Sprayground: nella bocca dello squalo con David BenDavid
Con i suoi iconici zaini, il designer newyorkese ha rivoluzionato un segmento della fashion industry poco presidiato. E ora si prepara ad ampliare il raggio d’azione, dalle scarpe al mondo del gaming. L’intervista esclusiva
Cosa hanno in comune Rihanna, Justin Bieber, Billie Eilish, Beyoncé, Snoop Dogg, Megan Thee Stallion? Certo, fatto di essere superstar della musica. Ma non solo: sono alcuni tanti artisti e celebrità che si sono accostati a Sprayground, il brand fondato dal newyorkese David BenDavid e specializzato nel design di zaini e borse che sempre più spesso vediamo spopolare fra i giovani delle città italiane, soprattutto con i modelli che sfoggiano l’ormai iconica bocca di squalo.
Alla base della visione di David BenDavid (o, come preferisce firmarsi, DBD) sta la convergenza di due elementi: uno spirito autenticamente “street”, derivante dalla sua gioventù nel Bronx, e la concezione di un fashion design d’impronta “utilitaristica”, tutto volto all’uso pratico delle proprie creazioni (da qui il primato di zaini, borse e accessori sull’apparel, che comunque è presidiato dal brand).
Praticità e gesto artistico vanno a braccetto nell’idea di DBD, che vede zaini e borse come un pittore vede una tela bianca: un mezzo di espressione creativa. Uniamo a ciò il fatto che ogni modello in genere è realizzato in edizione limitata e l’hype è servito.
Abbiamo conversato in esclusiva con il fondatore di Sprayground, che ha accettato di entrare con noi nella bocca dello squalo e raccontarci la storia, le ispirazioni e i progetti futuri del brand (dandoci anche consigli musicali non scontati).
L’intervista a David BenDavid
In che modo l’atmosfera del Bronx ha dato forma alla tua cultura e alle idee creative che poi hai messo nello sviluppo di Sprayground?
Penso che essere nato nel Bronx mi abbia dato una prospettiva unica, crescendo così vicino a New York. È il posto migliore al mondo: la moda, la cultura, la gente fantastica… È una città creativa con così tanto da offrire. Non avrei potuto creare un brand in nessun’altra parte del mondo!
Ci racconti com’è nata l’iconica bocca di squalo di Sprayground?
Il primo zaino che ho creato era quello con la scritta “Hello My Name Is”. Con quello il brand è diventato famoso. Non volevo essere un “one-hit wonder”, quindi poco dopo abbiamo lanciato il secondo modello, “Money Stacks”. Il terzo è stato lo zaino Sprayground con la bocca di squalo.
Ho sempre desiderato progettare zaini in cui potessi concentrarmi sull’inserimento delle immagini in un modo unico. Avevo bisogno di qualcosa di audace, di sfacciato. Io faccio schizzi di continuo, la mia penna mi ha mostrato la strada. La bocca di squalo avvolgeva perfettamente lo zaino, così ho capito subito che avevo creato il mio design distintivo.
Gli zaini sono un settore piuttosto specifico della fashion industry. Perché invece hai sempre puntato tutto su quello?
Ho sempre amato la moda, il design industriale e l’architettura. Ho frequentato la School of Visual Arts di New York, ho sempre saputo che avrei lavorato nelle industrie creative. Quando ho avuto l’idea di dare vita al mio brand, non volevo che fosse l’ennesimo marchio di t-shirt o apparel. Volevo creare qualcosa di nuovo sul mercato in un settore che non fosse già saturo. Gli zaini fungevano da tela: una sorta di movimento artistico portatile.
Che tipo di musica ispira il tuo lavoro creativo?
I miei gusti musicali cambiano costantemente a seconda di ciò che sto progettando. Ad esempio, se sto progettando una collezione dal gusto un po’ punk, magari mi ascolto i Rage Against the Machine. Se lavoro con colori tranquilli e semplici, metto su musica meditativa e rilassante. Se sto creando uno zaino dal mood festaiolo, allora ascolto rap.
Streaming, radio, CD, vinyl: come ascolti la musica?
Principalmente in streaming. Utilizzo costantemente Shazam. Adoro andare in un ristorante, in un hotel o in un museo, sentire una canzone che mi colpisce e cercarla su Shazam, così ricorderò sempre quella canzone in riferimento a quel luogo. Per la creazione dei miei zaini cerco attivamente ispirazione nella musica perché ciò che percepisco come suono poi cresce nella mia mente e la aiuta a generare più idee.
Chi sono per te gli artisti più iconici del 21° secolo?
Questo per me cambia di continuo perché la mia playlist è composta principalmente da singoli. Ma alcuni nuovi artisti che sto ascoltando sono House of Prayers, Sandflower, The Glitch Mob e ZHU.
E quali sono degli artisti del passato che incarnerebbero alla perfezione lo spirito di Sprayground?
Che riposino in pace: Jimi Hendrix, Basquiat e Tupac. Ho anche collaborato con le loro estates. Altri straordinari designer che incarnerebbero lo spirito Sprayground sono Issey Miyake e Yves Saint Laurent!
Come scegli gli artisti per le collaborazioni del brand?
È sempre qualcosa di organico. Dobbiamo semplicemente andare d’accordo e creare insieme. Ogni collaborazione è speciale. Normalmente è qualcosa del tipo: iniziamo, ridiamo, discutiamo e poi creiamo. Non è mai una cosa forzata, è un processo molto fluido.
Di recente Sprayground ha lanciato la propria linea di poltrone da gaming. Quali opportunità vedi in quel mercato?
Amo progettare cose che siano pratiche e funzionali, come gli zaini appunto. La poltrona da gaming si basa sulla stessa idea. Nessuno l’ha ancora vista come un prodotto che si possa riprogettare. Sprayground collabora spesso con il mondo dei fumetti, dei videogame e dei brand sci-fi, quindi ha senso per noi entrare nel settore del gaming.
Cosa ci puoi dire sui prossimi progetti del brand, come il lancio della prima linea di calzature?
Ho sempre sognato che i prodotti Sprayground diventassero oggetti da collezione perché ogni modello è molto limitato, cosa analoga al mercato delle sneakers. Dopo anni di attività vediamo che così tante persone hanno collezionato i nostri zaini, rivendendoli o conservandoli, in quanto opere d’arte uniche. Ho notato che molti dei nostri clienti abbinavano lo zaino alle loro sneakers, così mi è venuta spontanea l’idea di mettere un piede nel mondo delle scarpe.