«Canto la bellezza degli italiani»: intervista a Daniele Stefani
Daniele Stefani si rimette in gioco dopo aver girovagato per gran parte del mondo, e per farlo, da buon romantico, è tornato con un nuovo singolo, “Italiani”, con colui che ha creduto in lui per primo, il produttore Giuliano Boursier
Tornare in una veste “3.0” a distanza di 16 anni dal debutto non deve essere semplice. I motivi possono essere molteplici, si può rischiare di passare completamente inosservati o allo stesso tempo essere guardati con un filo di tristezza o compassione, proprio perché l’industria discografica non ha memoria, contano solo i risultati. Daniele Stefani si rimette in gioco dopo aver girovagato per gran parte del mondo, e per farlo, da buon romantico, è tornato con un nuovo singolo, Italiani, con colui che ha creduto in lui per primo, il produttore Giuliano Boursier.
Quando è nata la voglia di rimetterti in gioco?
Non è mai passata, ho solo deciso di farlo fuori dal mio paese e con nuove esperienze e sfide artistiche importanti. Non credo che mesi di repliche di Cats, duetti con artisti internazionali (come Curiosity Killed the Cats e Alberto Plaza), piazze piene di gente in Polonia e Canada, teatri e festival in Cile possano essere motivo di tristezza, ma è certo che oggi il “curriculum” conta meno dei numeri ed è un peccato.
Questo è il periodo storico in cui talent e YouTube la fanno da padroni. Il tuo ritorno ha previsto logiche e strategie per essere il più possibile “mainstream” utilizzando anche i canali promozionali che vanno maggiormente?
Sì, viviamo in un momento storico in cui talent e web hanno preso più importanza della classica gavetta, fatta di sudore e cantine. Questo però non significa che non esista uno spazio diverso: è solo meno visibile. Noi artisti e produttori possiamo fare tutte le strategie mainstream che vogliamo ma alla fine sono i media a decidere se dare uno spazio promozionale o no. I cantautori pop di oggi alla Dalla o alla Baglioni fanno più fatica. Io mi colloco in questa fascia di cantautorato con la massima umiltà e rispetto per i nostri giganti che in questi anni all’estero mi hanno riempito di orgoglio, facendomi sentire più italiano anche grazie ai loro capolavori – come quelli di scultori, pittori, chef, stilisti e di tutte le eccellenze italiane.
E arriviamo al tuo nuovo lavoro, Italiani: un singolo dal titolo “facile” che per tua ammissione racconta tante cose. Le tue esperienze all’estero hanno cambiato il tuo modo di scrivere?
Hanno cambiato la mia vita, quindi inevitabilmente la scrittura. C’è un cambio soprattutto nei testi. Ho sentito il bisogno di raccontare quadri emozionali e stati d’animo diversi, dettati da esperienze di vita forti. Stare per mesi lontano da tutti e da tutto, ripartendo da zero dall’altra parte del mondo e costruirsi una vera e propria realtà da soli, senza le persone più care intorno a te, è indubbiamente qualcosa che ti segna nel profondo. Ci sono stati anche momenti di sconforto, ma è stata un’esperienza fondamentale, di cui avevo bisogno e che rifarei. Per scrivere e raccontarsi bisogna vivere. Ho vissuto l’italianità all’estero, ho sentito e respirato l’amore che il mondo prova per il nostro popolo. Sono fiero di essere italiano, seppur consapevole dei nostri limiti e difetti. In questo brano vediamo il bianco e il nero degli italiani, i nostri luoghi comuni, le nostre abitudini e la nostre contraddizioni. Non è un’immagine negativa di noi ma una visione ampia di ciò che siamo. Credo sia il brano perfetto per iniziare a raccontare la mia storia.
Se oggi chi legge Billboard ti scopre per la prima volta, convincilo che valga la pena, terminata la lettura di quest’intervista, di andare ad ascoltare la tua musica.
Sono un musicista. Suono e canto da quando ho 5 anni. Ho girato il mondo grazie a questo e ho una tremenda voglia di condividerlo con voi. Siate curiosi. Andate a spulciare nel mio passato, nelle mie canzoni, nelle esperienze musicali vissute qui e all’estero. Da lì si possono capire tante cose, quanta gavetta c’è dietro, quanta determinazione e quanta vita. Essere un artista significa essere consapevoli di non poter piacere a tutti ma anche di poter avere un filo emotivo diretto con una parte del pubblico. È lì che vi aspetto, a braccia aperte. Quest’estate, nelle piazze, parte Italiani Tour.