Hip Hop

Wayne Santana: «In “Succo di Zenzero Vol. 2” sperimento con i feat. Ma non tutti lo fanno»

Il trapper romano ha le idee chiare su questo nuovo progetto, che esce a sei anni dal primo volume: non vuole incasellarsi, ma essere libero di sperimentare con i generi. La nostra intervista

Autore Benedetta Minoliti
  • Il21 Gennaio 2022
Wayne Santana: «In “Succo di Zenzero Vol. 2” sperimento con i feat. Ma non tutti lo fanno»

Wayne Santana, foto ufficio stampa

L’immaginario legato alla Dark Polo Gang è fatto di soldi, borselli e bling bling. Tutte cose che, parlando su Zoom con Wayne Santana, a tratti sembrano molto distanti da lui.

Dopo aver pubblicato nel 2016 Succo di Zenzero, mixtape che ha segnato la scena trap e urban italiana, il trapper romano torna con Succo di Zenzero vol.2. Un progetto in cui sicuramente si nota subito un upgrade. A dimostrarlo è soprattutto l’attitudine di Wayne, caratterizzata da una voglia di sperimentare, senza porsi barriere, ma lavorando nella più totale libertà.

Altra carta vincente del secondo volume sono i featuring. Il trapper riesce a far convivere nello stesso progetto, composto da 16 tracce, artisti che provengono da mondi diversi. Un esempio su tutti? sangiovanni.

Abbiamo intervistato Wayne Santana per farci raccontare Succo di Zenzero vol.2, entrando nel vivo del disco, tra collaborazioni, produzioni e un Umberto Violo (vero nome dell’artista, ndr.) che si racconta mostrando anche i suoi lati più nascosti.

Quando è uscito il volume 1 avevamo già lasciato intendere che ci sarebbe stato un sequel. È un progetto diverso da un concept album, con una visione più larga, come Fast Life di Guè o altri. La realtà vera è che con la mia carriera da solista sono forse rimasto un po’ fermo a quel periodo, come immaginario, e fare un album mi sembrava pesante. Volevo un po’ approccio un po’ più leggero, quindi legarmi all’immaginario di Succo di Zenzero mi ha fatto conciliare tutte le mie follie.

Quando si va a fare un album si cerca di rimanere in uno standard, diciamo così, mentre in questo volume due c’è di tutto, dalla trap dura a canzoni hyperpop o vapor. Mostra molte più sfumature di me senza racchiudermi in un qualcosa di definito, trovo che abbia un approccio molto libero. Un disco mi avrebbe forse portato ad essere più rigido, troppo preciso. Forse più in là sarà così, ma per ripartire da solista avevo bisogno dell’energia degli inizi, quando non sai dove stai andando, ma non hai troppe paranoie.

Senza voler accusare nessuno, credo che in questo momento per quanto riguarda le collaborazioni si stia puntando su quelle sicure, che ti fanno dire “so che andrà bene”. Io invece so che molti feat spaventeranno, ma è il risultato finale che conta, quindi bisogna almeno tentare. Sicuramente arriveranno delle critiche, perché i crossover non sempre vengono capiti. E poi spero sarà uno spunto per gli altri, per pensare alle collaborazioni in modo diverso, senza “ghettizzarsi”.

Da Dance Floor con sangiovanni alla collaborazione con Sick Luke

Il suo immaginario è molto alternativo, lontano dal canone del pop classico. Io l’ho definito “vapor pop”, perché è davvero conscious e ripartendo da Succo di Zenzero lo trovo molto in linea con il Wayne di oggi.

Sicuramente voleva sperimentare al di fuori della DPG e anche noi, vedi col progetto di Tony, abbiamo cominciato a collaborare con Drillionaire. Penso sia normale che, dopo 5/6 anni, ti venga voglia di cercare nuovi stimoli, come lui ha cercato nuove voci. Con lui ci siamo ritrovati a dire “sì, facciamo!”, però poi gli impegni hanno avuto la meglio.

Luigi viene completamente da un altro mondo e quando ho sentito per la prima volta la base di Dance Floor ho pensato fosse stra-figa. Ha realizzato un beat molto lontano da quello che sono io, ma mi ha fatto volare e ci ho voluto provare. Anche se non mi sentivo prontissimo, alla fine lavorandoci è venuta fuori una parte emozionale che funziona, anche perché ci siamo incontrati quando mi ero lasciato con la mia ragazza e avevo tante cose da dire.

Wayne Santana: «”Fuck Love” è intima, ma molto in stile Dark Polo Gang»

Sì, ed è riuscito a farmi raccontare qualcosa di difficile. Noi ci siamo sempre espressi per il nostro “valore”, per il fatto di elogiarsi senza far mai vedere la nostra parte ferita. Inizio ad essere grande ed è giusto che la gente conosca una parte di Wayne che non posso più mettere da parte, perché ormai esce da sola.

