“Lucio Dalla”: la biografia che racchiude tutte le versioni del cantautore
Due grandi giornalisti, Ernesto Assante e Gino Castaldo, raccontano il cantautore bolognese in un volume edito da Mondadori. Ne parliamo con Assante.
Oggi ricorre il cinquantesimo anniversario di una canzone importantissima, 4/3/1943, che il grande e compianto cantautore bolognese Lucio Dalla presentò proprio sul palco dell’Ariston. La omaggiamo parlando di un libro: Lucio Dalla, per l’appunto. Di sicuro questo volume scritto a quattro mani da Ernesto Assante e Gino Castaldo vi accompagnerà nella storia personale e pubblica di un grandissimo della musica. Peraltro questa è da annoverarsi come la prima grande biografia, ricca di aneddoti e raccontata senza quella fastidiosa enfasi in cui spesso cade questo tipo di prodotti editoriali.
L’intervista ad Ernesto Assante
Se mi permetti, partirei da un’impressione che mi sono fatto di Lucio Dalla come artista e persona, leggendo il vostro libro. Mi affascinano le dinamiche opposte e contrarie che convivevano in Lucio. Dall’aspetto irsuto e denigrato all’inizio, si trasforma nel tempo in raffinatissimo cantore amato da tutti. Dalla era sofisticato e popolare al tempo stesso. Una prova nella vita privata: un’elegante barca a vela che chiamò Catarro. Un esempio musicale: Futura, che alterna momenti struggenti a un canto quasi collerico. Ecco, Dalla era tante cose…
Hai davvero ragione. Quello che i lettori scopriranno attraverso le pagine di questo libro è che non c’era un solo Dalla ma una quantità industriale! La straordinaria varietà di accenti di toni di variazioni e di emozioni che troviamo nelle sue canzoni era presente anche nella sua vita privata. Nel caso di Lucio Dalla, canzoni e vita sono mediate in una maniera intima, profonda, particolare.
Pensiamo nella sorpresa di comprendere tutta la sua prima parte di esistenza che fu dura e difficile, animata da una caparbietà infinita. C’è un senso di rivincita che è una chiave di volta per comprendere la prima parte di questa biografia, ma anche per capire al meglio la seconda parte della sua vita. Lui “piccolo, brutto e peloso”, destinato al fallimento, invece si afferma con le proprie forze: impara a suonare divinamente il clarinetto, suona il pianoforte in una settimana e a cantare. Insomma, dimostra a tutti le sue doti e il suo talento. Anzi, di essere un genio, e lo fa in tutte le occasioni.
Questo è incredibile. Come accade con la celeberrima trilogia di album, che rimangono un capolavoro nella sua totalità. Pensate che dopo questo exploit lui addirittura abbandona la canzone. Si cimenta anche in altre forme come l’opera moderna, e si trasforma in un puro e raffinatissimo intellettuale. Dalla è davvero un caso unico in Italia e, oserei dire, nel mondo.
Dalla tra Caruso e LSD
Perché il volume parte con un’introduzione dedicata a Dalla nella camera d’albergo del Grand Hotel Excelsior di Sorrento dove Caruso aveva passato gli ultimi giorni della sua vita nel 1921?
Questa partenza del libro l’abbiamo decisa all’unisono. Quel momento a nostro avviso arriva nella fase conclusiva del Dalla cantante e cantautore, anche se poi arriveranno ancora produzioni leggendarie – basti pensare a Henna. Ma con Caruso è come se raggiungesse una vetta dove confluiscono la tradizione, un testo bellissimo e una grande popolarità. Caruso è certamente un pezzo “tradizionale”, ma pensa comunque al suo inizio, con quelle note di synth e piano. Parla di solitudine e di un amore mai raggiunto, è una summa, ma anche la fine di un ciclo.
Nel volume, oltre a raccontare con dettagli e puntualità la vita artistica e privata di Lucio, indugia su alcuni particolari poco conosciuti al grande pubblico. Come il fatto che Lucio Dalla fece uscire nel 1966 (prima addirittura dei Beatles) una canzone dedicata all’LSD, che voi definite letteralmente “un deliberato delirio vocale”.
