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Sesso, droga e Samba Trap: su e giù con il “carnevale” di Achille Lauro e Boss Doms

Achille Lauro e Boss Doms sono voce e producer, tatuaggi e colori, ragazzi romani “un po’ ritardati, un po’ cafoni, un po’ ex-spacciatori” che se ne fregano del flow e dei canoni del rap macho. Amano sperimentare, osare, provocare, fino alla loro ultima intuizione: la samba trap

Autore Alessandro Minissi
  • Il19 Marzo 2018
Sesso, droga e Samba Trap: su e giù con il “carnevale” di Achille Lauro e Boss Doms

Achille Lauro

Taiwan, maggio 2017. Registrazioni di Pechino Express. Achille Lauro e Boss Doms sono in gioco come la coppia dei “Compositori”. Una sera a telecamere spente, per sdebitarsi dell’ospitalità rimediata in una bettola, accontentano il padrone e suonano per il locale. «Seduti sull’amplificatore in mezzo alla strada, con una chitarra elettrica di merda, l’iPad con gli accordi sulle ginocchia, a migliaia di chilometri da casa, abbiamo cantato Battisti, i Radiohead, gli Oasis. C’erano decine di persone ad ascoltare, ci davano soldi, birra, e non sapevano in alcun modo chi fossimo e perché fossimo lì».

Milano, novembre 2017. Registrazioni del video di Thoiry Remix. Achille Lauro e Boss Doms – insieme a Gemitaiz, Quentin40 e DJ Pitch8 – convocano i fan con un messaggio sui social: “Domani ore 18 Piazza Duomo Milano”. Risultato: più di 2mila presenti, video primo nelle tendenze YouTube e un richiamo per disordine pubblico. «Non ci aspettavamo così tante persone, non riuscivamo a camminare. Abbiamo voluto portare avanti il nostro ideale anarchico. Coinvolgere la gente in questa visione hippie di fare come cazzo le pare, senza regole, con una bella dose di rivoluzione. Sfasciare tutto: quello era il mood».



Questi sono Achille Lauro e Boss Doms, voce e producer, tatuaggi e colori, ragazzi romani “un po’ ritardati, un po’ cafoni, un po’ ex-spacciatori” che se ne fregano del flow e dei canoni del rap macho. Amano sperimentare, osare, provocare. E spesso finiscono per anticipare. Sia nella musica che nello stile. Dagli accessori da donna – occhiali, borsette, smalto e rossetti – fino alla loro ultima intuizione: la samba trap, un suono che ha conquistato pubblico e radio, e che verrà celebrato in due concerti all’Atlantico di Roma e all’Alcatraz di Milano il 22 e 25 marzo.

La prima canzone è stata Amore Mi. «Ero fatto fracico, ho sentito un campione samba e ho detto “Wow! Yes!”», racconta Boss Doms, che arriva dall’elettronica e lavora i beat con “trapano, martello pneumatico, cacciaviti e chiavi inglesi”. «Quando ne abbiamo fatta una – continua l’anti-rapper Achille – abbiamo visto che era una roba meganuova: la voce sulla samba pigliava un altro tipo di vibe. Se tu prendi un pezzo mio e ci metti una base trap ti viene una cosa megadark, se invece metti un campione samba viene una cosa simpatica, stupida, street e leggera. Secondo me era una chiave figa che non c’era».

Poi sono arrivate Non Sei Come Me, il remix dell’underground hit di Quentin40 Thoiry e Midnight Carnival, con contaminazioni techno. «Se scopro una cosa voglio reinterpretarla centomila volte in tutte le salse – spiega Boss Doms – Pure Non Sei Come Me è samba trap, però è totalmente diversa da Amore Mi. Thoiry anche, e quelle che verranno dopo saranno tutte interpretazioni diverse di quelle cosa». Prima dell’estate arriverà un disco. «Non vediamo l’ora di far uscire i pezzi che abbiamo in cantiere. Sono una decina. La strategia la stiamo valutando. Usciranno a marzo, aprile, maggio e giugno. Ci sarà poi una compilation di questa roba pazza».


Achille Lauro

Adesso però i Compositori sono impegnati ad allestire i carri per Midnight Carnival, titolo degli eventi di Roma e Milano. «Al di là della nostra impronta anarchica – dice Achille – io sono disgustato dal rap italiano, dai concerti dove vanno questi col cappello storto, a fare sempre le stesse cose, a idolatrare imbambolati una persona. Il pischello italiano non si sa divertire. Mi fa schifo l’Italia, mi vergogno di essere italiano e non mi sento tale. Se devo pensare che faccio un concerto è c’è gente che mi guarda così, che non riesce a divertirsi, che ripete a memoria le mie canzoni, io mi suicido. Voglio sabotare il meccanismo e far capire che la gente è protagonista di qualcosa che sta succedendo oggi, oggi e mai più. Ci sono delle regole per partecipare al nostro concerto. Numero uno: i cellulari si tolgono, te li devi mettere in tasca. Numero due: per divertirsi, pischelle e pischelli si devono levare i vestiti. Voglio le pischelle in reggiseno. Follia giovanile, porcozzio. La gente deve scopare ai concerti. Questo è il top. Il pubblico lo sa. Quando noi entriamo ai live si spogliano subito. Alla base di tutto c’è: “Siamo venuti qua per dormire, per fare il solito concerto rap di merda, o per fare una cosa che è oggi, stanotte e mai più?!”. Ci saranno delle sorprese a livello di allestimento. Sarà un vero e proprio evento, non un concerto del cazzo. A volte vedo live dei miei competitor che mi imbarazzano, per me la musica è qualcosa di profondo, deve lasciare qualcosa, so che possono sembrare cazzate da star internazionale o da mitomane, invece noi giustamente ci sfasciamo, andiamo là, e facciamo il cinema, non il concerto. Sarà una cosa surreale, mai vista, tecnologia all’avanguardia, roba interattiva, ologrammi a tema con i pezzi. Deve essere un signor concerto perché per noi la musica è arte, è pittura, è cinema, è teatro. Quando saliamo sul palco non si sa mai che succede. All’ultimo live ho messo il microfono per terra, ho fatto quattro pezzi senza microfono, cantati col pubblico. Delirio».

«Il concetto di carnevale – prosegue – è legato sia alla samba che al mood della festa, quello della non omologazione. Io spero che qualcuno la pensi come me, non me ne frega un cazzo di essere d’esempio. Se qualcuno la pensa come me, bene, vuol dire che non c’è solo gente a cui hanno fatto il lavaggio del cervello. Non mi piacciono questi pischelli così, che è un po’ il mood italiano».

E dopo la samba trap cosa dobbiamo aspettarci da Achille Lauro e Boss Doms? «Abbiamo prodotto roba incredibile, abbiamo vissuto un mese in una villa a stretto contatto con dieci musicisti che stimiamo, consumavamo mezz’etto di marijuana al giorno. Abbiamo costruito tre studi e abbiamo detto: “Adesso facciamo una cosa che non esiste, ce ne fottiamo di qualsiasi cosa”. Ci siamo riusciti, il destino ha lanciato contro di noi la lancia di chi si inchina all’arte. Quando abbiamo prodotto la prima roba ci siamo guardati e abbiamo detto: “Ma che bomba è?! Follia!”. È rivolta musicale. La gente dirà: “Ma questi da dove sono arrivati? Dagli anni ’70?”».


Boss Doms

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