Interviste

Arlo Parks, poetessa indie: «Esploro il lato più cupo e complicato della sfera emotiva»

L’artista britannica è fra le più brillanti penne in circolazione nel mondo indipendente. Ha da poco pubblicato l’album d’esordio Collapsed in Sunbeams

Autore Federico Durante
  • Il6 Febbraio 2021
Arlo Parks, poetessa indie: «Esploro il lato più cupo e complicato della sfera emotiva»

Foto di Alex Kurunis

All’inizio di ogni anno capita di imbattersi già in album che – c’è da scommetterci – sicuramente a dicembre veleggeranno alto nelle classifiche editoriali annuali. I nostri two cents li puntiamo su Collapsed in Sunbeams, brillante opera prima della londinese Arlo Parks. Il suo indie pop tinto di sfumature soul e R&B non esita a tuffarsi a capofitto nei recessi più spigolosi dell’animo umano (non per niente è ambassador dell’organizzazione CALM, impegnata sui temi della salute mentale) e neanche a incorporare un ampio ventaglio di riferimenti culturali. Artisticamente onnivora, Arlo Parks scrive canzoni al confine con la poesia pura (sua grande passione), che mette in musica con il suo timbro vocale dolcissimo e una produzione dall’eleganza discreta. Ecco un estratto dell’intervista che trovate integralmente sul numero di febbraio di Billboard Italia.

Nonostante la dolcezza della sua musica, Black Dog ha un testo molto forte. Molti tuoi brani hanno a che fare con la salute mentale: da dove viene questa attenzione speciale?

Semplicemente scrivo di persone che mi sono vicine, delle cose che ho visto e vissuto. Dedico molto tempo a esplorare il lato più cupo e complicato della sfera emotiva umana perché io stessa ho iniziato a scrivere come forma di autoanalisi. Penso che una buona parte della musica stia cominciando ad affrontare tematiche difficili e ad esplorare parti scomode del sé.

In Green Eyes dici: “Could not hold my hand in public / Felt their eyes judging our love and baying for blood / I could never blame you darling”. Sembra quasi che tu abbia un’attitudine pacifica nei confronti dei pregiudizi della società.

Penso solo di essere diventata sin da giovane molto consapevole del fatto che ogni singola persona che incontri avrà un’opinione su di te – influenzata dai suoi giudizi, gusti e deduzioni – che a volte non ha niente a che fare con la persona che sei realmente. Arrabbiarsi con chiunque o lasciarsi facilmente ferire dalle opinioni della gente è un modo di vivere estenuante, per cui cerco di approcciare le persone e i loro preconcetti con una serena accettazione.

Caroline si basa sull’osservazione passiva di una scena di vita che accade davanti ai tuoi occhi, un po’ come faceva Baudelaire con le “passanti” di Parigi. In che modo la vita reale confluisce nelle tue canzoni?

Tutte le mie canzoni si basano sulla vita reale, sull’osservazione dei miei amici, di me stessa e degli sconosciuti. Sono sempre stata un’attenta osservatrice e un’appassionata dello storytelling. I miei brani raccontano cose di cui ho fatto esperienza in prima persona o attraverso i miei occhi. Non riesco a scrivere per metafore o partendo dalla finzione: posso solo farlo se parlo di cose o persone che mi colpiscono davvero.

La tua musica mostra una speciale inclinazione verso il soul e l’R&B. Quali sono alcuni classici che ami di quel mondo?

Direi The Line di D’Angelo, Bag Lady di Erykah Badu, Tired of Being Alone di Al Green, Move On Up di Curtis Mayfield e Lovin’ You di Minnie Riperton.

È chiaro che tu nutri la tua mente con ispirazioni culturali ad ampio spettro, da tutte le forme d’arte. Come descriveresti la tua “dieta culturale”?

La definirei di vasta postata e insaziabile. Mi interessa tutto, dalla letteratura spirituale tibetana ai film della Nouvelle Vague francese, dai segreti di produzione della musica più commerciale ai podcast sull’espressionismo. Mi interessa la conoscenza e il riempire il mio cuore con nuove idee, prospettive e forme di bellezza. La fruizione di tutte le forme d’arte è la cosa che mi rende più felice.

Ascolta Collapsed in Sunbeams di Arlo Parks in streaming

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