Sì, questo è un altro esempio di un Dalla che non ti aspetteresti di conoscere. Lui amava provare tutto e cercare di conoscere tutto il possibile. Premetto – per non essere frainteso – che Lucio non era un frequentatore delle droghe, nemmeno un uomo di eccessi, oltretutto. Però era curioso, non parlava mai di un contesto senza averlo conosciuto, e con L.S.D. arriva addirittura un minuto prima dei Beatles! Tutto questo ci fa capire come Dalla fosse sintonizzato con il presente di allora. A nostra memoria è l’unico brano che parla di LSD e non lo fa ispirandosi a Timothy Leary, non parla e predica di questa droga ma prova a tradurne il significato in puro linguaggio musicale. Questo gesto è pura avanguardia, se ci pensi. E non sarà l’unica volta che Dalla terrà questo approccio coraggioso.
Lucio Dalla e Sanremo
Siamo in pieno Festival: che rapporto aveva Lucio Dalla con Sanremo?
Molto conflittuale. Sia all’inizio che dopo, l’unico momento “tranquillo” fu probabilmente quella sua prima apparizione con Pafff… Bum. La canzone non ebbe un particolare successo, ma quell’evento fu il suggello ufficiale dell’esistenza nel panorama della canzone italiana di Dalla. Comunque io mi ricordo la sua performance a Sanremo, Pafff… Bum fu una ventata giovanile di beat nel panorama statico e sonnolento di quell’Italia. Peccato che non strinse autentica amicizia con gli Yardbirds (che erano in coppia con lui in gara, ndr), immagina che cosa sarebbe venuto fuori da una mutua collaborazione! Dopo quell’esperienza il rapporto fu più turbolento. L’anno seguente, con Bisogna Saper Perdere, fu segnato più dalla morte di Tenco che dal concorso…
Ecco, a proposito di Luigi Tenco, nel libro si evince che per Lucio Dalla quella tragica notte in albergo rimane un buco nero, lui rifiutò negli anni di parlarne.
Perché il rapporto di Tenco con la canzone era speculare a quello che aveva Dalla. Il fatto che Tenco si uccide per quella canzone – stando così come sappiamo noi i fatti – colpisce profondamente Lucio. E il fatto che lui, come tutti gli altri artisti, abbia poi cantato il giorno dopo il triste evento lo ha turbato per molto tempo. Tutto da quel momento cambiò per Dalla, e prova ne fu la canzone che nel 1971 presentò sul palco del Festival, ovvero 4/3/1943. Una canzone potentissima e lontanissima dalle precedenti sue produzioni. Io peraltro teorizzo che una canzone come Tu Non Mi Basti Mai sia un atto d’amore non per una persona, ma per la musica, un’altra prova del legame tra Dalla e Tenco.
Facciamo un gioco. Anzi due, dimmi tre personaggi che davvero hanno segnato il percorso artistico di Dalla
Te ne dico quattro: De Gregori, un rapporto di amicizia molto stretto che si rinnovò sempre negli anni, al di là dell’aneddoto che fu lui stesso a spingere Lucio a scrivere da solo. Patrizio Roversi, senza di lui probabilmente non ci sarebbe Dalla. E poi due amici. Uno fu Ron, vero compagno e amico sempre, fece conoscere il rock americano a Dalla. E poi Marco Alemanno, perché nella fase conclusiva della vita di Dalla diventerà una figura costante e fondamentale nella sua vita artistica.
4 brani per scoprire il cantautore bolognese
E infine, per un neofita della discografia di Dalla, scegli i primi quattro brani per iniziare una essential playlist.
Tu Non Mi Basti Mai, secondo me chi non ama quella canzone ha qualche problema (ride, ndr).
Henna, canzone modernissima, fantastica.
L’ultima Luna, se pensiamo al testo noterete tutta la visionarietà di Patrizio Roversi. E in questo caso c’è anche una esplicita citazione del rock USA – ecco il “tocco” di Ron – con i Fleetwood Mac.
Caruso, nonostante non sia la mia canzone preferita, ne comprendo la potenza e la perfezione. Quando la senti capisci che ha segnato per sempre la storia della canzone italiana.
E se dovessi consigliare degli album, beh, quella trilogia tra il 1977 e il 1980 (Com’è Profondo il Mare, Lucio Dalla e Dalla, ndr) è tremendamente bella e fondamentale non solo per comprendere Lucio Dalla, ma gran parte della nostra tradizione.