Chi è Tony Boy, giovane talento in bilico tra rap, trap e melodie
Con il secondo album ufficiale “Going Hard 2”, il giovane artista padovano classe ’99 è uno dei nomi da tenere d’occhio nella rapida evoluzione dell’urban italiano
Lo scorso 2 settembre è uscito in digitale Going Hard 2 (Gorilla Records), sequel dell’omonimo esordio del giovane padovano Tony Boy, al secolo Antonio Hueber, classe ’99. Solo 22 anni e già un secondo album all’attivo? Per chi ha talento come questa promettente nuova leva del rap (e non solo), tutto è possibile. Soprattutto se fin dagli inizi si dà prova di una capacità di scrittura notevole che riesce a incastrare in modo fluido ciò che ha da dire in un’originale e melodica struttura musicale.
A chi segue assiduamente la scena rap, in particolare quella non squisitamente mainstream, di certo sarà capitato di incrociare già il nome di Tony Boy al fianco di Nashley (di recente ospite di Beat Coin di DJ Gengis). Anche Dutch Nazari, suo collega nella scena di Padova, è stato uno degli ospiti del suo disco d’esordio. Nel portfolio delle collaborazioni ci sono anche Close Listen, Aleaka e MR Rizzus, che si uniscono a Jamil (in Sesto senso e Lockdown), Touché, gli Slings e Yamba in questo secondo episodio Going Hard 2.
Dai suoi inizi con l’ep Non c’è futuro, pubblicato nel 2019, in soli due anni l’artista è riuscito a cucirsi addosso uno stile proprio che lo distingue da diversi altri nomi emergenti in circolazione. Le storie di Tony Boy sono lo specchio di un ragazzo di provincia, dove le possibilità non sono molte, ma in cui a fare la differenza c’è la voglia di vincere trovando un’alternativa. Una di queste è proprio la musica, ma come ci racconta lui stesso, è facile parlare di chi ce l’ha fatta: lo sguardo di Tony è rivolto a chi rimane nell’ombra, testimoniando fedelmente la realtà attorno a sé.
Tony Boy, un nome da tenere d’occhio
Ma non è solo questione di musica, nonostante la ricerca di una “musicalità” nel suo rap sia meticolosa, come gli insegnano artisti oltreoceano come Lil Durk e Polo G, dei quali si percepisce l’eredità. È un insieme che compone anche gli elementi strumentali curati dal fedele producer Wairaki con i drammi, dettagliatamente descritti, di un’adolescenza che si avvia al tramonto, fra amori, dolori, delusioni, amicizie.
Della tradizione rap, Tony Boy riprende la scrittura delle rime come un buon escamotage per sfogare tutto ciò che ha dentro. Dalla trap, emergono i temi tipici del successo e degli eccessi, limati e raffinati per darne un punto di vista completamente nuovo. La melodia si inserisce nel discorso come l’ingrediente mancante che dà il senso all’intera ricetta. E il risultato è un racconto fedele della quotidianità dell’artista, che dipinge coi propri colori una storia a metà strada tra il punto in cui si è iniziato e il passo successivo del proprio percorso. Che, vista la rapidità con cui si muove, potrebbe evolversi anche in modo sorprendentemente diverso da quello che ci aspettiamo.
«Da quando non c’è futuro ho scelto di farmene uno», racconta in 7 Am, uno dei pezzi più intimi e sinceri di tutto il disco. Una dimostrazione del fatto che Tony Boy sa cosa lascia alle proprie spalle, ma anche la direzione in cui sta andando, con il lusso di potersi permettere ogni scelta possibile.