Gianni Morandi: «Quando nell’88 vidi Jovanotti al n. 1 in classifica dissi: “Chi c… è?”»
Il cantante ha presentato alla stampa il singolo scritto da Lorenzo e prodotto da Rick Rubin: uno dei ritorni più inaspettati di questo inizio di estate
L’Allegria: un pezzo scritto da Jovanotti, prodotto da Rick Rubin e interpretato da Gianni Morandi. Senza dubbio uno dei ritorni più sorprendenti di inizio estate 2021, insieme a quello di un’altra istituzione della musica italiana: Orietta Berti con Fedez e Achille Lauro in Mille, altro brano in odore di tormentone estivo. È la prova che per certi artisti nostrani il tempo non passa mai?
La genesi de L’Allegria
Oggi, lunedì 21 giugno, nel verde di Parco Lambro a Milano, Gianni Morandi ha presentato alla stampa il suo nuovo singolo, che è già fra i più trasmessi dalle radio italiane. «Avevo chiesto a Lorenzo sei o sette mesi fa: “È da un po’ che non incido, perché non mi scrivi una canzone?”», ha raccontato il cantante. «Poi è passato un po’ di tempo, come tutti stavo sempre chiuso in casa. I miei concerti a Bologna erano fermi da un anno. Un giorno mi succede questo incidente, all’inizio credevo che fosse una stupidaggine. Sono caduto dentro una buca di un metro, dove butto dei rami per bruciarli. Era rimasto fuori un pezzo di legno verde e cercavo di spingerlo dentro ma non andava giù. La seconda volta che spingo, volo dentro. Alla fine aggrappandomi a un ramo sono uscito e mi sono buttato sul prato. Poi mi hanno portato all’ospedale».
E ha continuato: «Tornato a casa sono iniziati i problemi, perché non avevo più l’assistenza di medici e infermiere. Poi mi ha chiamato di nuovo Lorenzo. Mi manda il pezzo, la produzione era già fatta da lui e da Rick Rubin. Lo abbiamo subito registrato a Milano. In poco tempo è venuta fuori questa canzone che mi piace molto, mi dà energia, mi ha anche risvegliato fisicamente».
Gianni Morandi non esagera: lunedì 7 giugno erano insieme al Pinaxa Studio di Milano e venerdì 11 giugno il brano era già disponibile su tutte le piattaforme e in tutte le radio. «La giornata in studio è stata divertentissima», ricorda Jovanotti, intervenuto in videochiamata durante la presentazione. «Entrambi veniamo da un anno di chiusura e di difficoltà, come tutti. Quando ho sentito la tua voce uscire dalle casse in studio è stato un momento di immensa gratitudine. Io non avevo dubbi sulla tua forza, ma partecipare a questo spettacolo è davvero bellissimo. Abbiamo appena cominciato!». La pre-produzione era stata fatta fra lo studio Shangri-La di Rubin in California e il Karakorum di Cortona.
Gianni Morandi e Jovanotti
Jovanotti e Morandi si sono conosciuti nel primo show di Fiorello su Rai1, quando in tre cantarono Ragazzo Fortunato. Nell’estate del 2019, poi, Morandi è stato ospite al Jova Beach Party di Marina di Cerveteri e insieme hanno dato vita ad un momento di show unico sul palco.
«Mi viene in mente la prima volta che ho sentito parlare di Jovanotti», ricorda Morandi. «Nel 1988 feci un disco con Lucio Dalla (il celebre Dalla/Morandi, ndr), che fu un grandissimo successo. Io e Lucio eravamo gasati, erano i tempi in cui uscivano dalla casa discografica 10, 15mila copie al giorno. Così siamo andati a vedere la classifica del venerdì e il n. 1 era Jovanotti. “Chi cazzo è?”, dico io con Lucio. Abbiamo detto: “Mah, sarà uno di quelli lì di Cecchetto”. La settimana dopo era primo di nuovo lui… È un artista che mi piace, mi sorprende. Punta a cose sempre più grandi, forti, imprevedibili».
E anticipa: «È una cosa bellissima poter cambiare. A volte ti va bene e a volte male, certo. Un altro che ama queste cose è Lorenzo. Mi ha già proposto un’altra canzone! Mi ha mandato una ballata molto bella».
L’eterno ritorno dei singoli
«Con una ritmica come questa, con dei fraseggi come questi mi sembra una canzone un po’ diversa da tutte le altre mie, anche se sul ritornello forse mi ricorda i tempi di Andavo a Cento all’Ora. Infatti Lorenzo ha montato la canzone su un mio video televisivo, e ha proprio lo stesso beat!», ha osservato Gianni Morandi.
Quando gli si chiede un pensiero sulla ritrovata centralità dei singoli a discapito degli album, dice: «Si ritorna alle canzoni, com’era allora. Ogni due o tre mesi usciva un singolo, poi se ne faceva un altro. L’album era una raccolta di singoli. Poi negli anni ’70 cambiarono le cose: Mogol e Battisti cominciarono a scrivere degli album precisi, tematici. Oggi si torna alla canzone: ne mandi fuori una alla volta. Poi stanno arrivando tantissimi artisti giovani, che smuovono centinaia di migliaia di persone tramite i social. Io ho un figlio che si è buttato nel rap e tramite lui ho conosciuto un sacco di gente: Ernia, Rkomi, Capo Plaza… C’è un momento di trasformazione, di cambiamento totale. Non so quanto noi “dinosauri” possiamo ancora resistere».