Interviste

Chiara Galiazzo: «Voglio essere contenta. Facendomi capire dagli altri» – Intervista

Chiara Galiazzo ha da poco pubblicato “Gravity”, un duetto con l’artista inglese Leo Stannard. Una collaborazione particolarmente apprezzata dal suo pubblico

Autore Giovanni Ferrari
  • Il15 Gennaio 2018
Chiara Galiazzo: «Voglio essere contenta. Facendomi capire dagli altri» – Intervista

Chiara Galiazzo

Poco meno di un anno fa è uscito il suo terzo album in studio Nessun Posto È Casa Mia, un disco dalle sonorità delicate, prodotto da Mauro Pagani. Ora Chiara Galiazzo sta lavorando su un nuovo progetto e, per allietare l’attesa dei suoi tanti fan, ha pubblicato da poco un duetto con il cantante inglese Leo Stannard.

Il brano in questione è Gravity, una canzone che è già uscita sia nella solo version di Stannard che in un suo duetto con Frances. Abbiamo incontrato Chiara Galiazzo, per parlare di questa nuova esperienza.



Come hai conosciuto Leo Stannard? Come è stato il vostro incontro?

Conoscevo già Leo grazie a delle playlist di Spotify! Gravity era una delle canzoni che ascoltava spesso mia sorella, e quando c’è stata la possibilità di incontrarlo perché stava cercando una cantante italiana con cui duettare proprio sulla canzone che avevo ascoltato milioni di volte, non ho avuto dubbi. Per un po’ ci siamo sentiti sui vari social o al telefono, poi quando sono volata a Londra c’è stata subito grande intesa: lui è simpatico e molto genuino. Sono caratteristiche che quando devo collaborare con un artista apprezzo molto.

E l’idea di collaborare insieme? Da chi è partita?

Diciamo che è stata più una condivisione. Io c’ero perché conoscevo già bene lui artisticamente, e lui e il suo staff volevano farsi conoscere meglio in Italia. Abbiamo preso un’opportunità entrambi che è arrivata al momento giusto.

Non è la prima volta che ti approcci a un brano dal sapore internazionale. Cosa apprezzi della musica inglese?

Mi piace la musica inglese perché è libera. Puoi farci quello che vuoi, non ci sono poi tanti schemi nel farla e non è un caso che spesso sia proprio la musica in inglese a rivoluzionare tutto quello che viene dopo. Mi piace anche perché dà molta importanza al suono delle parole e credo sia proprio l’importanza del suono che mi ha spinto prima di tutto a voler fare la cantante.

Questo brano è un semplice esperimento oppure è testimonianza di un nuovo percorso artistico che vuoi intraprendere?

Credo che i percorsi artistici si creino anche facendo esperimenti e alla fine la somma delle cose che volevi fare diventano il tuo percorso e acquistano un senso. Prima di parlare di percorsi però, io sono in quel periodo della vita in cui voglio sperimentare e fare tutto ciò che mi piace. Fare cose che mi entusiasmano mi ha sempre portato fortuna. In ogni caso il mio gusto mi porta spesso e volentieri verso le canzoni in inglese.



 

Stai lavorando a un nuovo progetto di inediti?

Sto lavorando a un nuovo progetto e sono consapevole che dovrò lavorare moltissimo. Diciamo che sto cercando di individuare quella via in cui riesco ad essere contenta io facendomi capire meglio anche dagli altri.

Lo scorso anno hai portato a Sanremo un brano difficile da comprendere al primo ascolto, ma che poi ha conquistato anche i più critici. Hai visto il cast di quest’anno? Fai il tifo per qualcuno?

Ho visto il cast, non posso fare il tifo finché non sento le canzoni perché poi alla fine sono loro la cosa più importante di Sanremo. Poi, finita quella settimana, è un’altra storia.

Una curiosità: sui social hai raccontato che ora vuoi farti chiamare “Chiara Galiazzo” e non più “Chiara”. È un ritorno al passato? Come mai questa scelta?

In realtà sono anni che ci penso, inizialmente me lo sono tolto perché il suono ‘ Galiazzo’ non mi piaceva troppo. Ora semplicemente mi sentivo pronta per rimettermelo, anche per dare un segno di cambiamento. Ho deciso di comunicarlo sui social perché ultimamente ho iniziato a usarli in modo molto più consapevole e il contatto diretto che tramite i social ho con le persone è spesso un confronto preziosissimo.



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