Interviste

Neves17: «Voglio portare il suono di Napoli fra i grandi d’Europa»

Strada. Attitudine. Verità. La musica rapper napoletano nel suo album d’esordio “Ieri, oggi e domani” esce dalle casse del tuo stereo, ma suona forte fra le vie dei rioni partenopei

Autore La Casa Del Rap
  • Il11 Novembre 2023
Neves17: «Voglio portare il suono di Napoli fra i grandi d’Europa»

Neves17

“Il mio nome è Vittorio Neves, in arte Neves17”. Questa le parole in chiusura del trailer che ha anticipato la pubblicazione di IERI, OGGI E DOMANI, ma anche la frase che ha aperto la nostra intervista con Neves17. Una frase forte e decisa, una dichiarazione di identità, un vero e proprio battesimo con cui il giovane rapper partenopeo muore e rinasce, in tutta la consapevolezza acquisita nel corso degli anni trascorsi fra le strade dei rioni napoletani. La sua storia è molto complessa, fatta di luci e ombre, proprio come la sua bella-Napoli. 

IERI, OGGI E DOMANI è un album d’esordio che mostra a carte scoperte grandi emozioni – anche contrastanti. In questa polveriera di sentimenti, un ruolo importante per la sua musica lo gioca l’amicizia: Vittorio infatti non ci nasconde quanto “è stato importante il supporto di alcune persone che lo hanno spronato, in primis Geolier“. E sono proprio questi amici che ha scelto come collaboratori nel disco: Baby Gang, Morad, Enzo from the Block, MamboLosco, Lele Blade, Sacky e lo stesso Geolier. Con la sua musica Neves punta a proiettare la scena partenopea nel panorama dei grandi d’Europa. E questo primo album rappresenta (solo) l’inizio della sua storia.

L’intervista a Neves17

Ti avevamo lasciato con il singolo Oro e diamanti insieme a Geolier e Enzo Avitabile, e poi con Luna con Boro e Sarodj. Ora sei totalmente nel tuo viaggio artistico. Cosa è successo nel frattempo?Durante il percorso di Luna, di Oro e diamanti quest’album era già quasi finito: c’erano solo gli ultimi dettagli da aggiustare. Ho pubblicato i due brani per dare un assaggio di quello che sarebbe venuto con il nuovo album; volevo far capire alle persone che stavo partendo con un nuovo stile e una nuova mentalità.

Alla fine del trailer che ci introduce al tuo nuovo album dici: “Mi chiamo Vittorio Neves, in arte Neves17”. Cosa aggiungeresti a questa tua presentazione alle porte del primo album?
Con quella frase mi riferisco alle persone che mi conoscono veramente. Sono un giovane artista, che scrive le sue idee. Un ragazzo che ha vissuto delle cose particolari. Vittorio Neves in questo momento se ne va, e prende vita Neves17. Vittorio-Neves è quell’anima appuntita, quel bambino “vivace” (ride, ndr) e in questo percorso non ti nascondo che c’è stata tanta sofferenza. Il secondo brano del disco l’ho intitolato SENZA ANIMA: è come se io lasciassi alle spalle tutto il passato, per cominciare un nuovo percorso, senza pietà o mezzi termini.

IERI, OGGI E DOMANI è un concept molto forte attorno a cui ruota tutto il nuovo album. Chi era invece il Neves di ieri, quello che muore e rinasce alla fine del trailer?
Tutto nasce da episodi di strada: noi veniamo da questo mondo. Non posso ripulire del tutto la mia immagine, ma cerco almeno di mantenere la mia “libertà di parola” (sorride,ndr). Tutto nasce da una sparatoria. Ero abbastanza piccolino. Rimasi ferito da una scheggia di un proiettile. Steso a terra, mi sono domandato chi fossi. Ho pensato se davvero nella mia vita volessi essere anche io così. Quella fu una prima riflessione. 

E poi cosa è successo? Questo viaggio di cambiamento immagino sia stato lungo.
Nelle settimane successive sarebbe successo anche altro, ma mi sono tirato indietro. Avevo paura dopo quella ferita, non lo nascondo. Lì più della paura c’è stato un momento di estrema consapevolezza. Ho capito che volevo dare qualcosa al mondo. E la mia fortuna sono state quelle cuffie che avevo nelle orecchie.

Quale è stata la paura più grande dopo aver realizzato quello che era successo?
La mia più grande paura, in ogni momento, è la tristezza di mia madre. È l’unica persona che davvero non si merita tutto questo. Lei merita di stare tranquilla. Faccio musica anche per regalare soddisfazione ai miei genitori e alla grande famiglia che ho alle spalle.

E qual è dunque la tua più grande aspirazione per la famiglia che ti circonda?
Ognuno di noi aspira a diventare qualcuno o qualcosa nella vita. Ho lasciato cose, e tante persone mi hanno spinto a riflettere. Il mio obbiettivo sarebbe regalare qualcosa ad ogni persona della mia famiglia. Anche un posto di lavoro, per dirti. Mi piacerebbe vedere un Palapartenope con un’organizzazione che coinvolga tutti i miei cari.

E a livello musicale? Trovi di essere diverso dal Neves di Avec moi o di altri tuoi singoli?
Quel Neves non lo perderemo perché è un sound che voglio portare con me, ma più in là. Mi rendo conto che l’Italia non è ancora pronta per questo tipo di sonorità. Penso di dover raggiungere prima un livello importante, perché sono convinto che questo tipo di canzoni meritino un gran numero di ascolti.

