Hip Hop

Niky Savage non teme gli hater: l’intervista senza filtri

Il rapper milanese, dallo stile particolarissimo, sta costruendo passo passo il suo percorso all’interno della scena italiana. In attesa del grande salto

Autore Billboard IT
  • Il13 Giugno 2023
Niky Savage non teme gli hater: l’intervista senza filtri

Niky Savage (fonte: ufficio stampa)

Niky Savage non è un artista che le manda a dire. Dopo il successo di singoli come Wao e Yamamay il rapper milanese (ma con un forte orgoglio partenopeo) di certo non è più considerabile un newcomer. Ma deve ancora avvenire il grande salto presso la scena nazionale.

Lui comunque non ha fretta: prepara il terreno un passo alla volta, promettendo comunque di avere in cantiere qualcosa di grosso che verrà rivelato a breve. E soprattutto non ha peli sulla lingua: «Chi mi insulta e dice che non so rappare non capisce un cazzo», dice senza mezzi termini. Conosciamolo meglio in questa intervista.

L’intervista a Niky Savage

Come e quando ti sei avvicinato alla musica?

Il mio primo vero approccio alla musica è stato circa all’età di 9 anni: c’era una serie TV che guardava sempre mia nonna. Mi ricordo che cambiavo le parole della sigla e la cantavo con la stessa melodia, oppure cantavo altre sigle ai miei amici facendo finta di averle inventate io.

Però diciamo che il mio vero avvicinamento alla musica è stato circa all’età di 13 anni: conobbi un ragazzo (ora mio caro amico) che produceva beat. Io non ci capivo un cazzo, ovviamente, ma vedevo lui fare queste cose al computer e mi imballava tantissimo.

Un giorno conobbi il fratello e mi disse che faceva il rapper. Sentendolo rappare, mi misi a scrivere qualcosa anch’io con loro. Quelle notti per me sono indimenticabili. Poi, andando avanti, ho incontrato altre persone che rappavano, e niente… lo sentivo troppo che era una cosa che mi apparteneva. Infatti nella vita ho provato a fare tutto ma il rap è stata l’unica cosa che non ho mai abbandonato. Sotto consigli vari ho deciso di buttarmici. Spiegherò tutto molto meglio un giorno.

Pur essendo cresciuto a Milano, non dimentichi le tue radici partenopee. Spesso infatti ti abbiamo visto con la maglia del Napoli: ora che ha vinto lo scudetto (e che la scena musicale napoletana è tra le più forti del momento), tu come vedi il fermento in corso in quella città?

Non puoi dimenticare qualcosa che hai dentro. È da quando sono piccolo che mia madre mi chiama “napoletano” perché sono cresciuto da solo con lei ma ho sempre avuto gli atteggiamenti di mio padre (napoletano vero). Ci stavo pure per nascere, a Napoli, ma mia madre decise di tornare a Milano il giorno prima.

La scena napoletana spacca di brutto e spaccherà sempre, è la lingua più bella che c’è, molto musicale. Comunque forza Napoli.

Nelle canzoni parli sempre di “puttane”. A chi ti accusa di misoginia come risponderesti?

Parlo di “puttane” perché sono un bastardo che ci mette enfasi. Ma alla fine le tipe mi ascoltano e non penso si sentano offese (a parte qualcuna). Bisogna capire la vibe come in ogni cosa. Sto facendo il mio gioco, ogni donna che è stata con me sa che non disprezzo ma amo le donne. E vi assicuro che tutte vogliono sentirsi “puttane” ogni tanto.

Niky Savage (fonte: ufficio stampa)

Parlaci della scelta delle “sporche” e delle scelte stilistiche per la scrittura del testo.

Le sporche, le doppie e le metriche sono fondamentali per me, la roba deve suonare peso e dev’essere stilosa. Chi mi insulta e dice che non so rappare non capisce un cazzo. Non a caso, a spada tratta, il loro rapper preferito mi ha propsato.

Anche il tuo stile vocale è piuttosto particolare: è una sorta di “firma” per renderti immediatamente riconoscibile?

Sì, anche se la gente inizialmente tenderà sempre ad associarti a qualcun altro. Ma poi sono i fatti che parlano.

In Wao sentiamo “Sto facendo step back per il tiro da tre”. Stai facendo quindi dei passi indietro prima di prepararci a qualcosa di più grosso?

È esattamente ciò che intendevo. Lo capirete, fidatevi.

Spesso nelle tue strofe troviamo frasi d’impatto, come quando in Yamamay dici: “L’uomo di mia madre non è mio padre, grazie che hai salvato la mami”. Nella tua musica c’è anche qualcosa di profondo, insomma.

Mi fa piacere che ci sia gente che coglie questi segnali che lascio. È proprio in queste cose che cerco di far capire che se voglio, posso. Ho tanto da dire, ma per ora è giusto fare uno “step back” perché, se non sei nessuno, a nessuno importa dei tuoi problemi. I problemi li abbiamo tutti. Sto aspettando che la gente si affezioni a me prima, ma come dico nella risposta precedente… lo capirete, non vedo l’ora.

Cos’è “la vibe”?

Eheh…

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PAOLOOO