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Ricchi e Poveri: «Cantiamo ancora “Mamma Maria”, ma non rinunciamo al rock»

Per l’uscita di Reunion, che racchiude 21 tracce storiche dei Ricchi e Poveri, abbiamo intervistato il gruppo, che ritrova Marina Occhiena

Autore Piergiorgio Pardo
  • Il26 Febbraio 2021
Ricchi e Poveri: «Cantiamo ancora “Mamma Maria”, ma non rinunciamo al rock»

RIcchi e Poveri / fonte: Instagram

Esce oggi Reunion, un doppio celebrativo della carriera dei Ricchi e Poveri, gruppo italiano che ha venduto più dischi in assoluto insieme ai Pooh. Per l’occasione ritorna con loro Marina Occhiena, e c’è anche un cameo di José Feliciano. Non potevamo non farci travolgere dalla loro simpatia.

L’intervista ai Ricchi e Poveri

Parliamo subito di musica. Gli arrangiamenti della vostra reunion sono stati curati da Lucio Fabbri, storico membro della PFM e arrangiatore per De André, Claudio Rocchi, Finardi, Mengoni, Simone Cristicchi, giusto per fare i primi nomi che mi vengono in mente. Lucio ha dichiarato in una intervista che la prima cosa che gli avete detto entrando in studio era che «volevate fare un disco rock». Confermate?

Angela: Sì. Noi siamo nati rock. Pensa che quando ci hanno proposto La prima cosa bella, sulle prime eravamo perplessi, ci sembrava troppo lenta, troppo pop. Poi ovviamente l’abbiamo amata da morire, ma era solo per dirti che venivamo da un mondo diverso, tanto che, proprio per via di questo nostro background non ci arrivava il potenziale del pezzo.

Infatti come radici del vostro impasto vocale citate la West Coast dei Mama’s & Papa’s, di Crosby, Stills, Nash & Young, giusto?

Franco: Noi praticamente abbiamo vissuto la west coast, dai Beach Boys, ai  Mama’s & Papa’s a Crosby, Stills, Nash & Young. Abbiamo studiato il modo di concepire gli arrangiamenti vocali di questi artisti, li abbiamo fatti nostri e il nostro stile è nato praticamente da lì.

Vi occupate voi stessi degli arrangiamenti vocali?

Angelo: Sì, certamente in collaborazione con gli arrangiatori che scrivono per noi. Nel caso di questo disco Lucio Fabbri ha curato l’armonia nel suo insieme, facendo in modo che l’impasto vocale e quello strumentale combaciassero nel modo migliore.

Angela: In studio ci ha lasciati liberi di creare, improvvisare, cantare nel nostro inglese fasullo fino a trovare la situazione creativa migliore e ha capito le nostre potenzialità che magari erano diverse da quelle che aveva finora sentito su disco.

Il ritorno di Marina

Come avete vissuto artisticamente il ritorno di Marina? Lo chiedo a tutti, visto che siete insieme, se mi promettete di non litigare.

Marina: È stato molto emozionante per me, come puoi immaginare. Avevo tanti ricordi, tante emozioni. Penso che per loro sia stata anche un’occasione di innovazione, perché le quattro voci consentono possibilità diverse dall’arrangiamento a tre.

Angela: Con quattro voci fai delle cose meravigliose, puoi aprire gli accordi, arricchire le armonizzazioni.

Per coprire i voicing di un accordo voi avete a disposizione 4 diversi registri vocali, vi va di spiegarli ai nostri lettori?

Marina: Sì siamo un basso, un bariton-tenore, un contralto-mezzo soprano e un soprano. L’impasto delle voci è sempre stata un po’ la nostra peculiarità.

Operazione nostalgia o attualità?

Franco: Le canzoni sono state attualizzate, pur mantenendo intatta la loro essenza, la loro identità, che è quella riconoscibile dal pubblico e merita di non essere stravolta.

Angelo: Noi abbiamo sempre vissuto l’attualità musicale.

