Interviste

Tommaso Paradiso: «Una “Sensazione Stupenda” è l’incipit di una canzone»

Abbiamo incontrato Tommaso alla viglia dell’uscita del suo secondo album da solista, “Sensazione Stupenda”. E come ci accade spesso con lui, finiamo a parlare di come oggi si costruisce una bella canzone pop

Autore Tommaso Toma
  • Il5 Ottobre 2023
Tommaso Paradiso: «Una “Sensazione Stupenda” è l’incipit di una canzone»

Tommaso Paradiso, foto di Alessandro Treves

Tommaso Paradiso torna con il suo nuovo album da solista, Sensazione Stupenda, e ce lo ha raccontato in questa intervista. Che il pop da classifica italiano (ma non solo) guardi stilisticamente a cose del passato è cosa assodata. Basta ascoltare le note synth pop anni ’80 degli ultimi smash hit di Annalisa o l’ultimo singolo dei The Kolors che addirittura citano spudoratamente nel titolo un sotto genere – sempre di quel decennio. Anche negli States il giochino retro funziona: GUTS di Olvia Rodrigo pesca dall’indie anni ’90 alle ballate degli ’80, come peraltro sta facendo la newcomer Chappel Roan.

Tommaso Paradiso non ha mai nascosto nelle sue interviste l’amore per il brit-pop, anche ieri siamo finiti a parlare “fuori onda” di (What’s The Story) Morning Glory e, per quanto riguarda la sua “quota synth pop anni ’80”, già nel 2018 aveva compiuto il miracolo con Da sola/In the Night assieme a Takagi e Ketra ed Elisa. Ma la peculiarità del cantautore è la maniera di condensare il passato con una sua sensibilità compositiva che, certo, sarà anche questa figlia di una solida scuola cantautorale italiana che va da Battisti a Venditti, ma è per fortuna personalissima.

Con il suo nuovo album, Tommaso Paradiso riesce a calibrare ancor di più le sue intuzioni e, rispetto al precedente Space Cowboy, il cantautore romano ritrova quella vena euforica che apparteneva alla sua ex band Thegiornalisti. Adesso, con il disco finalmente in mano e dopo aver presentato ai fan in anteprima Sensazione Stupenda con un giro nei suoi amati pub (altro retraggio brit-pop?), partirà il tour nei palazzetti. E come sempre sarà un tripudio di ragazze ondeggianti sotto il palco in adulazione di Tommy.

L’intervista a Tommaso Paradiso per il nuovo album “Sensazione Stupenda”

Sei un magnifico manierista, sai riprodurre certe atmosfere anni ’80 e ’90, ma in più ci metti la tua firma stilistica. Aspetta, forse non ti piace la definizione “manierista”.
Sì, in effetti non mi piace molto, per esempio, quando vado a vedere le mostre d’arte pittorica, uno dei miei generi preferiti è il vedutismo e rimango incantato dagli scorci del Canaletto, poi ci sono i manieristi… Io non sono uno che nasconde i riferimenti da cui arriva, ma con la mia personalità e con il mio gusto faccio un lavoro d’autore. Di solito parto da un testo, lavoro sulla melodia e con Matteo (Cantaluppi, ndr) la definiamo ed essendo tutti e due dei malati di un certo tipo di musica, andiamo a finire in quel territorio anni ’80 e ’90. È spesso inevitabile. Direi che sono un amante delle citazioni più che un manierista. (In sottofondo sentiamo Blu Ghiaccio, ndr) Ecco senti? Quando ho composto questa canzone c’avevo in testa da una parte Vasco e dall’altra John Lennon.

Ho fatto sto’ incrocio….

Sensazione Stupenda mi pare più “album” rispetto al tuo primo da solista, ci sono le nuance malinconiche che ben si equilibrano con i toni gioiosi, sia nei testi che nelle melodie.
Assolutamente. In questo nuovo album ci sono i giusti passaggi tra i vari stati dell’animo e della mente, mi piace passare dall’euforia alla malinconia. Ecco, rispetto a Space Cowboy c’è in generale meno tristezza, forse figlia della pandemia, dell’aver scritto a casa isolato. E invece Sensazione Stupenda rispecchia tutto quel girovagare per il mondo che ho fatto.

«La prima parte del disco era nata a Roma, a casa mia, in una situazione di disagio in cui stavo molto male»

Sei stato anche per la prima volta a Tokyo.
Sì, pensa che a Tokyo ha preso forma definitiva l’ultima canzone del disco che è poi quella che ha dato il titolo all’album. E ho capito dopo questo viaggio che ci voglio tornare, magari ogni anno. Anche per ragioni culinarie, essendo malato di buona cucina, il Giappone è un luogo magnifico per chi ha queste velleità. Sensazione Stupenda l’ho finito lì, come ti dicevo. La prima parte era nata a Roma, a casa mia, in una situazione di disagio, stavo molto male, non fisicamente ma psicologicamente, ero pervaso da un senso di paura, panico e ansia. Un inferno… Ho cercato di combattere questi stati, come sai ne ho già parlato con la stampa.

Il tuo metodo qual è stato? Farmacologico?
No assolutamente, ma parlando con una brava dottoressa. Nessuna medicina, solo una bella terapia verbale. Tornando a Sensazione Stupenda, è una canzone che parla di uno stato emotivo di paura che si trasforma in una sensazione… stupenda. E questa parte positiva, solare della canzone è arrivata proprio laggiù, a Tokyo lontano dalle mille pressioni.

