Hip Hop

Nicola Siciliano: «Il mio disco “Napoli 51”, tra quarantena e Prison Break»

Dalla cantera rap di NA, arriva Nicola Siciliano. Il debut album Napoli 51: Primo Contatto segna il debutto ufficiale del classe 2002 nel game che conta

Autore Billboard IT
  • Il14 Agosto 2020
Nicola Siciliano: «Il mio disco “Napoli 51”, tra quarantena e Prison Break»

Nicola Siciliano

Nicola Siciliano, rapper classe 2002 originario di Secondigliano, ha pubblicato oggi con Sony Music il suo primo album Napoli 51: Primo Contatto. Il grande pubblico italiano aveva già avuto modo di scoprire il talento cristallino del giovane campano grazie ad alcuni sfiziosi antipasti musicali. Ora che il primo piatto forte del suo repertorio è servito, non resta che godersi il viaggio, attraverso 14 tappe (4 già edite) di un disco piuttosto variegato, ricco di spunti che stuzzicano, a partire dalla copertina e dalle incognite su passato, presente e futuro. Cosa vuole dirci Nicola Siciliano? Qual è il suo background? Cosa non vorrebbe diventare? Abbiamo fatto 4 chiacchiere con lui per scoprire questo ed altro.

Ci spieghi un attimo il titolo del disco?

Napoli 51 indica l’Area 51. Trasforma la zona nella mia città. Quella del titolo è una grande idea, mi è piaciuta fin da subito. L’abbiamo scelto perché con l’album volevamo creare qualcosa di fantascientifico e alieno. Dentro ci sono varie cose, tanti generi musicali. Primo contatto, invece, perché abbiamo già altre cose in serbo, questo era solo un assaggio. Penso già al futuro.

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Qual è il tuo background musicale? I tuoi miti hip hop sono napoletani?

Io sono cresciuto con musica napoletana, dai Co’ Sang fino a tutti i gruppi che c’erano a Napoli tra il 2009 e il 2011. Ai tempi ascoltavo la musica della mia città, ma anche molta roba americana come 50cent – anche se non ci capivo un cazzo, amavo il sound, la voce che aveva un mood tutto suo. Sono sempre stato legato a Napoli, ma anche al rap in italiano, penso in particolare a Fibra con Mr Simpatia.

Si associa spesso alla scena napoletana l’influsso di quella francese, PNL su tutti. Vale anche per te?

Ascolto poco di francese, a parte i PNL e giusto qualcosa di MHD. Poi comunque sono d’accordo, il napoletano e il francese sono simili, ma non ho seguito molto quel trend. Nell’album c’è più che altro molta vibe americana. C’è il country, ci sono le chitarre, si passa per vari generi. Anche la trap nel disco suona molto americana, mi sono ispirato ad alcuni dischi recenti.

Tipo?

Mi hanno trasmesso molto l’album di Roddy Ricch e il disco postumo di Pop Smoke prodotto da 50 Cent. Anche Travis (Scott, ndr) e un po’ di roba più vecchia. Io comunque sono molto informato su cosa esce in America, e per fare un bell’album mi sono aperto a tutte le prospettive.

Nicola Siciliano

Nel rap game si tende ad etichettare gli artisti per città: il rap di Genova, di Roma, di Milano ecc. Questo rende più facile fare ordine, ma anche alimentare pregiudizi. Vista anche la tua giovane età, come si è evoluta secondo te l’etichetta “rapper di Napoli”?

Napoli è riuscita a cambiare, ci sono molte più connessioni, ed è più semplice entrare in contatto con gli addetti ai lavori del mondo discografico, etichette comprese. Stare a Napoli prima poteva essere un problema per comunicare con l’esterno, e non necessariamente perché sia una città più sulle sue rispetto ad altre. Per fortuna ora il problema è sfumato, ed è più semplice anche per tutte le altre realtà e regioni con rapper al loro interno.

Qual è il tuo brano preferito del disco?

