un evento molto recente, e siccome in tutto il mondo i muri proliferano, ho pensato che ambientare uno storytelling intorno a una storia del genere fosse importante, soprattutto se poi si parla delle relazioni che vengono spezzate.

In Temporale si sente molto forte, molto bruciante questo senso del ritorno, inteso proprio nel senso greco di “nostos”. Mi racconti l’ispirazione di questo brano?

Nasce come uno dei possibili futuri di un mio pezzo del 2014, I Marinai Tornano Tardi. A me è sempre piaciuta l’idea di sviluppare ulteriormente alcune trame dopo diversi anni. Mi piacerebbe che i miei scrittori preferiti lo facessero! Questa donna vedova torna sul posto del “misfatto” e si riappacifica col mare che le ha ucciso il marito. Quindi c’è una relazione triangolare fra l’amore, la nostalgia e il senso di identità.

Fra i pezzi più sorprendenti del disco c’è Legio XII Fulminata, con quella sua descrizione così accurata degli scontri fra l’esercito romano e i Germani. I tuoi studenti hanno mai trovato utili per lo studio i tuoi pezzi più “didattici”?

I miei studenti non mi hanno mai testimoniato questo… (ride, ndr) Comunque ci sono tanti studenti e soprattutto colleghi che invece mi contattano per dirmi che li utilizzano in classe. Pezzi come L’Armata Perduta di Re Cambise o La Notte di San Bartolomeo sono abbastanza didascalici, quindi possono essere anche spendibili in sede didattica.

Murubutu - intervista - 2
Murubutu (fonte: ufficio stampa)
Trovo molto bello sentire ancora degli scratch in un disco rap di oggi. Mi pare che in generale tu vada orgoglioso delle tue radici “old school”.

Sì, io penso che sia giusto evolversi ma questa musica nasce da una cultura. E in questa cultura ci sono sempre stati gli scratch, che a me continuano a piacere. Secondo me nell’hip hop ci stanno sempre benissimo.

Oltre a te, in Italia esiste una scena di rap “colto”: i nomi con cui collabori lo dimostrano. Questo è anche frutto del nostro grande patrimonio letterario e culturale? Perché non so quanto ci sia questo fenomeno artistico in altri paesi.

Penso che un rap più conscio e acculturato nelle rime ci sia un po’ in tutti i paesi. Questo perché il rap è un medium decisamente efficace anche per veicolare dei contenuti di ordine culturale o delle rime non prevedibili. Quello che succede in Italia, nel nostro piccolo, è un panorama molto variegato ma che in qualche modo sentiamo nostro.

Murubutu, ci sono dei poeti – italiani o internazionali – che ami particolarmente?

Sicuramente Alda Merini. Andando su autori meno conosciuti, direi Nella Audisio, una poetessa contemporanea di grande interesse. Aggiungo anche Carmen Yáñez, poetessa cilena che leggo spesso e che è stata moglie di Luis Sepulveda.

A marzo parte il tuo tour e per la prima volta sarai accompagnato da una band. Come nasce questo tuo desiderio? E com’è che state affrontando le prove?

Per me è una grandissima gioia. Ho sempre rinunciato ad avere una band perché comunque amo il set hip hop classico. Però col passare degli anni ho pensato che fosse giusto arricchire la mia proposta live e sperimentare con una vera e propria band. Sono contentissimo del risultato: è un suono molto più pieno, molto più caldo, che va di pari passo con le emozioni che voglio trasmettere nei testi.

Ascolta Storie di Amore con Pioggia e Altri Racconti di Rovesci e Temporali

Il tour di Murubutu

5 marzo – Roma, Largo Venue

18 marzo – Pozzuoli (NA), Duel Club

26 marzo – Firenze, Viper Theatre

1 aprile – Bologna, Estragon

22 aprile – Roncade (TV), New Age

23 aprile – Milano, Alcatraz

6 maggio – Torino, Hiroshima Mon Amour

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