Interviste

Legno, fuori “Un Altro Album”: «Anche nei momenti più difficili si può trovare un sorriso»

A fine novembre è uscito il secondo lavoro in studio del duo mascherato. Abbiamo intercettato Legno Triste e Legno Felice per parlare delle nuove canzoni e del loro brillante percorso

Autore Federico Durante
  • Il7 Dicembre 2020
Legno, fuori “Un Altro Album”: «Anche nei momenti più difficili si può trovare un sorriso»

Un progetto musicale nato quasi per caso e che nel giro di poco tempo si è rivelato uno dei nomi in maggiore ascesa dell’area indipendente. Oggi i Legno sono regolarmente presenti in tutte le playlist dedicate all’indie sulle varie piattaforme di streaming, ma fino a due anni fa tutto questo sembrava impensabile. Merito anche della loro capacità di fare le cose un passo alla volta, senza crearsi aspettative impossibili, come ci confermano Legno Triste e Legno Felice nel corso di questa intervista, freschi di pubblicazione del loro secondo lavoro in studio intitolato semplicemente Un Altro Album (Matilde Dischi / Artist First). Un disco figlio del lockdown, sì, ma fatto proprio per ritrovare la spensieratezza anche nei momenti di maggiore sconforto.

È passato solo un anno e mezzo dal vostro primo album ma sembra passata una vita. Voi, a livello del progetto Legno, che “scossoni” avete sentito in questi mesi?

[Legno Felice] Ci siamo resi conto che è davvero cambiato tutto. Quando vedi un film, ti viene da pensare: “Caspita, ma non portano la mascherina!”. Significa che questa cosa ti è entrata dentro. Quest’anno abbiamo avuto la fortuna di andare a suonare: abbiamo fatto venti date ed è stato bellissimo. Però sono state complicate, perché il pubblico era a distanza, non si sapeva se si potevano fare determinate cose e così via.

[Legno Triste] Sembrava quasi che i live non fossero mai esistiti prima, che fosse la prima volta che si faceva un concerto. La gente era spaurita, non capiva cosa stesse succedendo…

So che i pezzi di Un Altro Album sono stati scritti prima e durante il primo lockdown. Trovo che nonostante tutto i brani esprimano una certa spensieratezza, come se ci fosse la voglia di dimenticarsi per un attimo tutte le cose brutte e immaginare situazioni di vita normali.

[LT] Sì, il disco è stato scritto a cavallo di quel periodo. Avevamo già da parte altre canzoni. Volevamo uscire prima con un EP e poi con l’album. Chiaramente tutto è saltato. La spensieratezza è ciò che vogliamo sempre lanciare noi: già la vita è difficile di suo… Volevamo far arrivare questo alle persone: anche nei momenti più difficili si può trovare un sorriso.

Anche se poi ci sono versi come quelli di Sto in Fissa per Te in cui dite: “E fatemi scendere da questo mondo che gira / E fatemi credere che tutto torni come prima”. Per quanto riguarda la musica pensate che prima o poi le cose potranno tornare come prima?

[LF] Sì, devono. Ci vorrà tempo. Ormai siamo entrati in quella che è la convivenza con questa situazione. Secondo me ci stiamo anche riuscendo molto bene. Quest’estate è stata proprio la testimonianza di questo: il nostro settore ha dimostrato di poter convivere con queste nuove leggi restrittive. La normalità è là fuori e ci sta aspettando. Il problema è che tanti non si rendono conto che deve andare di pari passo con un buon senso civico di tutti.

Con grande semplicità, avete descritto Un Altro Album come un disco “che parla d’amore”. I vostri brani suonano sempre molto autentici, fatti di vita vissuta. Quanto c’è di autobiografico nelle canzoni dei Legno?

[LT] Noi abbiamo una fanbase che ci scrive tantissimo, che ci racconta, un po’ in stile Stranamore. Per cui ascoltiamo molto i loro problemi di cuore, i loro problemi all’università. Spesso ci immedesimiamo in questi ragazzi e mettiamo ciò in musica. Prendiamo la focus track di Un Altro Album, che è Delia. Lei era una nostra fan, che poi è diventata un’amica. Ci ha raccontato il momento difficile che stava attraversando e abbiamo fatto questa canzone con la sua storia. Quindi parliamo di noi ma anche molto delle persone che ci ascoltano e ci scrivono.