Direi Tomorrow, l’ho scritto durante la quarantena, quando eravamo tutti chiusi in casa e non potevamo nemmeno “vederci domani”. Parla di un’era che non pensavamo avremmo mai vissuto. Sono molto legato a quel brano, ogni volta che lo ascolto penso a quei momenti.

Rispetto agli altri emergenti, qual è il punto di forza di Nicola Siciliano?

Dicono tutti che sia il timbro vocale, ma a dirti la verità non saprei. Forse se dovessi pensare a qualcosa che mi differenzia sarebbe fare musica con varie prospettive. Questo mi distingue, essere focalizzato sulla musica a 360° alla ricerca delle cose più strane.

Quindi tra 10 anni potresti anche passare ad un altro genere?

Forse sì, probabilmente farei anche rap, ma a modo mio, con sonorità diverse, non quello che sentiamo di continuo.

Raccontaci della collaborazione con i 2nd Roof.

Ci siamo conosciuti a Milano, e mi sono trovato una bomba. Gli ho fatto sentire il pezzo, e dopo mezz’ora avevamo già pronto il beat. È stato un piacere immenso lavorare con loro, sicuramente in futuro ci ribeccheremo per fare qualcosa.

Ti vedresti bene a lavorare a 4 mani? Magari per un joint album con un collega in futuro.

Non saprei dirti con quale artista, ma se nasce una cosa spontanea, con una linea da seguire, perché no? Penso ci sarà sicuramente prima o poi, a Napoli anche solo con Enzo (Dong, ndr) ho già collaborato più volte, come in A Cap Pa Guerr. Anche lui mi parlava sempre di questa cosa, potrebbe succedere in futuro.

A volte la scena sembra spaccata in due sui ritmi di produzione: chi esce con un pezzo al mese o più, e chi non fa uscire un disco per anni. Da che parte stai?

Ho sempre seguito la filosofia del “chi si ferma è perduto”. Sono sempre propenso a lavorare a nuovi brani. Nella mia testa, per dirti, quando uscirà il disco potrei già far uscire un nuovo singolo. Pianifico tutto, devo sempre produrre un beat o una traccia, anche di getto. Fermarsi non fa parte di me. Per farti capire, ora stiamo piantando un po’ di bandierine, ma in un periodo in cui escono 30mila pezzi io ne farei uscire 31mila, pubblicherei un freestyle, cose così. Il mio credo è stare attivi, con astuzia.

Nicola Siciliano

Hai scritto buona parte del disco in quarantena. Come si trova l’ispirazione chiusi tra quattro mura?

Alcuni testi li avevo già pronti, ho aggiunto due o tre tracce. Per quel che riguarda l’ispirazione, non è cambiato tanto. Mi bastava vedere un film o una sciocchezza, mi adatto ad ogni tema o argomento, e mi basta poco per spronarmi anche solo a scrivere due cazzate da strutturare più avanti. Quando mi mettevo al lavoro e pensavo “adesso cosa scrivo?”, me ne sbattevo, lo facevo e basta. Se quel giorno non scrivevo, non scrivevo più. L’album è nato cosi, auto-invogliandomi da solo nella stanzetta.

A proposito di cinema e serie tv, oggi le citazioni nel rap sono abbastanza trite e ritrite, tra Sosa, Scarface e compagnia bella…

Vero.

…il disco contiene qualche riferimento diverso dal solito?

In quarantena ho visto tutta Prison Break, mi ha influenzato tantissimo. Oltre a farti pensare, ti fa anche capire delle cose. Se ascolti bene Garfield (il brano del disco prodotto da Andry The Hitmaker, ndr) cito Michael Scofield, il protagonista che ha un piano per ogni situazione. Mi sono rispecchiato, anche io cerco sempre una soluzione per deviare i problemi e non darci troppo peso. Mi ha decisamente influenzato nel modo di scrivere e di fare.

Ascolta Napoli 51: Primo Contatto

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