Axos racconta “17.5”: «Indipendente per sempre»
Il 17 maggio l’artista ha pubblicato il suo nuovo EP in cui la consapevolezza di ciò che stiamo vivendo è portata alla sua massima espressione e invita a mostrarsi senza maschere: ecco le sue parole
Scrivere per esigenza, fare musica per urgenza di dire qualcosa. Avere un messaggio e spingersi finalmente oltre ogni logica di mercato pur di smuovere la coscienza altrui. Sono queste le basi da cui Axos è partito per la creazione di 17.5, il suo ultimo EP uscito il 17 maggio in modo totalmente indipendente. Sei tracce nate in un contesto contemporaneo desolante e al collasso, che ci ha ingabbiati in guerre, nel capitalismo, in un mondo malato che presto scomparirà se non ci prendiamo cura di lui e che Axos rappresenta con sonorità cupe .
Nel progetto di Axos – che prende ispirazione dal libro del profeta Geremia -, la consapevolezza di ciò che stiamo vivendo è portata alla sua massima espressione e invita a mostrarsi senza maschere. Ad avere il coraggio di dare voce alla paura e al dolore, che si può superare con l’amore. Abbiamo chiesto ad Axos di raccontarci 17.5.
Le parole di Axos
Anni fa, sfogliando le pagine di un libro antico, sono rimasto sorpreso dalla straordinaria attualità delle sue parole. Il libro era quello di Geremia il profeta, contenuto nella Bibbia, in cui Dio (definito il Dio degli Eserciti), in un impeto di collera divina, ordina al popolo di Israele di redimersi dalla scelta di venerare altre divinità e di perdere la via del signore.
Quando il popolo si dimostra sordo al richiamo, Dio, senza mezzi termini, lo maledice, profetizzando un futuro di guerre e devastazioni per mano dei temibili “popoli del nord”. Sarà Lui stesso a guidare questi invasori sulle terre di Israele. Nella lunga lista dei luoghi che intende annientare, per la rabbia e l’onta subita, insieme a Babilonia (Iraq) e altri, parlando di attualità, spicca proprio Gaza.
Il Libro di Geremia negli ultimi 10 anni ha influenzato la mia arte, e quando l’ho visto prendere vita nella realtà attuale ho sentito l’urgenza di portare la visione di Geremia agli occhi di tutti. È così che è nato quindi il mio EP, ispirato proprio ad una frase del libro che mi ha colpito profondamente, il versetto 17.5, che recita:
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e dal Signore si allontana il suo cuore.”
Questa frase era già stata inserita nel mio primo disco MITRIDATE. Quello rimasto più vivo nel cuore di una fanbase che ormai è a tutti gli effetti una famiglia. Una frase che ho sempre visto come un ammonimento. Se dovessi ritradurla direi: “Maledetto è l’uomo che si allontana dall’armonia della natura e che affida la ricerca di se stesso al denaro e al materialismo”. Ma se la rileggo così come è scritta, ora, nel 2024, mi sembra davvero una profezia. Io non sono cristiano. Non sono cattolico. Mi pongo dubbi su tutto.
Leggendo il libro di Geremia però ho rivisto i nostri giorni. 2600 anni fa stava succedendo tutto questo. Dio comandava in maniera diretta, umana, rabbiosa, comandava la distruzione di luoghi che sono sotto le bombe da anni, tra questi Gaza. Io non so spiegarmi il perché 2600 anni dopo tutto ciò stia prendendo vita. Però ho dovuto parlarne, per aprire un topic, per trovare anche chi potesse darmi più pareri e nel caso qualche risposta.
La produzione di 17.5 è totalmente indipendente, realizzata con l’aiuto della Label Thinkgood e di Pitto che ne è fondatore. E che, prima di tutto, è un amico con cui faccio musica da anni. Decidiamo che il progetto non può essere toccato artisticamente dalle grandi etichette. Dobbiamo trasmettere tanti messaggi, troppo importanti per essere snaturati dall’inutilità che ricerca assiduamente la discografia italiana. Vogliono la gente stupida. Noi no. Quindi INDIPENDENTI usciamo con un progetto che dice chiaramente “LA MUSICA È MESSAGGIO, la discografia è populismo e noi siamo cultura”.
Scrivo questo EP pensando che saranno in pochi a capirlo, ma che l’eco di quei pochi arriverà a molti. Lo scrivo pensando di creare consapevolezza negli altri, ma succede che la creo anche in me. La consapevolezza di doverlo fare da indipendente per sempre. Che il nostro nemico è il capitalismo, è l’industria, è tutto ciò che non ha cuore. La discografia spietata.
Non ci basta uno “STOP AL GENOCIDIO”. Noi vogliamo essere ancora quella parte di musica che fa PENSARE e che dona spunti, che cresce persone e che loro non supportano più. I discografici sono come i politici. Sono diventati schiavi dell’economia e hanno assoggettato la politica ai meccanismi economici di un sistema malato. I loro contratti standard sono truffe nei confronti degli artisti e invito tutti a crearsi percorsi indipendenti e a non pensare che le grandi etichette possano cambiare le loro vite in meglio. Che possano portare il loro messaggio. Non se scomodo, questo è certo.
Sto scrivendo anche un libro diario per rendere ancora più vivo il percorso, dentro sto inserendo una parte di me molto nascosta. Nel mio caso è un sacrificio costante, ma finché avrò tutta questa gente con me dedicherò ogni giorno al dare loro qualcosa di nuovo in cui rispecchiarsi o ricercarsi.