A proposito di attualità, in questo disco un momento particolarmente al passo con i tempi è la cover di Everlasting Love dei Love Affair, che però fu anche il vostro primo singolo nel 1968. Va bene se parliamo di ritorno al futuro?

Angelo: Sì, è stato prodotto da Matteo Cantaluppi, che è secondo noi uno dei migliori produttori di pop italiano attualmente sulla scena e ci piace moltissimo il modo in cui ha fatto brillare la canzone e la spinta dance che ha voluto dargli.

Ricchi e Poveri in stile Hanna Barbera

Il video riprende un po’ la grafica di Hanna Barbera, come è nata l’idea?

Angela: È un video cartoon. Ci siamo noi, rappresentati come quattro ragazzi un po’ folli, molto rock’n’roll appunto, che partono dalla loro Genova, a bordo di una decapottabile per girare il mondo a suon di musica. È una idea del nostro produttore Danilo Mancuso e di due ragazzi del suo staff, Alessandro Cavaliere e Gabriele Caverzan, un illustratore giovanissimo.

Il viaggio vi ha portato fino ai festeggiamenti del cinquantesimo compleanno di Che Sarà, la canzone che avete portato al successo insieme al grande José Feliciano. Come è stato averlo nell’album in occasione di questa reunion?

Marina: Come se il tempo non fosse mai passato. Come hai detto tu, questa è una festa, e non potevamo non invitarlo e nemmeno lui se lo è fatto dire due volte.

A sentirvi parlare mi viene in mente che è un anno che festeggiate: l’anno scorso eravate a Sanremo con Carlo Conti, quest’anno addirittura una prima serata di RAI 1 con voi come mattatori. Vi ho trovati in gran forma, anche vocale.

Angelo: Merito soprattutto della squadra che ha lavorato allo spettacolo, all’orchestra, sono stati tutti dei professionisti meravigliosi.

Beh, neanche voi avete fatto una piega. Si vede che avete studiato canto parecchio

Angela: Ahaha sì, a parte che io e Marina ci siamo incontrate in una scuola di canto… Però ti dico una cosa: a usare la voce si impara soprattutto cantando il più possibile perché il corpo impara da solo quali sono le cose più giuste da fare. Ci hai sentito cantare in lingua russa?

Sì certo, e voi avete visto lo spettacolo della Tv Russa Ciao 2020, che è stato uno degli eventi più ad alto grado di hipsteria delle vacanze di Natale?

Angela: Quale, quello dei bambini?

Angelo: Ma no, quello di Capodanno.

Franco: Sì lo abbiamo visto, fondamentalmente si ispiravano a noi e a come eravamo negli anni Ottanta. I Russi ci vedono così. Amano la nostra allegria, il fatto che veniamo da una terra col mare.

Angela: Siamo stati tra i primi ad andare fino a lì, era un periodo in cui per loro era quasi vietato ascoltare la musica che veniva da America ed Europa, noi eravamo tra i pochi che il regime lasciasse entrare, ai nostri concerti c’erano delle folle incredibili.

Prendersi troppo sul serio

La vostra allegria, ma anche la vostra autoironia, sono dei tratti caratterizzanti che avete portato anche in Teatro e nella Commedia Musicale. Oggi non vi sembra che si prendano tutti un po’ troppo su serio?

Angela: Sul palco siamo come ci vedi nella vita, siamo noi stessi: ridiamo, cantiamo, ci abbracciamo, litighiamo…

Franco: Noi siamo sempre stati solari, facciamo Mamma Maria e va benissimo così. Poi ci sono anche quelli impostati, quelli col messaggio…

Beh, Fabrizio De André era uno col messaggio, era di Genova come voi, ma non mi sembra si prendesse così sul serio…

Angelo: No affatto, veniva fuori più impostato nelle interviste, ma era un caciarone peggio di noi.

Progetti per il futuro? Un bel tour internazionale ci starebbe?

Angela: Viviamo benissimo la magia di questo momento, senza programmare nulla. Quando si potrà, se si potrà arriverà anche questo.

Che sarà… sarà… insomma.

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