Io non scrivo tanto, nel senso che ho un approccio sempre molto freestyle: se sento una base cattiva esce il Wayne più cattivo e così via. In quel caso ho sentito delle emozioni diverse, ma sempre con un approccio che riuscisse a far suonare la parola, dandogli il giusto valore per far arrivare il concetto a chi ascolta. Fuck Love ad esempio la sento molto intima, ma è molto DPG, perché gioco con l’amore, del tipo “sì, sono ferito, ma chi se ne frega!”, con una produzione molto più trap. Con Roxanne e Dance Floor, invece, ho fatto parlare il me più nascosto, per mettere insieme le mille facce di Wayne.

Sono stato per un mese vicino a Noto, dove abbiamo preso una villa per chiudere tutto il progetto. Lì c’è stato il primo incontro con Drillionaire e stavamo lì, in mezzo alle campagne siciliane, e lui mi ha detto “Dobbiamo campionare qualcosa di siciliano”. La mia risposta è stata “Ma no dai, è cringe!”, ma alla fine gli ho dato retta, perché mi sembrava convintissimo (ride, ndr.).

Abbiamo fatto una lista di canzoni e l’unica che suonava bene è proprio Ciuri Ciuri. Io l’ho lasciato fare e dopo un’ora è arrivata questa base drill, mega italiana, e con un approccio in stile DPG ho raccontato il mio “lato siciliano”. Alla fine mi piace pensare che quando qualcuno l’ascolterà magari gli scapperà una risata e penserà che sono un pazzo.

Le cover le abbiamo realizzate con Nick Paranoia, art director che ha seguito il progetto, e Bogdan “Chilldays” Plakov, il fotografo di Off-White e di Virgil Abloh. Partendo dal presupposto che Succo di Zenzero già aveva un immaginario molto forte, lo volevamo rendere ancora più futuristico. L’idea è molto ispirata agli NFT, perché abbiamo capito che è un trend ed è probabile che li metteremo in questa forma, tra un po’.

Wayne Santana parla dei featuring con Taxi B, Fred De Plama, Rhove e Neves

Avevo questa produzione che ancora oggi non riusciamo a classificare, perché sempre molto cyber punk, quasi gabber, con dei bassi drill. Io avevo scritto il ritornello e la strofa e ho pensato subito a Taxi B. Nella mia testa era l’unico che poteva stare bene su questa traccia e riascoltandolo quando entra pensi “wow!”, perché lui urla ed è una manata in faccia.

Avevo scritto il ritornello di Egoisti su un’altra base. Quando stavamo in Sicilia con Bdope (che ha iniziato la produzione per poi lasciare spazio a Drillionaire, ndr) avevamo in mente di sperimentare e volevo fare qualcosa in stile Swae Lee, senza essere troppo reggaeton, rimanendo più vicini alla trap. Alla fine è venuta fuori una traccia quasi latin, una cosa che non avevo mai fatto, e anche qui non ero sicuro, non ci credevo troppo. Abbiamo iniziato a scrivere la strofa e ci siamo resi conto che serviva un feat per dargli vita. Così ho proposto il pezzo a Fred e lui si gasato tantissimo. Quando mi ha detto “spacca!” ho iniziato a crederci e ci abbiamo lavorato in studio insieme. Lui è bravissimo, un pro della scrittura (ride, ndr.), e mi piace perché comunque non siamo rimasti nella sua comfort zone dell’ultimo periodo, dove ha fatto hit davvero grosse.

Mi piace molto sponsorizzare i nuovi artisti e nel disco non volevo solo nomi grossi, lo trovo un po’ semplice. Con Neves ho già iniziato un percorso e lo trovo fortissimo, molto street, quel genere di artisti che mi piacciono davvero. Vedere lui e sangiovanni nello stesso disco mi piace perché è trasversale. Rhove invece per me è l’emergente dell’anno, a mani basse. È fresco e ha tante sfumature, dalla parte più conscious a quella più cattiva. Poi la combo Roma – Milano – Napoli spacca. L’anno già fatta Noyz e Marra, ad esempio, ed è figo riprendere questa wave.

Milano l’ho vissata in più modi. La prima volta forse eravamo ancora poco autosufficienti, ed è una città dove devi essere autonomo, perché altrimenti è un attimo che entri in dei giri di cui ti rimane poco, perché sei preoccupato di farti vedere, ma poi non concretizzi nulla. Io due anni fa ho comprato la mia prima casa e adesso sono tornato con un’altra visione: mi sento più autonomo e cresciuto. Poi ti dirò, so che mi ispira, ma quando cerco la tranquillità per fare le mie cose Roma rimane sempre la mamma.

Ascolta Succo di Zenzero Vol.2, il nuovo album di Wayne Santana

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