Adele in “30” ci racconta tutti i drammi della vita come solo lei sa fare
Torna la regina delle ballad e dei grandi sentimenti umani con l’attesissimo album che uscirà venerdì. Lo abbiamo ascoltato in anteprima
Un album corposo e ricco. Di sfumature e stratificazioni di suoni. Di grandi sentimenti epici, ovviamente. Che passano dal dolore dell’abbandono all’amore per il figlio fino alla riscoperta di sé. Sono passati 6 anni da 25 e ce ne sono voluti ben 3 di lavoro prima che Adele desse alle stampe il suo 30, che uscirà venerdì 19 novembre. Il primo per Sony Music, dopo anni con XL Records.
Il racconto che sembra salire sulle montagne russe delle sensazioni per il divorzio con il marito Simone Konecki, ma non solo. Perché descrive anche un rapporto non facile con il padre in To Be Loved (all’origine dei suoi problemi nelle relazioni, come ha spiegato ad Oprah) e il senso di colpa verso il figlio Angelo per non avergli potuto assicurare il rapporto d’amore sereno tra i genitori come lei aveva sempre sognato. 30 è un vero e proprio monumento all’epicità del pop inglese che da Elton John in giù ha visto parecchi rappresentanti. Ovviamente non tutti ai livelli di Adele.
30, un album che ha confermato le nostre aspettative
Lo abbiamo ascoltato in anteprima settimana scorsa e ha confermato le aspettative. Ci sono alcune novità e dovevano esserci per forza per permettere ad Adele di rimanere in cima alle classifiche e di mantenere i suoi record (l’ultimo è stato quello di singolo più ascoltato al debutto in un giorno sulle piattaforme streaming per Easy On Me, con più di 340 milioni di streams). Per esempio, la presenza di alcuni brani up-tempo, quasi ballabili, come Cry Your Heart Out o Oh My God.
Altre canzoni, invece, godono di un tocco vintage ed estremamente cool, regalato da produttori d’eccellenza nelle retrovie di alcuni dei progetti più interessanti di questi ultimi anni. Parliamo di Inflo, produttore e polistrumentista, già con Little Simz e con Michael Kiwanuka e di Ludwig Göransson, multistrumentista svedese che ha collaborato con Childish Gambino e ha scritto la colonna sonora del film Black Panther. Loro si aggiungono ai collaboratori di sempre Greg Kurstin, Max Martin, Shellback e al talentuoso multistrumentista, cantautore Tobias Jesso Junior. Talvolta riescono a rendere anche un pianoforte decisamente minimal come quello di Hold On (Inflo in questo caso) l’accompagnamento perfetto per vivisezionare il dolore.
Adele, una voce davvero unica che sa raggiungere diverse tonalità espressive
Naturalmente ritroviamo molte ballad nel suo stile classico, dove crogiolarsi è dolce in questo mare (di dolore). Perfette – occorre dirlo – anche per accompagnare il Natale, come la prima traccia in apertura, Strangers By Nature, che parte con una classica tastiera Fender Rhodes e si apre con archi che sembrano scintillare. E dove Adele ribadisce da principio una verità inconfutabile: la sua voce che raggiunge così tante tonalità espressive è davvero unica.
E dopo il singolone dei record Easy On Me, troviamo My Little Love, il brano ovviamente dedicato al figlio Angelo che vi compare anche. Una ballad piacevole e onirica, dove anche i cori sembrano di angioletti, mentre la voce di Adele canta: “My little love, I see your eyes widen like an ocean/ When you look at me so full of my emotions”.
Dopo i già citati episodi up-tempo Cry Your Heart Out e Oh My God, ai quali si aggiunge Can I Get It, Adele torna alla ballad con I Drink Wine dove par omaggiare l’Elton John più classico degli anni ’80 e sembra quasi toccare il fondo. “I would rather stay home on my own / Drink it all away”, “preferirei stare a casa tutto il giorno/ bevendo tutto il tempo”, canta con sincerità disarmante.
Adele canta anche con il pianista jazz Erroll Garner, morto dieci anni prima che lei nascesse, in All Night Parking che viene definito “interludio”. Dopo la già citata e potente Hold On e dopo il brano dedicato al padre, To Be Loved, Adele torna a ricordarci che Love Is A Game, l’amore è un gioco.
Vi torna con gli archi spumeggianti simili a quelli iniziali. Perfetti per accompagnare la trama di un film, che poi in fondo è un po’ quello della nostra vita. Un gioco, a volte crudele e ingannevole. Altre, puro e luminoso. Come le canzoni di Adele.