Sam Paganini, il 2021 è l’anno del rilancio: nuovi singoli e un doppio album
Abbiamo intervistato il producer di Treviso in occasione dell’uscita di un doppio singolo e in attesa di ascoltare a novembre Light + Shadow, che sarà addirittura un concept album
Chi ha seguito il movimento progressive techno italiano conosce benissimo Sam Paganini, che esordì agli inizi degli anni ’90 e da allora si è sempre distinto per la sua coerenza e integrità. Caratteristiche che hanno imparato ad apprezzare anche all’estero, soprattutto in Germania e UK, sin dal giorno in cui Samuele rilasciò nel 1996 la sua Zoe con lo pseudonimo Paganini Traxx. Proprio oggi escono due nuovi brani, Starlight e Overdrive, e a novembre pubblicherà addirittura un doppio album, un vero e proprio concept, a non molta distanza della sua precedente fatica, il bel Reflections.
Sam, alle spalle hai una carriera davvero lunga, iniziata con le tue prime produzioni nel 1994. Difficile chiedere a un artista di riassumerci la brevemente sua vita artistica, ma che dici se ci proviamo?
Direi che è divisa in tre splendidi atti. Il primo, quello della formazione, in cui da teenager ho imparato cosa significhi fare il DJ. Il secondo, la gavetta, molti anni spesi in varie console confrontandomi con vari tipi di pubblico e parallelamente sperimentando e registrando le mie idee in uno studio di registrazione. Il terzo, la realizzazione di un sogno, finalmente arrivare all’attenzione di chi conta davvero e ti fornisce la possibilità di farti conoscere ad un pubblico più vasto fino ad essere richiesto nei club e festival più importanti del pianeta.
Vivi in Italia adesso?
Vivo a Treviso da un po’ e passo i momenti liberi d’estate a Jesolo.
Se penso ai primi anni ’90 mi vengono in mente la ricchezza di stili e stimoli che cominciavano a circolare nella scena elettronica italiana. Cosa ti affascinava in generale come stimoli che poi si sono “riflessi” nel tuo modo di produrre?
Nel 1993 ho lavorato per un breve periodo alla Media Records di Brescia, un’etichetta con un grosso peso nella dance music italiana. Sebbene non fosse proprio in linea con il mio gusto musicale, ho comunque appreso parecchie nozioni sul music business. Mi hanno sicuramente affascinato di più la italo disco e il synth pop anni ’80. Ci sono stati artisti italiani non particolarmente noti al grande pubblico che hanno persino influenzato leggende dell’elettronica d’oltreoceano.
Non a caso ho utilizzato il termine “riflesso”: il tuo ultimo album davvero speciale s’intitola Reflections, realizzato peraltro in un anno particolarmente difficile come il 2020. Quali erano I tuoi obiettivi? E pensi che I tuoi fan l’abbiano recepito nella maniera giusta?
Reflections è stato il risultato di un side project e – come si usava negli anni ’60 – ho aggiunto al titolo una breve spiegazione: “Sam Paganini presents Reflections, a concept album of personal introspective music and an observation on a dark time in our world today”. Non ha nulla a che vedere con la musica da ballo. Nel corso degli anni ho registrato diverse demo di musica da ascolto. Un paio di queste, Far Away e Fallen, le ho finite quando è partita la pandemia.
Ho sfruttato il lockdown per concretizzare altre idee che avevo in testa e che non avevo potuto registrare perché costantemente in tour in giro per il mondo. Lavorare senza nessuna distrazione giorno e notte in studio è stato fantastico, in un paio di mesi l’album era pronto. Con tutti i club del mondo chiusi a causa della pandemia ho avuto il “coraggio” di darlo alle stampe. Ovviamente il pubblico si è diviso, ne ero preparato, ho ricevuto molti elogi da nuovi fan che probabilmente nemmeno vanno a ballare ma anche critiche da chi è solamente abituato alla musica dance e si aspetta ad ogni mia nuova uscita un’altra Rave (traccia del 2014, ndr).
Escono proprio adesso due nuove produzioni, Starlight e Overdrive con la tua label Jam, e presto, a novembre, uscirà il nuovo album Light + Shadow. Ci dici qualcosa in più?
Light + Shadow sarà un doppio album. Il primo disco contiene sei tracce d’ascolto, più diurno; il secondo sei tracce dancefloor, notturne. Per i tre singoli estratti come anticipazione dell’album ho scelto per ognuno una traccia da Light e una da Shadow. Il contrasto fa ben capire le due differenti direzioni musicali.
Come stai vivendo il presente? Ricordiamoci che la categoria clubbing è sicuramente la più colpita dalle disposizioni socio-sanitarie.
Stiamo vivendo un momento molto complicato. Mi spaventa molto come questi due anni abbiano portato la gente a guardarsi con sospetto, non vedere più le espressioni nel volto delle persone per le mascherine e averci tolto posti di aggregazione come un festival o un concerto. Nei giovanissimi poi sono stati fatti danni enormi.
A proposito della tua label, come sta andando? Ricevi molte demo?
Sì, senza dubbio va bene e cerco di ascoltare personalmente tutte le demo che mi arrivano per la JAM. Sono molto felice e orgoglioso di poter dare il mio contributo ad aiutare nuovi artisti italiani. Con Giacomo Renzi, ad esempio, si è creata una splendida collaborazione che dura ormai da qualche anno.
Che ne pensi degli NFT?
Direi che è un “mondo complicato”, non mi ha ancora conquistato, ma sicuramente lo approfondirò a breve, dato che ho ricevuto diverse proposte e idee da professionisti e amici.
Mi tolgo dal sentiero musicale e visto che noi tutti siamo giocoforza diventati più sensibili ai temi ambientali ti chiedo: cosa faresti per migliorare il mondo in generale?
Bella domanda. Non vorrei essere troppo pessimista ma per quanti piccoli gesti faccio nella quotidianità, non riesco a non farmi salire la rabbia pensando all’ennesimo G20 andato a vuoto in cui i potenti non hanno ancora raggiunto un accordo per tentare di salvare il salvabile della nostra Terra. La cosa sicuramente positiva è che, a differenza di quando ero piccolo, riguardo al tema ambiente c’è un’informazione molto maggiore e le nuove generazioni ne sono interessate. Buttare a terra oggi come oggi un mozzicone di sigaretta o una gomma da masticare è un gesto che senti sbagliato. Un piccolo esempio di vita quotidiana, ma rende l’idea di quanto poco ci vuole per inquinare un po’ meno. Ma resta il fatto che il grosso del lavoro, con delle leggi severe per le industrie e così via, dovrebbero farlo i potenti della Terra.