Interviste

The Kolors: «C’è chi ammette di voler fare Sanremo e chi mente»

La band guidata da Stash si prepara ad affrontare Sanremo 2024 forte del successo clamoroso di “Italodisco”. Con una certezza: il “sound The Kolors” è ormai un marchio di fabbrica

Autore Federico Durante
  • Il22 Gennaio 2024
The Kolors: «C’è chi ammette di voler fare Sanremo e chi mente»

The Kolors (fonte: ufficio stampa)

Dopo la loro prima volta a Sanremo nel 2018 (dove si classificarono noni) con Frida (Mai, Mai Mai), nel 2024 i The Kolors tornano all’Ariston con il brano Un Ragazzo una Ragazza. La canzone prosegue in pieno nell’operazione di ripescaggio di certe sonorità pop anni ’80 già tracciato dalla band da diversi anni a questa parte. Non sorprende, visto l’enorme successo raccolto da Italodisco l’anno scorso, che ha fruttato ai The Kolors anche un’inaspettata scalata delle classifiche a livello internazionale.

Dopo Sanremo, i The Kolors torneranno dal vivo con due date: il 3 aprile al Forum di Assago e il 20 giugno all’Auditorium Parco della Musica – Cavea di Roma. I biglietti per i concerti, prodotti e organizzati da Color Sound, sono disponibili in prevendita su TicketOne.

La canzone dei The Kolors a Sanremo 2024

«Abbiamo letto un po’ di recensioni sul primo ascolto dei brani del Festival», ha detto Stash in conferenza stampa a Milano. «Siamo felici del fatto che si parla di “suono The Kolors”. Per una band è sempre un obiettivo avere una propria identità sonora. Soprattutto ora che stiamo per andare a Sanremo, ci fa sentire ancora più a posto con noi stessi».

A proposito della genesi della canzone, Stash racconta: «Ci trovavamo con Davide Petrella in Stazione Centrale a Milano e abbiamo visto questo ragazzo che cercava di rompere il ghiaccio con una ragazza. Ci siamo sentiti subito di dare attenzione a quella cosa. Osservavamo quella scena, perché nascondeva il concetto dell’approccio ai giorni nostri, cioè dell’online, con le difficoltà di una persona che vive digitalmente ma lì si trovava “offline”. Dal punto di vista dell’arrangiamento, non volevamo ripetere Italodisco. Quella è la hit più grande che abbiamo mai avuto. Non potevamo non mettere il funk, che forse questa volta strizza l’occhio alle chitarre di Prince e i fiati sul finale alla Al Jarreau. Il nostro obiettivo è di rimanere una band funk».

Per quanto riguarda la scelta della cover da portare a Sanremo 2024, in conferenza stampa i The Kolors non hanno potuto anticipare niente, anche se sembrerebbe che si tratti di un medley insieme a un ospite internazionale.

Il successo di Italodisco

Ormai non si può parlare di The Kolors senza citare Italodisco, vero e proprio case study di hit capace di riportare in cima alle classifiche (anche di altri paesi) una band che sembrava aver superato il suo momento migliore. Qualche numero: Italodisco dei The Kolors ha oltre 105 milioni di stream; è quadruplo disco di platino in Italia, triplo platino in Polonia, platino in Svizzera; è stata prima in classifica in Italia per undici settimane; è stata il brano più ascoltato dell’anno nella classifica EarOne; ha toccato i vertici delle classifiche Spotify anche in Polonia, Svizzera, Germania, Austria, Belgio, Lituania, Repubblica Ceca ed è entrata nella Viral 50 Global.

«È incredibile che una canzone abbia avuto la forza di raccontare quello che è stato un progetto di anni di lavoro e di studio, che ha avuto momenti difficili dal punto di vista di riscontri sul pubblico», continua Stash in conferenza stampa. «Con un brano è arrivata la musica nella vita delle persone, è stata abbracciata da tutti nonostante sia stata presentata da una band che in quel momento non aveva quel tipo di hype. Ma quei momenti di down la prossima volta me li godrò, perché saranno quelli che preparano il “rinculo”. Senza quei momenti non avremmo avuto la convinzione per chiuderci in studio e fare le cose gigantesche».

