Dai banchi di scuola al palco, alla scoperta di Plug: l’intervista
Andrea Buono ha iniziato scrivere canzoni alle medie e da lì non ha più smesso. In occasione dell’uscita del suo ultimo singolo “REPLAY” abbiamo parlato delle sue collaborazioni illustri, di futuro e di come riesca a conciliare studio e musica
Il suo primo brano Plug l’ha pubblicato nel 2019 e s’intitolava A Sann Tutt Quant. Fin qui tutto normale, se non fosse che Andrea Buono, questo il suo vero nome, a quel tempo aveva appena tredici anni e non aveva neppure iniziato il Liceo Musicale Margherita di Savoia di Napoli. Quello lo sta frequentando oggi, cercando di coniugare gli impegni musicali con lo studio e le lezioni. Plug ha sempre mostrato una grande abilità di scrittura, sia in napoletano che in italiano, unendo suoni legati all’hip hop anni Novanta con quelli dell’urban contemporaneo, senza mai precludersi alcuna strada. La sua ultima canzone REPLAY ne è la dimostrazione: un’escursione inedita di Plug nel mondo dell’house.
Dal 2020 in poi il nome di Plug si è diffuso sempre di più a Napoli, complice anche la partecipazione del giovane artista a diversi eventi cardine. Tra questi anche il concerto che si è tenuto a Scampia nel 2020 per festeggiare l’abbattimento della prima vela. Sono seguiti nuovi singoli e il primo EP Cristallo pubblicato l’anno scorso: un concept sull’essere adolescenti nel mondo contemporaneo, tra sogni, speranze e difficoltà. Oggi può vantare delle collaborazioni di rilievo, tra cui quella con Yung Snapp in Sincero, quella con Lele Blade per Monet e Mille volte con CoCo.
In occasione dell’uscita del suo ultimo singolo REPLAY, ci siamo fatti raccontare dallo stesso Plug le sensazioni provate nell’avere una carriera già avviata alla sua giovanissima età. Ovviamente si è parlato di futuro, ispirazioni, scuola e di quanto a volte sia complicato far ascoltare la propria voce.
L’intervista a Plug
Ti piace spaziare da sempre tra i vari generi. REPLAY è la svolta house di Plug?
Secondo me il genere house, avendo un ritmo molto incalzante, permette ad un tipo di scrittura più “dolce” di essere interpretata in modo più energico. REPLAY secondo me ne è l’esempio perfetto.
Anche Mille volte con CoCo era un brano molto diverso dalle sonorità che avevi adottato fino a quel momento. Come è stato lavorare con lui con un sound più acustico e meno “rap”?
In realtà ho sempre prodotto molta musica e ne ho pubblicata relativamente poca. Quello di Mille volte era un sound sul quale mi ero cimentato particolarmente il quel periodo. In generale non mi sono mai soffermato troppo sul rap, amo sperimentare molto su generi come l’R&B (che credo sia il futuro dell’urban) il Soul o appunto l’House. Il pezzo esisteva già da prima che conoscessi CoCo, poi quando glielo feci ascoltare in studio fu stupito in particolare dal ritornello e decise di scriverci una strofa. Il resto è storia.
Hai iniziato rappando in napoletano, ma poi gradualmente l’hai abbandonato iniziando a scrivere in italiano. Perché questa scelta, visto che oggi sembra quasi che vada di moda farlo anche tra chi non è nato nel capoluogo campano?
Forse proprio per questo. Non amo cavalcare i trend e, in più, da amante della mia città sentivo si stesse strumentalizzando troppo. Ovviamente dall’altro lato della medaglia ci sono artisti validi che rappresentano al meglio Napoli e non credo ci sia bisogno i fare nomi. La mia comunque è stata solo una pausa. Il napoletano è una lingua che arriva al cuore come poche. Sto scrivendo molti pezzi in dialetto e a breve dimostrerò a tutti che non ho dimenticato come si fa.
Quali sono gli artisti ai quali ti ispiri maggiormente quando scrivi?
Sono molto fan dell’R&B statunitense, artisti come Drake (in particolare), PARTYNEXTDOOR, Don Toliver, SZA. Non posso non citare Kanye West che è un artista che mi ha cambiato la vita! In Italia a parte Marracash, Guè e poi a seguire Ernia, Nayt, Geolier che danno un senso a questa cultura di esistere in questo paese apprezzo tanto Tony Boy, spacca troppo! Ha uno stile mega innovativo e unico. Anche Mahmood mi piace molto, lo trovo molto simile a me, nella sua musica percepisco influenze del mondo di Frank Ocean (altro artista a cui mi ispiro tanto).
