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Diodato e “Così speciale”: «Invoco il miracolo ma non so proprio a chi chiederlo»

Esce oggi il nuovo album prodotto dal premio Grammy Tommaso Colliva. Abbiamo incontrato il cantautore che ci ha raccontato qual è, secondo lui, il modo migliore per trovare l’ordine nel caos e perché non è tornato al Festival di Sanremo

Autore Silvia Danielli
  • Il24 Marzo 2023
Diodato e “Così speciale”: «Invoco il miracolo ma non so proprio a chi chiederlo»

Diodato, foto di A. Albi

Profondo, acuto e comunque mai supponente. Diodato è un artista più unico che raro. Rimasto tale anche dopo il travolgente successo di Fai rumore, post-vittoria al festival di Sanremo 2020. Il brano cantato dai balconi (sembra impossibile a pensarci oggi) diventato simbolo della speranza in un periodo che tutti vorremmo dimenticare. Oggi Antonio Diodato torna con Così speciale, il suo nuovo album, prodotto e remixato con il premio Grammy Tommaso Colliva e masterizzato da Giovanni Versari.

Dieci brani che passano dall’intimità di piano-voce agli arrangiamenti corposi con l’orchestra, alla sperimentazione elettronica di Che casino. Molti registrati in presa diretta. «Un brano dove do un’immagine diversa rispetto a quella a cui è abituato il mio pubblico», spiega lui.

Così speciale parte con Ci vorrebbe un miracolo, ispirata ai giorni del lockdown ma scritta più di un anno fa. «Ho visto tanto caos in questi ultimi anni», ci racconta Diodato nello studio di registrazione a Milano dove ci sta facendo ascoltare il nuovo album. «E ho capito che raramente si ha la sensazione che qualcuno ti tenda la mano per salvarti. Invoco al miracolo e si potrebbe pensare a una divinità. Ma lo sottolineo: io non so a chi chiederlo».

Diodato: «L’unico modo per trovare un po’ di speranza è interagire tra di noi»

E poi prosegue: «Con tutti i fatti di cronaca che stanno capitando. Credo che l’unico modo per trovare un po’ di speranza sia interagire tra noi. Dobbiamo essere noi in primis a farlo perché la società sta diventando un centro caotico e non fa altro che costruire confini inutili e dannosi».

Intanto in questi anni Antonio Diodato ha provato a vivere più esperienze possibili e a fare diversi incontri. «Tutto ciò mi ha portato moltissime emozioni. E così sono nate queste canzoni, questi fiori». Fiori che si possono vedere anche nella copertina disegnata da Paolo De Francesco e ispirata all’opera Flowers dell’artista giapponese Tetsumi Kudo.

Fiori come Ormai non c’eri che tu, una delle tracce più belle dell’album. «Parte da esperienza personale e molto intima che porta spesso ad avere delle ferite e a provare risentimento. Lo scrivere canzoni su temi così però mi ha portato a vedere le cose in modo diverso. A cogliere aspetti diversi della storia. C’è sempre un filo di verità che ha portato due persone a mischiarsi. La musica mi ha portato a sublimare queste cose. Parte da ambiente intimo e poi diventa enorme. Rispecchia l’idea che ho che certi sentimenti viaggino oltre noi».

In Con gli occhiali da sole, invece, Diodato racconta, in modo piuttosto leggero, il tema della precarietà con versi come “mia madre è preoccupata mi dice che non sa che fine farò a stare da solo in questa città”. «Questa canzone è una fotografia della mia vita ma anche di moltissime persone che conosco. Io ho fatto delle scelte nella mia vita in cui non mi pento ma ci sono momenti in cui senti addosso sguardi e aspettative di persone che ti vorrebbero vedere un po’ più stabile».

«Ho scelto di vivere in balia delle onde. Oggi tutto va a una velocità impressionante, ti ritrovi spesso a vivere su frequenze diverse se entri in quel vortice. Hai la sensazione di non essere mai abbastanza. Io non riesco a essere presente se non ho qualcosa da dire e la conferma viene dai social dove divento presente quando sono in tour perché con tante persone attorno mi viene naturale raccontare di più».

Qualcuno gli chiede infatti perché non si sia presentato per l’ultimo festival di Sanremo. «Non riuscirei a essere presente se non ho nulla da dire. Il clima che permea la nostra società è sempre quello di non essere mai abbastanza. Ma per fortuna io ho i miei momenti in cui riesco a respirare».

Il lavoro con Tommaso Colliva

Come è andato il lavoro con Tommaso Colliva, con cui aveva già collaborato per l’album Che vita meravigliosa? «Benissimo. Ovviamente per me è fondamentale avere un ottimo rapporto umano di fiducia come partenza. Io sono entrato in studio già con le idee chiare e sono obiettivamente un rompicoglioni. Anche Tommaso è decisamente certosino nel suo lavoro ma abbiamo imparato a sapere come prenderci. Anche i musicisti hanno messo davvero tanto del loro. Io cerco di dare loro massima libertà, per esempio, per fare un nome, quando lavoro con Fabio Rondanini cerco di spingerlo a sperimentare il più possibile. La mia idea è che poi i brani cambino veste live».

E dal vivo Diodato tornerà presto: il 15 aprile sarà al club Hall a Padova, il 20 aprile all’Alcatraz a Milano, il 22 aprile al Teatro della Concordia di Torino, il 27 aprile all’Estragon a Bologna. Una parentesi anche all’estero: l’ 11 maggio al Clamores di Madrid, il 18 maggio al Maschinenhaus di Berlino, il 20 maggio al Café de la Danse di Parigi, il 26 maggio al club Bitterzoet di Amsterdam, il 27 maggio a Praga presso Palàc Akropolis. Il 27 luglio Diodato sarà a Roma, alla Cavea Auditorium Parco della Musica, dopo lo spostamento della data inizialmente prevista il 29 aprile all’Atlantico club.

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