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Il senso di Francesca Michielin per il “FEAT”

Esce domani, anche in questo momento difficile, il nuovo album di Francesca Michielin. Perché lei ha sempre dato importanza a collaborazioni e distanze

Autore Silvia Danielli
  • Il12 Marzo 2020
Il senso di Francesca Michielin per il “FEAT”

Francesca Michielin, foto di Roberto Graziano Moro

Sono 4 anni almeno che Francesca Michielin ci racconta che “non c’è nessun grado di separazione”. “Nessun grado di separazione – Nessun tipo di esitazione – Non c’è più nessuna divisione – tra di noi – Siamo una sola direzione in questo universo” cantava nel singolo che portò al Festival di Sanremo nel 2016 e che probabilmente fece conoscere l’artista di Bassano del Grappa al grande pubblico. Almeno a quello che non l’aveva già seguita nella sua avventura a X Factor nel 2011 terminata con la vittoria.

Francesca è sensibile da tempo al significato delle relazioni e dei contatti a distanza. Prima che tutti quanti fossimo costretti a pensarci, perché confinati in casa per cercare di non diffondere il Coronavirus. Il nuovo album della cantante veneta che ha scelto di far uscire –  comunque – domani, venerdì 13, si intitola Feat (Stato di Natura) e raccoglie praticamente tutte le migliori collaborazioni che si possano immaginare in questo momento.

Ci sono i Måneskin nella prima traccia STATO DI NATURA, prossimo singolo in radio sempre da domani. Presenti Fabri Fibra in MONOLOCALE, Shiva in GANGE, Charlie Charles che ha prodotto CHEYENNE (scritta da Mahmood) ovvero i tre brani già sentiti nelle scorse settimane.

E poi: Gemitaiz (SPOSERÒ UN ALBERO), Elisa e Dardust alla produzione (YO NO TENGO NADA), i Coma_Cose (RISERVA NATURALE), Fred de Palma e la produzione di Takagi&Ketra (ACQUA E SAPONE scritta da Tommaso Paradiso), Max Gazzè (LA VIE ENSEMBLE), Carl Brave (STAR TREK, di cui ha curato anche la produzione), e Giorgio Poi che duetta e ha anche scritto LEONI.

Feat (Stato di Natura) è un album estremamente vario, certo per le citate collaborazioni ma anche per i generi affrontati si va dal rock ad accenni di dub e reggae e persino di bossa nova e jazz. Dove Francesca cerca di risolvere un suo conflitto interiore: quello tra il desiderio di natura e la voglia di buttarsi nella giungla metropolitana. Il 20 settembre Francesca lo presenterà live al Carroponte di Milano.

E di sicuro è un lavoro che sarà in grado di risollevarvi l’animo.

Tra l’altro la cantante venticinquenne ha anticipato i tempi dei concerti in streaming presentando Urban Orchestral Set alle Officine Meccaniche andato in diretta sulla sua pagina Facebook il 27 febbraio e Milano Multietnica Set, alla Triennale di Milano il 5 marzo e ora disponibile su RaiPlay.

La sentiamo al telefono dalla sua casa milanese e la prima scontata domanda è: come stai trascorrendo queste giornate?

A parte fare un po’ di promozione, cerco di guardare qualche bel film e qualche serie, leggo, studio e lavoro. L’altro giorno ho girato un video così in casa: lo vedrete tra un po’ di tempo, quello per il singolo che esce domani, STATO DI NATURA feat. Måneskin.

A proposito di STATO DI NATURA nella musica fai un riferimento esplicito ai Rage Against The Machine.

La produzione del brano è stata affidata a Tommaso Colliva che se ne intende giusto un attimo di rock (ha vinto un Grammy grazie alla produzione dell’album Drones dei Muse, ndr). Amo fin dall’infanzia i Rage, anche in SPOSERÒ UN ALBERO faccio un riferimento al cantante, Zack de la Rocha, quando canto “le corde del basso sono i rasta del cantante delle medie che mi piaceva un sacco”. Per questo sono contentissima di questo cross-over, che ha una struttura anche molto complessa.

Anche il testo di quel brano è molto importante, è una denuncia della violenza anche verbale a cui assistiamo quotidianamente. Ti è capitato di ricevere degli apprezzamenti che in realtà erano molto fastidiosi quasi dannosi?

Ho iniziato a farmi conoscere come cantante molto presto, a soli 16 anni. È naturale che il mio corpo e il mio aspetto siano cambiati parecchio. Da ragazzina sono diventata adulta, sono finita sotto la lente d’ingrandimento e ho ricevuto anche molte critiche. Ora ho imparato veramente a fregarmene ma ci ho sofferto parecchio.

Dall’esterno sembra che tu abbia acquisito molta più sicurezza rispetto al passato: è così?

Certo. Comprendo l’importanza di sentirsi liberi nell’essere se stessi. E ho capito che ognuno deve rapportarsi col cibo come crede perché è una questione molto intima. Per questo non voglio mai postare foto di cibi.

La canzone con i Coma_Cose s’intitola RISERVA NATURALE: tu ne hai una personale?

Certo, sono i miei amici e sono fondamentali. A loro faccio ascoltare i miei brani e mi faccio consigliare. Per esempio ho una amica fashion designer e le sottopongo i miei outfit. Con alcuni parlo di politica, con altri di ambiente o biologia. Sono tutti diversi e tutti mi aiutano a tenere i piedi per terra.

Ci sono davvero tanti brani che regalano una sensazione di gioia, di tranquillità nel senso di coolness, per esempio STAR TREK.

È il brano preferito anche di mio papà! È nata una sera in cui ero in pizzeria con dei miei amici brasiliani. Mi è venuta in mente una melodia e ho chiesto a loro se mi potevano aggiungere un ritmo di bossa nova. Mi hanno aiutato con la chitarra, perché io suono il basso e il pianoforte, ma lì non sono preparata. Quando sono arrivata a casa ho dovuto scriverla. In un altro momento ancora abbiamo aggiunto anche del jazz e i classici ottoni di Carl Brave ed è nato un pezzo davvero vario!

Pensi di essere riuscita a risolvere il tuo contrasto principale tra la voglia di tornare verso la natura, casa tua in Veneto, e continuare a esplorare la città ovvero Milano?  

Adesso sì. Entrambi questi desideri continuano a vivere in me e credo sia giusto così. Certo, non in questo preciso momento.

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PAOLOOO