Hip Hop

Nex Cassel: «Vi porto sotto la mia “Vera Pelle”»

Quattro chiacchiere con Nex Cassel, in occasione dell’uscita della sua ultima fatica discografica interamente prodotta da St. Luca Spenish

Autore Filippo Motti
  • Il8 Gennaio 2021
Nex Cassel: «Vi porto sotto la mia “Vera Pelle”»

Nex Cassel / fonte: ufficio stampa

L’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato senz’altro ricco di buona musica, ma pensare alla quantità di progetti posticipati o rimpiazzati a suon di riempitivi lascia inevitabilmente l’amaro in bocca. Molti artisti si sono presi comunque il rischio di fare quel salto nel vuoto, con riscontri non sempre ottimali. Inutile negarlo: alcuni fili narrativi si sono persi lungo la strada senza il supporto di live e connessioni fisiche con le fan-base. Per questo, altri artisti hanno preferito attendere tempi migliori. È il caso di Nex Cassel, che torna oggi con il suo nuovo lavoroVera Pelle.

Il rapper di origini venete è ben consapevole che il peggio non sia ancora passato del tutto. Allo stesso tempo sa che la sostanza serve tanto quanto la tempistica. Nex Cassel arriva a questo disco dopo aver accettato sfide impegnative, che potessero far maturare una sostanza più duratura. Stupire rimanendo se stessi. Esplorare l’ignoto senza uscirne snaturati. Ma soprattutto, lavorare sulla sottrazione. Di questo ed altro abbiamo parlato al telefono con lui.

Che 2020 hai passato?

Era partito molto bene, con Spenish avevamo iniziato a lavorare a questo disco. Durante il primo lockdown sono rimasto molto concentrato, ho fatto un sacco di musica. Mi sono dedicato anche alle produzioni.

Per altri?

Sì, non solo faccio i dischi con il mio produttore, ma produco anche per altre persone. Abbiamo lavorato a Cipriani, il disco di Gionni Grano. È stato un anno produttivo, però non poter andare o fare concerti… a parte che non ne avevo nemmeno in programma perché stavo lavorando al progetto. Ma questa seconda ondata ha rotto un po’ le palle. Anche artisticamente il fatto di non avere stimoli pesa. Così come uscire con il disco e non avere una prospettiva immediata di live. Rimane una dimensione importantissima, la musica è una festa.

Molti rapper hanno rattoppato l’anno con progetti riempitivi. L’idea ti aveva stuzzicato?

Ho visto che tanta gente ha fatto degli album ufficiali chiamandoli impropriamente mixtape. Affari loro, ma non l’ho proprio capito.

Arriviamo a Vera Pelle.

È simile al filone degli altri miei dischi solisti ufficiali, come Dio Comanda e Rapper Bianco. Rispetto a quest’ultimo ho cercato di essere un po’ meno pesante. Avevo difficoltà a suonare live tutti i pezzi del disco. Mi piace fare dei brani meno di facile ascolto, ma poi avevo problemi a portarli dal vivo, quindi ho cercato di combinare le due cose. In ogni album che faccio cerco di aggiustare il tiro rispetto alla mia formula.

Perché questo titolo?

È tutta roba personale, vissuta sulla propria pelle. Ci sono però altri significati di contorno. La pelle è un materiale trasversale, fashion, ma è anche dura, resistente, va dal motociclismo al sadomaso. E, cosa più importante, non si tratta di finta pelle.

C’è anche un riferimento implicito alla tendenza di certi rapper di vestire i panni altrui, raccontando storie mai vissute?

Possiamo rivoltarla: nella mia vera pelle, non nella pelle di qualcun altro.

Parlavi di aggiustare il tiro. Quale passo in avanti hai fatto con questo album?

Spero che la mia roba suoni sempre meglio. Poi chiaramente appena fai un disco pensi sia il tuo migliore, ma è solo il tempo che te lo fa capire. Avevo questa necessità di rimanere assolutamente me stesso, coerente con lo stile che ho creato negli anni. Se penso ad un mio amico barbiere, mi rendo conto che un disco come Rapper bianco è più difficile da mettere in negozio. Il discorso era di riuscire a fare sempre la mia roba, ma in maniera meno drastica. Per me ogni cosa deve avere un ruolo. Seleziono per questo, per portare un menù degustazione della musica che faccio.

La lettura della tracklist avrà spiazzato molti. Alcune collaborazioni sono davvero inaspettate.

Volevo divertirmi, uscendo dai miei collaboratori più assidui. Con Nitro in realtà ci eravamo già incrociati ma su mixtape, in pezzi meno noti. Quando faccio uscire un disco voglio che sia una fotografia di quel periodo. Musica che rimanga, che invecchi bene, ma che sia anche figlia del momento.

Due parole su Ottagono.

È stato divertente, siamo andati in studio con Izi. Lui aveva già in mente il sound che voleva e Spenish si è messo a disposizione. Abbiamo fatto un po’ di prove, e una volta azzeccata la strumentale l’abbiamo chiusa nel migliore dei modi a tarda notte.

In un certo senso è il brano manifesto dello spirito guerriero che attraversa la tua discografia…

Ho ripreso un po’ quella cosa diThe Warriors: I Guerrieri della notte, il giocare a fare la guerra, mi piace inserirla un po’ dappertutto.

Ascolta Vera Pelle di Nex Cassel

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