Perché tutto deve finire bene.
Esatto, io sono un inguaribile ottimista, mi attacco alla vita tantissimo.

Sensazione stupenda parte con un portentoso attacco in stile The Who fine anni ’70 e poi ha un bel suono saturo alla Phoenix. Tutta salute ed euforia, musicalmente.
Perfetto, lo puoi scrivere.

Ecco, se c’è una cosa che mi diverte e piace di quest’album sono gli incipit dei brani, c’è una in ogni canzone una ricchezza di rimandi favolosi nei primi secondi d’ascolto.
Io penso che una perfetta opera musicale e cinematografia, lo sapete che ho un’ossessione per il cinema, deve avere un grandissimo attacco, una bella strofa e un altrettanto grande finale. Ti ricordi in Questa nostra stupida canzone d’amore dei Thegiornalisti? C’è quel finalone che amo. Il discografico ovviamente ti chiederà sempre un bel ritornello, che ovviamente nella musica pop è essenziale, ma per me i più grandi sono anche i cantautori che sono dei grandissimi strofisti. Te ne cito due John Lennon – pensa a Woman che è tutta una variazione di  una strofa – e Antonello Venditti.

I primi secondi di Quando si alza il vento sono tutti in stile Hungry Hearts di Springsteen, adoro.
Qual è il disco di Bruce che ami di più?
Era inevitabile che succedesse, perché in quest’ultimi due, tre anni mi sono preso una fissa per i dischi del Boss, pensa che l’ho “scoperto” tardi. Da ragazzo non lo ascoltavo come adesso. Quelli che mi prendono di più sono The River, per l’appunto… poi Nebraska e Born In Usa.

Dai, finisco il giochino dei “rimandi”, con una canzone che mi piace: Trieste, con quel sax malinconico anni ’80… È la tua Careless Whispers?
Ah!… Trieste ha avuto una gestazione non poco facile. Un anno fa circa sono andato in studio da Dario Faini e gli ho chiesto di arrangiare questa canzone, ne aveva fatto una versione meravigliosa. Poi a un certo punto, quando il nuovo album era a compimento, ci siamo accorti che Trieste, così com’era nella versione di Dardust, era un poco “fuori asse”. E per una mia innata forma di gentilezza, anche se la canzone è mia, ho detto a Dario che l’avremmo cambiata nell’arrangiamento. La versione che ascolti è quella di Cantaluppi e mia. E noi due non riusciamo a evitare Careless Whispers (ride, ndr).

Mi devi anche spiegare che vuoi dire nel testo di Trieste con la frase: “È ancora così verde l’Alitalia”.
Una notte ho fatto un sogno dove ero su un aereo pronto per la partenza e a un certo punto è comparso dal lato del mio oblò un altro aeroplano e dal finestrino c’era una persona che mi salutava.  Non capivo chi fosse, ma riconoscevo benissimo quella vecchia livrea dell’aereo con il verde dell’Alitalia. Mi sono svegliato alle 5 e dentro quel sogno c’era già parte della musica di Trieste, e ho cominciato subito a buttarla giù, quasi ad occhi semichiusi.

Prima parlavi di “inferno”, c’è una canzone che mi ha colpito nel testo, Lyn, parla di una ragazza in difficoltà. Nel testo canti “E provare a vivere /con la stessa fantasia / di quando eri più piccola”. A me ha fatto pensare alle cose che a volte devo dire a mia figlia adolescente che si rabbuia spesso.

Lyn è il modo in cui noi della band, quando siamo tutti insieme – anche in vacanza – chiamiamo le nostre donne. E poi le vedi che quando dico: “Lyn!” si voltano tutte (ride, ndr). Io sono un dolce “stilnovista”. La donna è per me un angelo, mi prendo sempre cura di loro, sono al centro del mio pensiero, sempre. La parte di testo che hai però citato, nel mio caso, sto pensando una donna più matura, più grande di età e la esorto a ritrovare la fantasia di un tempo, a liberarsi da una certa pesantezza. Però il bello dei testi delle canzoni è che uno ci fa quello che gli pare e oggi a sedici anni certe adolescenti si sentono già donne belle e finite (ride, ndr).

Ti saluto dicendomi il mio pezzo preferito: La canzone di Andrea. Evoca quella calda brezza di fine estate che ancora oggi, incredibilmente sento passeggiando per Chinatown in attesa di venirti a trovare.
Bene! Perché questa canzone è stata concepita a Ponza. Nella canzone racconto di un ragazzino molto timido dell’isola che mi aveva raccontato che si era fatto un occhio nero durante la “contesa” di una ragazza. La storia mi era piaciuta ed è finita qui in mezzo alla brezza estiva.

Tommaso Paradiso porterà il nuovo album in tour

Tommaso Paradiso porterà il suo nuovo album Sensazione stupenda in giro per l’Italia con il suo TOMMY Tour 2023. I biglietti sono disponibili su TicketOne:

  • 16 novembre Roma, Palazzo dello Sport
  • 19 novembre Napoli, PalaPartenope
  • 21 novembre Bari, PalaFlorio
  • 25 novembre Padova, Kioene Arena
  • 28 novembre Milano, Mediolanum Forum
  • 2 dicembre Catania, PalaCatania
  • 6 dicembre Torino, Pala Alpitour
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