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Il Pagante è pronto per un ritorno “Devastante”. L’intervista

Il trio milanese torna a tre anni di distanza da “Paninaro 2.0” con un album più maturo e ricco di collaborazioni, anche inaspettate, da Lorella Cuccarini a M¥SS Keta

Autore Benedetta Minoliti
  • Il20 Gennaio 2022
Il Pagante è pronto per un ritorno “Devastante”. L’intervista

Il Pagante, foto ufficio stampa

Se come me avete vissuto la vostra adolescenza a Milano, vi sarete sicuramente imbattuti in “Johnny il Pagante”. Lo avrete incontrato ai muretti del Duomo, o seduto in piazza San Babila sul booster, con le Air Max, la cintura col diamante di Iuter e la felpa di Abercrombie&Fitch. Oppure, se questa figura non vi è nota, avrete sicuramente ascoltato almeno una volta, nel lontano 2012, Entro in Pass, il singolo che ha dato vita a Il Pagante.

Il trio, composto da Federica Napoli, Roberta Branchini e Eddy Veerus, pubblica domani il suo terzo progretto discografico, dal titolo Devastante.

Undici tracce che, ancora una volta, vanno a delineare quella che è un po’ la storia di tutti i Paganti. Questa volta, però, c’è una sorta di upgrade. Perché Il Pagante tocca, attraverso la sua musica, anche diverse tematiche attuali, come gli italiani all’estero e lo smartworking.

Per questo nuovo album il trio si è avvalso di una serie di collaborazioni, alcune anche decisamente inaspettate, da Lorella Cuccarini a Carl Brave, da Jack La Furia alla “ragazza di Porta Venezia” per eccellenza, M¥SS KETA.

Abbiamo intervistato Il Pagante su Zoom per farci raccontare com’è nato Devastante e come se la stanno passando tutti i Paganti milanesi, e non solo, con le discoteche e i club chiusi.

La nostra intervista a Il Pagante

Roberta: Si stanno riorganizzando. Ho molti Paganti tra gli amici e siamo arrivati ad un punto di questa pandemia dove sappiamo che comunque cambierà qualcosa. Poi d’inverno siamo tutti più dormiglioni, quindi non c’è tanto questa voglia di voler fare caciara, si aspetta l’estate.

Federica: Sicuramente è vero che l’album va spinto nei club, anche perché quella è sempre stata la dimensione del nostro progetto. Però, dato il periodo storico, nessuno ci vieta di poter ballare in casa ascoltando la nostra nuova musica a tutto volume, facendolo ascoltare anche ai vicini (ride, ndr).

R: Io la prendo così: mi raccomando ragazzi, fatevi trovare preparati! Imparatele tutte a memoria che tra qualche mese ricominciamo.

R: Io sono molto contenta, perché è un album a cui stiamo lavorando da tanto tempo e personalmente mi piace molto. Sono gasata per questa uscita e speriamo di poterlo portare presto in giro.

R: Il nostro progetto va a fare una raccolta di quelle che sono poi le persone in realtà, quindi tanti si rivedono nei nostri testi. Magari c’è chi si rivede meno, ma apprezza le basi, su cui lavoriamo sempre molto con bravissimi produttori. Poi c’è anche chi ascolta altri generi, ma pensa “il testo de Il Pagante è una genialata”, perché raccontiamo la gioventù e le mode di oggi. Credo sia esattamente questo il nostro tocco magico.

L’upgrade de Il Pagante, dal primo album al nuovo progetto più maturo

F: Quest’album doveva uscire tempo fa, ma con una pandemia di mezzo, che si è anche prolungata, abbiamo affrontato un percorso lungo, ma neanche troppo. La maggior parte degli argomenti di questo lavoro è nata in maniera più rapida in confronto agli altri album. Avevamo già un piano concreto su tutti i brani. Devastante è un album forte, sicuramente diverso dagli altri.

F: Entro in pass era una raccolta dei nostri singoli, più qualche novità, ed è stato il nostro esordio, quindi si sentiva una sorta di fretta comunicativa, legata anche alla nostra età. Il secondo album invece è più pop, quasi una sgomitata per farci notare. Devastante è una conferma di chi è Il Pagante, quindi un album da club, ma più maturo.

Il Pagante e il concetto di “Devastante”, spiegato bene

R: Il Pagante in realtà non ha voluto lavorare troppo su canzoni legate alla pandemia, anzi. Noi meno ne parliamo meglio è. Il concetto di “devastante” è proprio legato a questo, cioè all’interfacciarsi con la pandemia come “boom, è successo qualcosa di inaspettato, ma noi siamo ancora qui”.

Eddy: Generalmente cerchiamo di mettere sempre qualcosa di Milano in quello che facciamo. Questi sono gli anni in cui si parla dell’abbattimento di San Siro, quindi cogliendo un po’ anche tutto quello che ci sta succedendo intorno con la pandemia, abbiamo voluto ricostruire quest’immagine. Come se per colpa della pandemia lo stadio non fosse stato abbattuto e ci ritrovassimo in una Milano abbandonata, nel 2030, ma con San Siro ancora integro, con noi che siamo riusciti a sopravvivere. Tutto questo ha quel non so che di devastante.

Le collaborazione nel nuovo album, da Lorella Cuccarini al sodalizio con M¥SS KETA

E: Abbiamo la fortuna, facendo musica elettronica, di poter amalgamare bene il nostro sound a qualsiasi tipo di artista, dal rapper al cantante pop, fino al produttore più particolare. Da Lorella a Vegas Jones, abbiamo coinvolto come hai detto tanti artisti diversi, mischiando più generi per cercare di non catalogare il disco in un genere preciso.

E: Lei è stata molto professionale. Non ci conoscevamo, le abbiamo mandato la demo di Un pacco per te e ha apprezzato, cogliendo subito il potenziale del pezzo, anche grazie ai figli che sono nostri fan.

R: Di solito i feat si mandano, mentre in questo caso siamo andati a Roma nel suo studio e abbiamo registrato insieme. È stato bello vederla lavorare, ha reso la collaborazione molto reale.

R: Con un pezzo ancora più strano di Adoro. Non eravamo neanche convinti di farlo uscire come singolo, ci hanno convinto gli ascolti di Spotify. Devastante è ancora più pazzo ed è un abbinamento che funziona sempre, perché siamo nati e cresciuti a Milano e facciamo, sia noi che lei, un po’ quello che vogliamo nella musica, senza barriere.

E: Più che una collaborazione con Myss Keta si è formata una sorta di alleanza, perché anche lei tiene alta la bandiera di Milano, come noi. Poi facciamo generi simili, è come se fossimo fratelli. Così abbiamo voluto replicare in questo disco, con una cosa ancora più strana, perché crediamo molto negli esperimenti.

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