Nella copertina del tuo primo EP, tra i poster della tua cameretta, c’era anche quello di Pulp Fiction. Ti piace il cinema? C’è qualche regista o qualche film che ti ha cambiato o ispirato in qualche modo?
In quella copertina ho voluto mostrare tutto ciò che mi ha influenzato e che continua ad ispirarmi durante il mio percorso. Molti film mi hanno lasciato qualcosa di significativo come The Notorius B.I.G , In Time, Straight Outta Compton o lo stesso Pulp Fiction. Un prodotto cinematografico (dico così perché non credo possa essere considerato un film) che mi ha cambiato totalmente la vita è jeen – yuhs, A Kanye Trilogy, la serie Netflix sulla vita di Ye: è incredibile… consiglio ad ogni ragazzo che decide di intraprendere una carriera musicale di guardarla.
Frequenti il Liceo classico musicale dove studi pianoforte. L’ennesima dimostrazione che ormai la figura del rapper non è più stereotipata e legata necessariamente alla strada. Hai mai pensato di scrivere un brano piano e voce?
L’immaginario del rapper è ancora strettamente legato alla strada e ad alcuni tipi di ideali che non sono di sicuro l’istruzione attraverso strutture statali. Da un lato posso essere d’accordo, trovo i metodi usati nelle scuole obsoleti, ma rispetto a qualche anno fa sento che ci si stia avvicinando un po’ di più alla cultura urban. Ovviamente in un mercato è giusto trovare prodotti di spessore come prodotti più leggeri, ma anche nella carriera di uno stesso artista è fondamentale mostrare entrambi i lati.
Personalmente credo che lo studio di uno strumento ti avvicini il più possibile a creare un sound perfetto per te stesso. Un po’ come andare da un sarto e farti un vestito su misura. Da qui deriva il mio approfondimento del pianoforte che è partito da autodidatta. Nel prossimo album ho un pezzo piano e voce che è uno dei miei preferiti tra tutti quelli che ho scritto.
Come concili studio e carriera musicale?
È difficile, è un fattore molto limitante per me. Me ne accorgo in quei periodi (tipo questo) nei quali per qualche motivo manco per un lungo periodo a scuola. Se da un lato senza sarei molto più produttivo, negli ultimi anni mi ha aiutato a bilanciare la situazione, sarebbe stato deleterio concentrarmi solo sulla musica in età cosi giovane. Quasi come in ogni cosa ci sono dei pro e dei contro, ma mentre ne sto parlando è quasi finita la scuola, quindi…
In Sogni, la prima traccia del tuo primo EP Cristallo, dici “voglio che un mio coetaneo si rispecchi nei miei testi”. In questo anno e mezzo hai percepito questa cosa, si è realizzato questo sogno?
Ci sto riuscendo, ho ricevuto tanti messaggi in cui ragazzi della mia età (ma anche più grandi) che scrivono di essersi rivisti nei miei testi e nella mia storia. Questo è il carburante per la mia arte e per spingermi a fare meglio.
A chi hai fatto ascoltare il tuo primo pezzo?
A mio padre, ancora oggi il primo a cui mando un provino è lui. Credo sia il mio primo fan da sempre e per sempre.
Quale è stata la prima reazione dei tuoi compagni di classe quando hanno scoperto che stavi per pubblicare i tuoi primi brani?
Non ricordo, ero molto superficiale allora, ero convinto che nessuno potesse fermarmi, erano i tempi delle medie. L’unica cosa che non potrò mai dimenticare sono le parole di un ragazzo più grande nel bagno della scuola. Lui era visto un po’ come “un’icona” perché in seguito a dei reati aveva trascorso dei mesi al carcere minorile di Nisida. Quando pubblicai il mio primo pezzo mi disse: «Bro, ieri notte ho ascoltato il tuo pezzo a ripetizione, lo conosco a memoria». Poi me lo canticchiò. Fu motivante vedere che un ragazzo così diverso da me e dal mio modo di essere aveva apprezzato le mie parole.
In Cristallo dici “la fama uccide, il fallimento ti stende”. Quale delle due ti fa più paura?
Ad oggi ti direi il fallimento, la fama non l’ho ancora vissuta del tutto, ma credo sia molto complicata da gestire. La fama gestita male porta al fallimento… è un po’ un cane che si morde la coda.