L’intervista ai The Kolors

Coerentemente con il vostro stile degli ultimi anni, anche Un Ragazzo una Ragazza riprende in maniera evidente certe sonorità degli anni ’80. Non siete i soli a fare quel tipo di ripescaggio, visto che anche internazionalmente, da The Weeknd a Dua Lipa, gli esempi sono innumerevoli. Come mai quello stile risuona così bene con il pubblico?

È vero, a livello internazionale c’è tanta citazione degli anni ’80. Non so dire perché funzioni bene. Ma per noi “funzionare” vuol dire riuscire a tirare fuori qualcosa che ti rappresenti. Nel nostro caso, declinare quel tipo di sonorità ai giorni nostri è proprio la cosa che ci diverte di più, che ci fa sentire più coerenti con quello che è il nostro messaggio. Non solo a livello “filosofico”, di testi, ma anche a livello di sonorità. Mi piace fare paragoni con i colori: la nostra “palette” di suoni bella percettibile mi piace e in quel contesto, in quella declinazione prende una forma che ci rappresenta.

Qualcuno diceva che il secondo album è il più difficile nella carriera di un artista. E il secondo Sanremo?

Il secondo Sanremo potrebbe anche essere più difficile. Però lo affrontiamo con un pizzico di consapevolezza in più, con sei anni in più di esperienza rispetto alla prima volta. In questi sei anni sono successe mille cose, alti e bassi. Ma una cosa è certa: abbiamo più consapevolezza, quindi riusciamo a goderci di più il momento. Anche la fase di preparazione, dallo studio di registrazione al cablaggio della pedaliera, dall’intervista con Billboard Italia al momento di salire sul palco, ci sentiamo di viverlo al 100%. Di vivere un po’ di più il “qui e ora”, come la scuola orientale ci insegna. In questo ci sentiamo migliorati.

Conosciamo tutti il successo straordinario che ha avuto Italodisco per i The Kolors a livello internazionale. Facendo un passo indietro, fino a che punto all’inizio avevate capito di avere fra le mani una hit così clamorosa?

La scena che mi ha fatto capire realmente che c’erano le carte in regola per farla diventare una hit (perché non è mai scontato) è stata quando, qualche settimana dopo l’uscita del singolo, ho fatto colazione al bar fuori dallo studio di registrazione e c’erano una nonna e la nipotina che cantavano il ritornello: “Questa non è Ibiza”… Ho pensato: “Questa scena è forte”. Perché non si arriva così velocemente a un pubblico così ampio, dalla bambina all’anziana. Mi piace pensare che quello è stato il momento in cui mi sono reso conto che stava per accadere qualcosa che mai era successo prima nel nostro percorso. Ed effettivamente Italodisco non è paragonabile a nessuna delle nostre precedenti canzoni.

Quanto dovete a Davide Petrella?

Davide è un fratello. Come noi è napoletano ma ci siamo conosciuti a Milano, a Porta Genova. Scimmiottavamo un po’ le band britanniche, col cappellino alla Pete Doherty e cose così. Allora cantavamo tutto in inglese. Lui ci fa: “Ma siete di Napoli, cantate in italiano!”. Da lì è nata un’amicizia fraterna. Lo consideriamo parte del nostro progetto perché dobbiamo tanto a Davide. È come un amico di vecchia data.

Il vostro ultimo album You risale all’ormai lontano 2017. Quando un nuovo disco?

Non mi sento ancora di dare scadenze precise perché è una decisione che spetta a tutto il team. Ma mi sento abbastanza certo nel dire che nel 2024 uscirà un bel po’ di musica dei The Kolors. Noi ci limitiamo a scrivere canzoni. Poi come verranno tirate fuori sarà una scelta di tutto il team.

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