Quali sono le figure che ti hanno aiutato ai tuoi inizi?
La prima persona che ha creduto in me sono stata io. Quando cominciai questo percorso, ricordo che i miei amici nel rione mi domandavano se fossi sicuro di quello che stessi facendo ed erano preoccupati per tutta una serie di situazioni. Già lì avevo capito che volevo cambiare vita. Ricordo che una volta, dopo aver registrato le mie prime cose, girando per le strade del rione alcune persone mi diedero un calore inaspettato Si avvicinò a me un vecchio amico e mi strinse la mano, tremando. Gli domandai se fosse successo qualcosa, e lui mi rispose che aveva avuto un problema con la sua fidanzata e che gli avevo dato forza con i miei brani. 

L’amicizia immagino abbia un ruolo importante nella tua vita, musicale e non.
Durante il mio percorso ho continuato a fare musica grazie ai miei amici, come Geolier che mi spingeva sempre a concentrarmi su quello che stessi facendo. Lui mi ha sempre spronato. Mi invitava tutti i giorni in studio. Già ci conoscevamo, tramite quartieri, ma quando lui fece il giro per Secondigliano, e dopo aver pubblicto il brano Gangster, lui rimase colpito. Da lì nacque il brano MON AMIE.

Chi sono invece le figure che ti affiancano oggi? Tornando al Neves17 di oggi.
Le uniche persone con cui mi confronto sono Geolier, Poison Beatz che sarebbe il mio produttore ma anche quello di Geolier; ogni tanto anche Lele Blade, MV Killa, Yung Snapp. Abbiamo uno studio dove ci troviamo spesso. Spesso ascoltiamo i nostri brani in gruppo. E ricordo che all’epoca anche quando stavo scrivendo MON AMIE le persone non capivano cosa fossero quelle sonorità. Io volevo spiegargli cosa fosse la cassa dritta. Ma era complesso.

E cosa ha cambiato la situazione?
Sono andato a Milano, dove c’è molta varietà e margine per apprezzare quello stile. Secondo me la scena non è ancora pronta, ma ci stiamo muovendo nel verso giusto. Una cosa che abbiamo fatto di buono in quel periodo è stato Fuego con Geolier e Lele Blade che ha un sound internazionale. Grazie a quel brano ci siamo ritrovati in una playlist internazionale assieme a J Balvin. Ed è una cosa importantissima.

Napoli ha un ruolo fondamentale e lo ripeti anche nella title track, un taglio a cuore aperto. Cosa è per te la città e qual è il tuo rapporto con lei?
Sono nato a Napoli. Mia madre è afroamericana, mio padre è napoletano. Napoli è tante cose: c’è la Napoli-luce e la Napoli-buia. E non mi vergogno nel dire che provengo da quella Napoli-buia. Per me sarebbe bello portare anche con i miei brani un po’ di luce in quella Napoli-buia. Napoli è una bellissima città, ma ci sono tante sfumature e bisogna abbracciarle tutte. Anche nella parte buia di Napoli c’è tanto di buono e tanto di bello: ed è proprio questo che voglio trasmettere con la mia musica.

Ci sono molti tuoi colleghi nell’album e soprattutto concittadini: parliamo dei featuring. Con chi di loro ti sei trovato più a tuo agio in un album così personale?
Sicuramente in FUEGO 2, con Baby Gang e Morad. Io e Baby Gang siamo molto simili, ce lo disse un nostro amico comune. Sono molto a mio agio in quel brano, perché sentivo la sincerità di un ragazzo di strada. Con Baby Gang ci incontrammo a Milano, e mi fece i complimenti. Quando mi chiese che cosa facessi a Milano gli risposi che stavo registrando  Fuego e lui ha voluto partecipare.

Hai da sempre un suoni molto orientato all’internazionalità. Cosa pensi di aver portato all’interno dell’album dai tuoi ascolti?
In verità sto cominciando solo ora ad ascoltare tanta musica. L’unica musica che ho veramente sempre ascoltato è il rap francese. Penso che i francesi rappresentino il suono dell’Europa. Dal mio punto di vista l’America rappresenta il vero rap, poi ci sono i francesi per l’Europa e subito dopo c’è il rap di Napoli. Vorrei poter portare il rap napoletano ai livelli di quello francese e far capire che veramente non abbiamo nulla da invidiare alla musica d’Oltreoceano. Dobbiamo far capire all’Europa che noi ci siamo e che siamo pronti a metterci in gioco.

C’è dunque un artista internazionale con cui vorresti collaborare nel futuro?
Non ti nascondo che da piccolino quando uscì Stromae rimasi folgorato. Lui sarebbe incredibile. Quel suono è qualcosa di fortissimo e sarebbe eccezionale poter creare qualcosa insieme ad un artista di quel calibro.

Chiusura: rinascita di Neves17. Oggi in cosa consiste la tua idea di futuro e cosa rappresenta per te questo album?
Questo è solo l’inizio di tanti altri album. È arrivato il momento di dimostrare chi sono io nel settore musicale. È solo l’inizio: oggi comincia il viaggio di Neves17. C’è ancora tanto da raccontare: la storia è appena cominciata.

Articolo di Gianluca Faliero

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