In Un Altro Album ci sono due gradite collaborazioni di provenienza indipendente. Partiamo da quella con Wrongonyou in Hollywood?

[LF] Lui è un caro amico. Ci siamo trovati per una live session a Milano, in Warner. Quando ci siamo accorti che il pezzo era potenzialmente forte non solo per gli altri ma anche per noi, ci siamo detti: “Perché non lo facciamo noi?”. Ci siamo anche visti durante alcuni concerti a fine estate ed è stato bello. Ci manca molto, speriamo di rivederci presto.

E invece i Rovere, che compaiono in Instagrammare, come li avete coinvolti?

[LF] Non ci siamo trovati di persona perché la canzone è nata in pieno lockdown. Avevamo bisogno di spensieratezza, un pezzo un po’ più leggero dopo il lockdown, e credo che ci siamo riusciti. Ci siamo divertiti molto.

Legno - Un Altro Album - intervista - 2

Mi è piaciuta l’idea di far uscire il disco fisico di Un Altro Album insieme a un fumetto originale. Mi raccontate di più su questo progetto?

[LT] Il fumetto è nato perché ci hanno sempre detto che sembriamo un po’ due supereroi. Entrambi amiamo molto i fumetti. Volevamo anche dare un valore al disco fisico, che si sta un po’ perdendo. Quindi abbiamo voluto dargli qualcosa in più: ci siamo inventati questo progetto insieme al fumettista Niccolò Storai e a Francesca Del Sala. Chissà che un domani non ci siano anche altri episodi.

Per via di questa impostazione da fumetto, trovo che la copertina dell’album richiami molto lo stile di quelle degli 883. D’altra parte, un verso di Instagrammare recita: “Sei andata in fissa per Pezzali e gli anni ‘90”. Per voi quella stagione mitica del pop italiano cosa rappresenta?

[LF] Rappresenta i nostri ascolti, i nostri maestri che oggi mettiamo nei nostri testi, citandoli. Siamo grati per quello che ci hanno lasciato: è un bagaglio musicale veramente grande, per tutti. Cerchiamo di farli ascoltare anche a queste nuove generazioni che magari non sono così attente su questi personaggi. Noi siamo cresciuti con gli 883, con Venditti, con Loredana Bertè…

Il fattore nostalgia per gli anni ’90 lo ritroviamo anche in I Goal di Weah, che nel testo contiene moltissimi riferimenti alla “pop culture” di quel decennio. Come mai avete “ceduto” alla tentazione di fare il pezzo nostalgico su quel decennio?

[LT] Ci siamo legati al calcio degli anni ’90 perché era un calcio più vero, più genuino, con meno fronzoli. Abbiamo voluto raccontare anche il Festivalbar, o i film di quell’epoca: quelli di Pozzetto, di Banfi, di Verdone, con la loro comicità così semplice. Volevamo raccontare quel periodo, che è stato bellissimo in tutti i campi.

Avete detto: “In questi due anni abbiamo visto, attraverso i messaggi che riceviamo e i concerti, quella che è stata la nostra piccola crescita”. Il progetto Legno è sicuramente cresciuto molto in fretta e in poco tempo. Come vi immaginate il futuro?

[LT] La nostra fortuna è che non ci siamo mai immaginati niente. Abbiamo fatto canzoni perché ci andava di farle. Noi avevamo pubblicato appena tre canzoni e abbiamo visto che c’era un seguito. Così abbiamo trovato una piccola agenzia di booking per fare qualche concerto: dopo venti giorni ci hanno richiamati e avevamo un tour di trenta date. Quindi questa è la nostra forza, che non vorrei “sciupare” aspettandomi qualcosa in particolare, perché probabilmente rovinerei la bellezza di quello che ci arriva ogni giorno.

Ascolta Un Altro Album dei Legno in streaming

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