Quando la club culture incontra i suoni del mondo: Q&A con Lorenzo BITW
Lorenzo BITW è un producer che ama la contaminazione. A giugno è uscito il suo album d’esordio, “Love Junction”, in cui la club culture di matrice londinese incontra i suoni del mondo
Lorenzo BITW si è formato artisticamente a Londra ma attualmente risiede a Roma. A fine giugno ha pubblicato il suo album d’esordio, Love Junction (Friends Of Friends / La Tempesta), un lavoro dai sofisticati intrecci sonori in cui la club culture incontra suggestioni variegate, come quelle della world music. Un’inclinazione – quella per la contaminazione – che come conferma Lorenzo BITW proviene dagli stimoli di Londra e della sua soundsystem culture.
Il primo disco che hai amato alla follia?
Nirvana, Nevermind.
L’artista italiano e quello internazionale più sottovalutati?
Venerus per l’italia sta facendo cose molto belle che spero sentirete presto. Tanti sono a mio parere gli artisti italiani che meriterebbero più risalto. Per nominarne alcuni: Ckrono, Go Dugong, Lamento, Filo Q, Vipra, Serena Di, Nina Rodriguez. Per l’estero ti direi Batida, DJ Marfox, Jamie Lidell.
Tre band o artisti che avresti voluto vedere ma non sei mai riuscito a farlo?
Jimi Hendrix, Azymuth e Portishead.
La copertina più bella di sempre?
King Crimson, In the Court of the Crimson King.
Vinile, CD, streaming o download: come ascolti la musica?
Principalmente streaming o download. Sto utilizzando parecchio Bandcamp e Spotify e in passato ho stra-utilizzato SoundCloud. L’ascolto in vinile rimane sempre quello che preferisco, e probabilmente dovrei farlo più spesso.
Le città dove hai visto i locali più belli?
Bristol e New York.
La colonna sonora più bella di sempre?
Quella di Pulp Fiction.
La canzone perfetta da ascoltare il giorno del proprio compleanno?
Madness, One Step Beyond.
E per fare l’amore?
Pepe Bradock, Deep Burnt.
E per sfogare la rabbia?
Shy FX, Original Nuttah.
Q&A Extra
In Love Junction ci sono molti featuring: come individui i tuoi “ospiti” e che tipo di interazione artistica c’è fra te e loro?
Sono tutte persone con cui sono stato in contatto per parecchio tempo e con cui avevo già collaborato o avrei voluto collaborare. Volevo avere all’interno del disco personaggi di estrazione completamente diversa l’uno dall’altro e musicisti, cantanti con cui mi sono trovato subito in sintonia. L’interazione “artistica” con alcuni è stata lo stare in studio insieme, con altri penso un reciproco rispetto o affinità artistiche. Diciamo che c’è stato uno scambio, e credo che nell’album questa cosa si senta.
La tua musica si basa molto sulla contaminazione fra club culture e generi che a volte lambiscono le tradizioni locali e la world music: un gusto che viene dalla tua permanenza a Londra?
Assolutamente sì, dalla mia permanenza a Londra e dalla soundsytem culture, che ha preso le sonorità delle radici giamaicane contaminando tutta la club music inglese.